Superpippo, tutto come prima

Superpippo, tulio come prima Superpippo, tulio come prima Operato per 10 minuti: pronto a tornare BAUDO IN OSPEDALE RHO (Milano) DAL NOSTRO INVIATO Complimenti Pippo, tutto come prima. Si sveglia, nel suo pigiama rosso cardinalizio, sul letto della camera 37, fa appena in tempo ad aprire un occhio e chiede: «Che ore sono?». Come fa in tivù, quando comincia a lavorare. La signora Rosa Meliaci è lì fuori in corridoio che non sta nella pelle, «c'è Katia? C'è anche Katia, madonnamia, vieni qua che c'è anche Katia», e il caposala Enrico Monferrini distribuisce i primi sorrisi, tanto adesso i cronisti sono solo due e sembrano pure gentili. Il bello verrà dopo. E' venuto Tony Dallara, memoria di un tempo che fu, quando a Sanremo bastava un'ugola e un violino. Ah, sono le undici, Pippo, ben svegliato. Solo per lui il tempo non passa mai. Dieci minuti sotto i ferri, alle nove del mattino, per rimettere a nuovo le corde vocali, e due ore dopo vorrebbe già tornare a lavorare: «Mi fa un po' male parlare, mi brucia. Mi sa che dovrò saltare questo sabato. E forse anche il prossimo, perché me 10 ordinano i medici. Io mi sento pronto a tornare. Il fatto è che vorrei, ma non posso». Beh, oggi ci si può riposare. La signora Rosa Meliaci guida l'avanguardia di «quelli che un autografo per mia figlia che gli vuole tanto bene», poi verranno tutti gli altri, gli infermieri e i pazienti, in strana processione, con pigiama e pantofole strascicando i piedi, e poi i parenti dei pazienti e poi gli amici dei pazienti. E anche Gabibbo e quelli di Striscia la notizia, alle cinque della sera, fermi al cancello con un grande striscione: «Pippo torna presto. Striscia t'aspetta». Le veline e Enrico Salvi, che spiega: «Gli portiamo i nostri auguri sinceri. Prima si rimette a posto, prima siamo pronti a...». Gesto con le mani: mazzate, mazzate. A bastonarlo? «Nooo. Dai, ragazzi. E' una missione di pace. L'importante è che guarisca. Poi, quando una persona guarisce tutto torna come prima. E meno male, no?». E meno male, sì. Niente paura, però, è già tutto come prima. Alle 11 Pippo si sveglia, e chiede i giornali, appoggiando i gomiti sul letto: «Che cosa dicono?». Poi sbircia i primi telegrammi, Frizzi, Gigi Sabani, Mara Venier, Raiuno, I fatti vostri, Corrado. Alle 11,30 Katia Ricciarelli esce in pasto ai giornalisti con frasi come «So che siete tanto bravi e che gli volete tanto bene». C'è la solita Rosa Meliaci che va in deliquio: «Modesta, che modesta che è lei, signora». Accanto a Katia c'è pure il dottor Giovenale Bottini, sindaco di Sanremo, che spiega di quale operazione s'è trattato: «Decorticazione cordale, si chiama così. Gli hanno tolto il rivestimento delle corde vocali. Fra un po' la mucosa si riformerà. E' un intervento semplicissimo, 15 minuti, non di più. E' un guaio che capita spesso ai cantanti». Quando finiscono di parlare, è mezzogiorno. E comincia il festival, all'ospedale di Rho ?u, al quinto piano, reparto otorinolaringoiatria, davanti alla camera numero 37. Arrivano i fiori. Le lettere. La prima, la portano tre ragazze di Rho, Pinuccia, Laura e Piera: «Caro Pippo, chi ti attacca non capisce niente perché tu sei troppo intelligente». Katia mangia un panino, e Pippo sorseggia un tè. E arrivano i paparazzi, arrivano le tivù, tutti a far ressa davanti alla camera numero 37. Arrivano anche i carabinieri: «Ehi, anche voi le pagate le tasse. Vi sembra giusto che dobbiamo perder tempo con voi qui così?». Ci sono i ragazzini che hanno bigiato da scuola. Gli infermieri che vanno su e giù e sbirciano nei corridoi. Rosa Meliaci che prenderà il premio fedeltà e non si muove da qui: «Anche mio marito è stato operato dal professor Spartà. Aveva un brutto tumore». Gesto scaramantico di Katia. «Tutto bene. Stia tranquilla, signora. Prima mi hanno intervistato i giornalisti, mi chiamo Rosa Meliaci. Gliel'ho detto, a loro, che mia figlia ha pianto». Ci sono pazienti e infermieri che rincorrono i medici. «Dottoressa, sta andando via?». «Sì». «C'era qui la signora che voleva conoscere Pippo Baudo». «Impossibile». Ci sono quelli che stanno male davvero che protestano e chiedono silenzio. Ogni tanto, un fioraio, un fattorino. Rose bian¬ che da Armani. Maresciallo, davanti alla porta, con il telefonino: «Mascioli alla compagnia. Qua la situazione ora è tranquilla. Solo che si prevede l'arrivo di Gabibbo. Se viene quello sono guai». Riesce Katia Ricciarelli: «Pippo oggi non può incontrarvi. Spero capiate che non è una cattiveria. E' proprio così. Fino a domani alle 10. Allora, con le proprie gambe si metterà lì e dirà tutto quello che volete». Tg5: «Qualche complicazione?». Katia: «Nessuna complicazione. Solo che i medici non vogliono che lui oggi si affatichi». Appare Domenico Spartà, il professore che ha operato Baudo. Conferma: «Va tutto bene. Ma domani starà ancora meglio e potrà parlarvi». Pippo prima dell'intervento diceva: «Sono stanco. Sono provato da sei giorni di grande fatiche e polemiche. Ma sono tranquillo. Con Spartà siamo amici dai tem¬ pi di scuola. Ci si fida degli amici». Il fatto è che oggi sono tutti amici. Si infila uno tra i giornalisti, stringe la mano a Katia Ricciarelli: «Piacere, Ricanè. Sono un ammiratore di suo marito. Tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?». Una signora con maglione rosso: «Le faccio i complimenti. Stia su col morale. Le lascio il biglietto da visita di mia figlia». E persino quelli di Striscia sono degli amici, oggi Quando arriva il Gabibbo, giù al portone, con una telecamera dietro e lo striscione, la gente si schiaccia alle finestre. Mentre Salvi sparge miele: «Di fronte alla salute tutto passa in secondo, terzo, quarto piano». Cronista spiritoso: «Lui è ricoverato al quinto». Ecco, perfetto, fa Salvi: «In quinto piano». Saluti dalle corsie. Pierangelo Sa pegno

Luoghi citati: Milano, Rho, Sanremo