Giudici in corsa, è polemica di Giovanni Bianconi

Giudici in corsa, è polemica Giudici in corsa, è polemica L'Anm: più limiti afte caruUdc^uw IL CASO CONTESTATE CROMA I risiamo. Come ad ogni avvio di campagna elettorale prende corpo il «partito dei giudici», cioè la pattuglia di magistrati pronti a correre per un seggio in Parlamento. C'è già una lista di nomi, altri ne verranno; e, puntuale, si innesca la polemica. Stavolta attizzata dal neo-ministro della Giustizia Caianiello, che avverte: secondo «un codice d'onore e di deontologia che dovrebbe essere scolpito nelle loro coscienze», i giudici che intendono candidarsi alle elezioni dovrebbero avere almeno il buon gusto di «presentarsi in un collegio quanto più possibile lontano dal luogo in cui abbiano esercitato, nell'immediato, le funzioni giudiziarie». Leggi che impongono questa regola non ce ne sono, ma secondo il ministro è bene non far nemmeno nascere il sospetto che un magistrato, col suo lavoro precedente, «abbia potuto contribuire a crearsi una piattaforma elettorale per propiziarsi i favori di qualcuno». Dall'Associazione magistrati, il «sindacato dei giudici», il presidente Nino Abbate è ancora più drastico: ci vorrebbe una legge che «vieti a chi è stato eletto di ritornare, alla scadenza del mandato, a indossare la toga». Questo per evitare che «tanti, troppi magistrati» si lascino «incantare dalle sirene della politica accettando logiche di schieramento e di appartenenza». Tra coloro che hanno presentato la domanda di aspettativa al Csm per potersi candidare proprio nella zona in cui hanno lavorato ci sono diversi magistrati napoletani. E da Napoli arriva la prima risposta a Caianiello e Abbate. Francesco Menditto, pm della pretura cir¬ condariale, probabile candidato dei Verdi, dice: «Non vedo perché i giudici non possano entrare in politica, la Costituzione non prevede che non possano candidarsi. Anzi, occorre dare a tutte le aree culturali e professionali del Paese la possibilità di partecipare alla vita politica». Sempre a Napoli, con l'Ulivo dovrebbe scendere in campo il pm Nicola Quatrano, inquirente della Tangentopoli vesuviana finito a sua volta sotto inchiesta per abuso d'ufficio e arresto illegale. Il senatore verde Luigi Manconi, in passato, ha polemizzato a lungo con i metodi di Quatrano, e oggi dichiara: «Non voglio dare un giudizio sulla persona, tantomeno mentre sta per iniziare una campagna elettorale che incentiverà il cannibalismo più efferato. Da tre anni sostengo l'opportunità di prevedere una pausa, un'interruzione di qualche anno, tra l'attività inquirente e l'ingresso dei magistrati nelle Uste elettorali. Non posso che confermare questa mia convinzione, peraltro coerente con il dettato costituzionale che già prevede, per gli appartenenti al potere giudiziario, alcuni biniti. Se non si vuole accogliere l'ipotesi della pausa, si preveda per lo meno la non eleggibilità nel distretto dove i magistrati hanno esercitato la loro attività». Su quest'ultimo punto, l'opportunità di non presentarsi dove si è lavorato nell'ultiumo periodo, sembrano tutti d'accordo. Anche gli ex magistrati che da tempo sono scesi m politica. Spiega Luciano Violante: «Dovrebbe essere un'esigenza del candidato stesso, ma pure i partiti dovrebbero capirne l'opportunità e decidere di conseguenza». E Tiziana Parenti: «E' una regola ovvia, che si potreb¬ be inserire con una legge semplicissima, un solo articolo». Ma intanto al Csm già una ventina di magistrati hanno chiesto l'aspettativa proprio nei biniti di tempo imposti a chi intende candidarsi nel proprio distretto giudiziario. Tra gli altri, il procuratore di Sciacca Carmelo Carrara e quello di Pordenone Domenico Labozzetta, il giudice catanese Roberto Centaro e l'ex collaboratore di Alfredo Biondi al ministero della Giustizia, Vincenzo Vitale, anche lui catanese. Tra i «papabili» c'è pure l'ex consigliere del Csm Elvio Passone, presidente di tribunale a Torino, che dovrebbe correre per l'Ulivo. E poi c'è l'attesa per la decisione di Filippo Mancuso, il Guardasigilli del governo Dini sfiduciato e rispedito a casa. Ma lui, nel suo formalismo, precisa: «Io appartengo alla categoria degli ex giudici, o meglio dei pensionati. La disponibilità all'agire e all'impegnarsi è un atteggiamento dell'uomo attivo. Ma l'annuncio di una candidatura spetta al gruppo che la offre, è indelicato che ne parli l'interessato». Giovanni Bianconi E il ministro: presentatevi almeno nel collegio più lontano dal luogo dove esercitate

Luoghi citati: Napoli, Pordenone, Sciacca, Torino