Il Pessoa di Tabucchi «muore» al Piccolo

Il Pessoa di Tabucchi «muore» al Piccolo Gli «ultimi tre giorni» del poeta degli eteronimi diventa uno spettacolo teatrale di Dettori, Puggelli, Strehler Il Pessoa di Tabucchi «muore» al Piccolo E II Secolo attacca: «Basta con le profilassi ideologiche, era un fascista» ^1 MILANO r 11 RE giorni d'agonia. Un lungo monologo con i propri eteronimi. Un delirio finale ■»• I per abbandonarsi ai fantasmi della mente. Così Antonio Tabucchi ha immaginato Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa, nel libricino uscito da Sellerie Ora, a distanza di due anni, questa storia estrema diventa uno spettacolo teatrale di Giancarlo Dettori, Lamberto Puggelli, Giorgio Strehler, che sarà in scena da venerdì al Piccolo. Mentre // secolo d'Italia spara sul Teatro milanese («che gronda ancora di didascalismo brechtiano») e sulla «fuorviarne interpretazione» che Tabucchi ha sempre dato di Pessoa, riducendone l'energia fascista. Sul palcoscenico del Piccolo ci sarà un solo attore, Dettori, a rivestire di volta in volta i panni dello scrittore portoghese morente, e dei suoi eteronimi in visita all'ospedale Sao Luis dos Franceses, cambiandosi d'abito, di pensieri, di de- stini. Un'idea molto bella per sottolineare anche drammaturgicamente la solitudine di un personaggio. Tabucchi, appassionato conoscitore della letteratura portoghese, è da lunghi anni sulle tracce dello scrittore che pubblicò in vita solo una plaquette (una storia esoterica del Portogallo) e conobbe un solo amore, la dattilografa Ophélia Queiroz. Forse salirà in scena anche lui al Piccolo di Milano, domenica, per partecipare al gioco di teatralità e foiba pessoiane, seduto in un angolo a raccogliere il coraggio di calcare il palco e leggere qualche riga. Anche lui s'incarnerà nell'ombra degli eteronimi? «Direi che il rapporto è ribaltato. Forse è Pessoa che si sente un eteronimo di Tabucchi - ci dice lo scrittore toscano -. Perché l'ho recuperato a uno statuto letterario. L'ho fatto diventare personaggio con questo mio libro, con questo spettacolo. Non è più un personaggio della letteratura, ma dell'immaginario romanzesco del ventesimo secolo». L'operazione di Tabucchi su Pessoa è più complessa di un semplice omaggio. Si descrive con tenerezza e passione la morte di un artista. «E' una riflessione sul lasciare testamenti. Pessoa, morendo, tramanda volontà e parole, come ac- cadeva nei testamenti medievali». Ma soprattutto Tabucchi cerca di salvare il suo amato Pessoa, l'uomo dalle molteplici dimensioni, da derive e misconoscimenti. «Non vorrei che fosse scambiato per un personaggio da baraccone. Pessoa deve essere letto in un contesto culturale, quello del primo Novecento, che comprende anche Pirandello, Machado e Unamuno. Se lo si estrae come un molare dalle inquietudini artistiche e storiche, ci resta in mano solo un dente, e nient'altro di quello che apparteneva alla sua bocca». Ma le possibilità di arruolamenti, di interpretazioni, nel mare de¬ gli inediti sono infinite. E l'articolo di Mario Bernardi Guardi sul Secolo d'Italia ne è una riprova. Il quotidiano staffila Tabucchi (con la «sua pretesa inconfessata di essere il più intrigante degli eteronimi di Pessoa»), accusandolo di aver sottoposto Pessoa alla solita operazione di «profilassi» svolta nei confronti di Marinetti, Pound, Celine, Drieu e tutti gli altri. Ovvero Pessoa era fascista, «aristocratico, reazionario, conservatore, nazionalista, teorico della dittatura militare». Se uno lo esalta come scrittore, non dovrebbe poi distogliere lo sguardo o turarsi Ù naso di fronte alla sua ideologia politica. Ber¬ nardi Guardi consiglia, anche, per ristabilire la verità sul poeta degli eteronimi, di andare a leggersi gli Scritti di sociologia e teoria politica raccolti da Brunello Da Cusatis per il Settimo Sigillo. «Non conosco l'estensore dell'articolo né il professor De Cusatis - replica Tabucchi con ironia -. Consiglierei comunque a chi ha scritto l'articolo di studiarsi il portoghese, cosa che si può fare all'università di Milano, Pisa, Padova, Siena, alla Sapienza di Roma, Perugia, Bari, Napoli, e forse in altre facoltà che ora non ricordo. Dopodiché gli consiglierei di frequentare la Biblioteca Nazionale di Lisbona, e leggere gli oltre diecimila manoscritti conservati nel Fondo Pessoa come abbiamo fatto tutti noi pessoiani, studiando anche le poesie antisalazariste. Poi potrà scrivere un saggio su Pessoa dal suo punto di vista, perché tutti i punti di vista sono interessanti». Bruno Venta voli Fernando Pessoa