L'arabesco liberty scaccia la metafìsica di Gianni Vattimo

~1 FIGLIO DELLA FILOSOFIA L'arabesco liberty scaccia la metafìsica p RIMA di essere il poema sinfonico di Richard Strauss, Così parlò Zarathustra è un'opera della maturità di Nietzsche, uscita nelle sue quattro parti tra il 1883 e il 1885. Il fatto che Strauss l'abbia presa come «programma» di una delle sue più note composizioni rappresenta forse un momento non marginale della fortuna del testo nietzschiano. L'opera di Strauss nasce nel momento in cui la recezione di Nietzsche è principalmente estetico-letteraria: in Italia, se ne interessò in quegli anni D'Annunzio; e nei primi decenni del nostro secolo furono variamente influenzati da Nietzsche scrittori e artisti simbolisti, decadenti, espressionisti. Se l'interpretazione di un testo del passato deve tener conto, come insegna Gadamer, della sua «storia degli effetti», cioè delle letture che ne sono state date e attraverso le quali si è definita l'immagine che ne è giunta a noi, allora non si può non domandarsi che senso possa avere, per chi oggi legge Nietzsche, anche il poema sinfonico di Strauss. Intanto, un simile riferimento può essere utile per bilanciare la tendenza, affermatasi a partire dagli Anni Trenta e divenuta dominante negli ultimi decenni con la pubblicazione degli studi nietzschiani di Heidegger, a leggere Nietzsche come un grande pensatore metafisico, da confrontare in qualche modo con Platone e Aristotele. Che egli abbia potuto fornire ispirazione a un musicista, e a un musicista come Strauss, deve far riflettere, sembra, anche sugli esiti «estetici» della sua filosofia, sulla sua disponibilità a incontrarsi con lo spirito del simbolismo e del liberty, prima ancora che con caspe I spiri I berti quello dell'avanguardia espressionista. Insomma: possibile che le luci corrusche che, anche se non senza qualche consapevolezza ironica, percorrono lo Zarathustra nietzschiano (che dev'essere l'annunciatore di un rovesciamento di tutte le tavole di valori, dominate fino ad oggi dall'opposizione tra bene e male predicata per la prima volta, pensa Nietzsche, proprio dal mitico profeta persiano), possono poi sciogliersi in una musica, certo anch'essa piena di rutilante vitalità ma sostanzialmente alquanto «gastronomica», come quella del poema di Strauss? L'anima decadente del simbolismo e del liberty è una erede «legittima» di Zarathustra? Si dovrebbe esser cauti nel respingere con disdegno questa ipotesi. Nietzsche, del resto, proprio negli ultimi anni della sua vita cosciente, fu un ammiratore dell'operetta e contrappose la luminosità della Carmen bizetiana agli esiti grevi, moralistici, «cristiani», di Wagner, di cui era stato in gioventù amico e ammiratore. Se, come si può ritenere con qualche buona ragione, l'esito del rovesciamento di tutti i valori che Nietzsche volle inaugurare non può essere, anche per lui, che un esito estetico (un modello che non può dar luogo a un ordine politico, per esempio; e di cui si fa esperienza, in qualche modo, solo nell'arte), allora forse gli è più fedele l'arabesco del liberty con le sue inesprimibili profondità simboliste, piuttosto che la troppo esplicita tensione rivoluzionaria dell'espressionismo e di tutta l'avanguardia. Gianni Vattimo mo

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