Le «primarie» bocciano Maroni
Dini cerca candidati comuni con il Carroccio. Bossi: corriamo da soli Dini cerca candidati comuni con il Carroccio. Bossi: corriamo da soli le «primarie» bocciano Maroni «Vittima degli estremisti» MILANO. Vale più il nome, l'alleato o il progetto? Mentre si scatena la caccia al volto noto, Umberto Bossi dà fiducia alla base, tira avanti con le sue primarie e fa spallucce persino all'ipotesi di perdere il pezzo da novanta Irene Pivetti. «Nessun nome vale più del progetto che può portare. La Lega ha un progetto e quindi non si preoccupa molto dei nomi». Ripete, il senatur, che il Carroccio correrà da solo, contando sulla forza del federalismo. «Reputo che siamo arrivati ad una fase cruciale dello scontro tra Padania e Roma». E «l'intenzione della Lega rimane quella di correre da sola - ribadisce Roberto Maroni -. Soprattutto se Dini andrà a chiudere patti di desistenza con l'Ulivo». La vicenda però risulta tutt'altro che chiusa: ai suoi più stretti collaboratori, infatti, il presidente del Consiglio ha sottolineato ancora oggi la necessità di «tenere aperta una sponda» all'interno del Carroccio e di «insistere nel confronto» soprattutto con «le persone con maggiore senso dello Stato» nel partito di Bossi. Ossia, se pare impraticabile una desistenza generalizzata, potrebbe non essere sgradita ad alcuni esponenti della Lega l'ipotesi di candidare nei collegi del Nord meno sicuri per il Carroccio «personalità indipendenti di ispirazione federalista» anti-destra. In questa rosa rientrerebbe Rivetti ma anche l'ex capogruppo leghista Pierluigi Petrilli che annuncia di non volersi più candidare per la Lega, senza escludere però candidature altrove. Contatti informali con potenziali «candidati comuni» al Nord ci sono stati in questi giorni tra dirigenti locali leghisti e uomini vicini a Dini. Sul progetto grava però l'incognita Bossi e pare fondamentale l'opera di «ponte» del presidente della Camera. Intanto la Lega «dura e pura» rischia di perdere non soltanto Pivetti. Non ci sarà infatti Bobo Ma¬ roni, bocciato alle primarie di ieri, e non ci sarà Vito Gnutti, per «motivi familiari)). Maroni dice che la bocciatura non è stata una «sorpresa» e che il risultato «era scontato: è una base di duri e puri, arrabbiati e con una visione un po' manichea della politica. Non è una sconfitta mia, ma di quello che io rappresento, cioè una componente moderata. Sono assolutamente tranquillo e sereno, la sconfitta non mi fa né caldo né freddo e non voglio fare polemiche». Rispettando la decisione, Maroni non si presenterà come candidato, e coltiva un sogno nel cassetto: dirigere L'Indipendente, di fresco abbandonato dal direttore Vimercati, troppo poco «leghista». «Mi attraggono le cose nuove, le sfide, le curiosità e se potessi scegliere tra proseguire l'attività politica o dirigere il giornale non avrei dubbi. Ma non dipende da me». Diversa la vicenda Gnutti, presidente dei deputati leghisti, ministro dell'Industria nel governo Berlusconi. La decisione di defilarsi è dovuta a motivi personali e non politici. Nelle primarie di Brescia Gnutti è stato il più votato, stesso successo ha riscosso il capogruppo a Palazzo Madama Francesco Tabladini. Trionfo anche per Antonio Marano a Varese. Come era scontato, Bossi ha fatto il pieno a Milano Centro. Uno stretto riserbo, nella Lega, protegge invece il risultato conseguito dalla Pivetti a Milano Certosa. Nessun problema poi per Francesco Speroni, presidente del Parlamento di Mantova, così come per Mario Borghezio, il più gradito a Torino. «I risultati di queste primarie - commenta soddisfatto Borghezio - dimostrano che la base ha gradito i candidati più caratterizzati nella direzione indipendentista. Insomma, i nostri militanti hanno chiaramente mostrato di volere la Lega sola alle prossime elezioni». Più o meno soli, militanti e candidati si ritrovano domenica, a San Pellegrino Terme in provincia di Bergamo. E il tema dell'Assemblea Nazionale è il miglior programma: «Soli? No. Con il popolo del Nord. Elezioni 1996: il referendum per la libertà del Nord». Ir. il Il ministro Caianiello In basso: Nicola.Quatrano A sinistra: Umberto Bossi Sopra: Roberto Maroni
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