Quella pace e soltanto finta tregua di Oreste Del Buono
G LA LETTERA DI O.d.B. Quella pace e soltanto finta tregua Gentil Signor Del Buono, duecento chili sulle spalle di un altro sono sempre pochi! Questo è il senso di un proverbio bulgaro che mi è stato citato da un mio ex collega che. in quella nazione, era vissuto negli anni tra le due guerre mondiali, e me lo sono ricordato, guardando la Tv, mentre scorrevano le colonne dei nostri mezzi militari arrancanti sulle strade ghiacciate della Bosnia. Un altro ricordo personale poi mi è apparso: l'immagine di una colonna di soldati appiedati, e fra questi c'ero anch'io, arrancante in Croazia nella neve del marzo 1942... Ugo Loi, Torino G ENT1LE Signor Loi, è vero che la Tv spesso si diverte a giocare con la nostra memoria, rimettendoci di fronte a momenti capitali dell'esistenza. Lei parla della sua colonna nella neve turbinante di quel marzo: «Dopo cinquanta chilometri di marcia in quelle condizioni, un improvviso attacco dei partigiani slavi! La reazione nostra fu così rabbiosa, e, credo, efficace che in breve tempo... sparve il nemico! Ora, una considerazione che si può fare è che, se Dio vuole, le nuove generazioni non sono state costrette a fare questi sacrifìci e, a ben giudicare, quello che ho dovuto fare io è ben poca cosa in confronto a quello che hanno dovuto fare altri soldati che hanno partecipato alla ritirata della campagna di Russia! Oltre mille chilometri sotto la neve e freddo polare, con intermezzi di at- Quelle solfinta t a pace anto regua tacchi aerei e partigiani! A queste cose pensavo quando l'annunciatrice ci ha parlato dei sacrifici finanziari che ci ha proposto il governo. Certamente avremo qualche onere in più, ma, come allude il proverbio bulgaro, è logico pensare che, se si è in una comunità, il bene comune comporta qualche sacrificio, purché non avvenga che siano solo "gli altri" a compierlo!». La ringrazio, gentile Signor Loi, di essere intervenuto con una sua opinione in questo problema della missione di pace italiana in Bosnia per cui i corrispondenti di questa rubrica non sono tutti d'accordo. Infatti, come c'è stato chi si è lamentato che l'azione fosse persino tardiva, altri l'hanno criticata come qualcosa che avremmo potuto evitarci, perché presa per far bella figura. Un rischio di incappare in altri guai. Il dilemma non concerne tanto quello che potranno fare o non fare i nostri soldati, quanto l'ambiguità di questa pace, che, già ridiscussa a Roma, parrebbe non esser mai stata considerata da chi l'ha stipulata e propagandata un'effettiva realtà. Ci sono troppe situazioni nel mondo che si proclamano di pace e non hanno ancora conosciuto un vero giorno interamente di tregua. Oreste del Buono
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