Banderas contro Iglesias
Banderas contro Iglesias Banderas contro Iglesias Si schierano i big di cultura e spettacolo MADRID. Non sono mai stati facili, i rapporti tra cultura e potere; nemmeno in una società serenamente democratica. Nella Spagna di oggi, dove la crisi politica arriva forse a sfiorare anche il sistema, il rapporto finisce per mostrarsi ancora più difficile. E non lo taceva, ieri, Felipe Gonzàlez, nell'incontro che ha avuto con «i rappresentati della cultura spagnola», nell'antico salone del Circulo de Bellas Artes. «Sento il primo soffio dell'intolleranza», diceva Gonzàlez, leader dei socialisti, e parlava del clamoroso dissenso che in questi giorni hanno manifestato i conservatori del Partido Popular contro la dichiarazione pubblica di Antonio Banderas a favore del psoe. «Sento la prima aria dell'intolleranza, e non voglio che il mio Paese ritorni nell'ombra buia del passato». Per rispondere allo schieramento del famoso attore Banderas nelle file socialiste, il pp di Aznar ha messo in campo, proprio ieri, l'altro divo internazionale di Spagna, il cantante Julio Iglesias. Iglesias ormai vive da tempo in America, e quando viene da queste parti lo fa per acchiappare gli applausi e i soldi di qualche tournée; ma ugualmente ha fatto sapere da Miami: «Durante il mio recente e lungo soggiorno in Spagna, ho potuto avvertire il desiderio generalizzato del popolo spagnolo che si produca un cambio. Aznar è l'uomo ideale, e conta sull'appoggio di moltissimi spagnoli, e anche mio». Pareggio consumato, tutto torna a posto. Nel salone del Circulo, ieri mattino, Banderas non c'era, naturalmente; perché anche lui trova più comodo vivere ormai negli Usa. C'erano però molti altri attori, meno noti, e registi, cantanti, scrittori, disegnatori. Saranno stati duecento, da Concha Velasco a Fernando Guillén, José Luis Gómez, Coler Leon, Forges. Non c'erano poltronissime, comunque: i grandi della cultura contemporanea spagnola se n'erano rimasti a casa, forse ancora incerti sullo schieramento, ma forse critici verso il degrado etico spudoratamente messo in campo nelle file del potere socialista. Im. ci
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