Luna di miele fatale in Nepal
luna di miele fatale in Nepal Venezia: barista di 31 anni si è sentito male al rientro dal viaggio di nozze luna di miele fatale in Nepal Morso da un cane, muore di rabbia VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Matrimonio a metà gennaio. Viaggio di nozze subito dopo, in Nepal. Doveva essere una vacanza indimenticabile, condita di esotismo e di avventura, quella di Daniele Schiavon, 31 anni, cameriere al caffè Lavena di piazza San Marco, e della moglie Deborah Papette, 25 anni, commessa in un negozio di vetri a pochi metri dal locale dove lavorava il marito. Invece, a distanza di un mese, la tragedia. Daniele è morto, dopo una fulminante agonia, per una grave forma di encefalite rabbica. Era stato morso da un cucciolo di cane proprio all'inizio del viaggio di nozze. Aveva cercato di accarezzare l'animale, ma quello si era impaurito, addentandogli un pollice. Una cosa da niente, aveva pensato in quel momento Daniele. Era andato comunque da un medico del luogo, il quale lo aveva tranquillizzato, limitandosi a chiedergli se prima di partire gli fosse stato somministrato il vaccino antitetanico. Al ragazzo occorreva, piuttosto, il siero antirabbico: il medico nepalese lo aveva invece liquidato senza praticargli alcuna iniezione, neanche a titolo precauzionale. Concluso il viaggio, in quel Paese affascinante, scelto apposta per conoscere uno dei luoghi sacri della religione buddista, i due sposi fanno rientro a Venezia. E tornano ai rispettivi lavori. Ma dopo qualche giorno, venerdì scorso, i primi sintomi della malattia. Daniele si sveglia con la febbre alta, più di 39. Non riesce a trovare una spiegazione, e comunque, col passare delle ore, la temperatura scende. Il giorno dopo gli resta, però, un dolore alla gola: il ragazzo non riesce a deglutire, neppure un bicchier d'acqua. Va a farsi visitare al pronto soccorso del Lido, l'isola dove abita con la giovane moglie, provvisoriamente in casa di amici, in attesa che sia pronto il loro appartamento. La situazione clinica appare subito grave al medico di guardia, che forse ha intuito qualcosa. Il cameriere viene ricovera¬ to, prima all'ospedale del Lido, poi al Civile, l'ospedale più attrezzato della città, infine all'isola delle Grazie, dove c'è il reparto di malattie infettive. La diagnosi è ormai inequivocabile: molto probabile che quel cagnolino avesse la rabbia e che il suo morso abbia originato la rapida agonia del cameriere. Venerdì Daniele Schiavon aveva cominciato a sentirsi male, domenica è stato ricoverato in rianimazione, morendo nella prima mattina del lunedì. La moglie Deborah e le due famiglie sono chiuse nel loro lutto. Il giudice non ha neppure disposto l'autopsia, non ritenendo che vi sia la necessità di ulteriori accertamenti sulle cause della morte. Ma secondo i familiari di Schiavon non è ancora certo che la morte del giovane sia da attribuire a encefalite rabbica perchè, dicono, i medici non si sono ancora pronunciati formalmente. Daniele Schiavon in dicembre aveva compiuto un altro viaggio «esotico», questa volta nello Sri Lanka. Aveva visitato numerosi parchi e zone forestali ed era venuto a contatto con animali di ogni tipo. Secondo i familiari potrebbe aver contratto già allora una malattia di tipo tropicale sconosciuta alla medicina italiana. A giudizio dei medici, però, i sintomi accusati dal giovane sono proprio quelli tipici della rabbia. Mario Udo
Persone citate: Daniele Schiavon, Deborah Papette, Mario Udo
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