Alla deriva nello spazio il satellite italiano

11 S'indaga sulle cause: corto circuito o difetto di fabbricazione. Polemiche in Italia sui costi della missione Alla deriva nello spailo il satellite italiano Tranciato il cavo mode in Usa che lo legava allo Shuttle HOUSTON. «Broken, broken». Il cavo si è rotto. Sono le 2,30 ora italiana quando la voce di Jeff Hoffman, l'esperto di missione numero uno dello Shuttle, arriva a Houston. Gettando tutti nello sconforto, «Broken, broken». E nella sala di controllo tutti sbiancano in volto. Accanto agli scienziati e agli esperti della Nasa, dell'Asi, dell'Alenia, ci sono ancora i bicchieri con i quali avevano appena brindato al successo dell'impresa. Doveva essere una rivincita. Invece, è stata una nuova delusione. E ancora una volta il guasto si è verificato in un settore di competenza Nasa. Nel '92, era stato un bullone troppo lungo a bloccare il «guinzaglio» e a far fallire la missione del satellite italiano «Tss». Questa volta, è stato il cavo a spezzarsi. Un cavo prodigioso, in teoria. Con un diametro di appena due millimetri e mezzo, ma capace di sopportare una tensione altissima. Così, almeno, era stato provato in laboratorio. Là nello spazio, invece, è successo qualcosa di imprevisto. Cosa, lo si saprà probabilmente solo dopo l'8 marzo, quando la missione del settantacinquesimo Shuttle si sarà conclusa. Per ora, le ipotesi si sprecano. «Forse è stata una scarica» ha detto Andrew Alien, il comandante del Columbia. Non c'era corrente al momento della rottura, ma è possibile che i fui di rame che costituivano l'anima del «guinzaglio» si fossero indeboliti in precedenza. A Houston qualcuno ipotizza che la responsabilità sia di un «banalissimo» corto circuito. Ma non si può escludere neppure che si sia trattato di un difetto di fabbricazione, anche se il cavo, prodotto dall'americana Ourtland Cable di New York, era stato sottoposto ai più minuziosi controlli. La rottura potrebbe addirittura essere stata causata (ma questa sembra un'ipotesi davvero remota) da un meteorite. Casi simili si sono comunque già verificati. Quello che si può escludere, invece, è che sia stato un funzionamento accidentale delle «cesoie» a provocare la rottura. I. tecnici della Nasa avevano infatti previsto la possibilità di tagliare il «guinzaglio» in caso di incidenti. Ma questo non è avvenuto. E sembra anche esclusa la possibilità che il cavo sia fuoruscito dalle guide e quindi sia stato tranciato dagli ingranaggi. Il «guinzaglio» aveva cominciato a dipanarsi alle 21,30 circa ora italiana di domenica. Alle 23 il satellite si era già allontanato di 1600 metri e aveva prodotto una tensione elettrica di 200 volt. Tutto funzionava perfettamente. A 14 mila e 400 metri la tensione era di 3 mila volt e la corrente pari a 480 milliampere. In quel momento, l'esperimento principale del «Tethered» si poteva già dire riuscito. E' stato allora che i tecnici di Houston hanno brindato al successo della missione. Tutto è avvenuto pochi minuti dopo, alle 2 e 30, quando il satellite era a 19.200 metri dalla navicella. E' stato l'astronauta italiano Maurizio Cheli, che comandava in quel momento la manovra di rilascio, ad accorgersi per primo che la tensione del filo era caduta. Nella concitazione del momento, un altro astronauta ha urtato una telecamera e dallo Shuttle hanno perso di vista il satellite che si allontanava nello spazio. I radar lo hanno seguito per 40 chilometri, fino a che si è collocato in un'orbita ellittica con un punto basso di 319 chilometri e uno alto di 433. Per qualche istante a Houston hanno perfino pensato di muovere lo Shuttle «alla rincorsa» del satellite. Poi la manovra è stata esclusa: troppo difficile e troppo pericolosa. Adesso, il Columbia continua la sua missione, con una serie di esperimenti incentrati sulla «microgravità». Quello che resta del cavo, una decina di metri, è collocato all'interno del traliccio di 12 metri sul quale era inizial¬ mente posato il satellite. Dalla navicella lo si può vedere: appare sfilacciato e bruciacchiato. E' l'emblema di una missione sfortunata, che sta fatalmente suscitando feroci polemiche. «E' come se avessimo ricevuto un pugno in faccia» ha detto il direttore di volo della Nasa, Chuck Show. Ma quel pugno è niente in confronto alla rissa vera che si sta scatenando intornò a quel filo spezzato. A Houston è già arrivata l'eco delle interrogazioni parlamentari di Raffaele Costa (federalisti liberal-democratici), di Lorenzo Strik Lievers (riformatori) e di Antonio Parlato (An). Tutte chiedono conto del denaro speso e polemizzano con il governo, con l'Asi, con l'Alenia. L'inchiesta congiunta NasaAsi appurerà le cause dello strappo. Magari si scoprirà che le ragioni dell'incidente erano banalissime e non attribuibili né all'Agenzia spaziale italiana né all'Alenia. Ma forse sarà troppo tardi. Perché il successo di immagine di questa missione era decisivo per il futuro delle imprese spaziali italiane. In questi giorni si stanno tracciando programmi, bilanci e investimenti dei prossimi cinque anni. E lo strappo in quel guinzaglio farà «perdere per sempre» non solo il satellite «Tss», ma anche un considerevole numero di miliardi destinati alla ricerca. «Capisco l'amarezza, in particolare dei ricercatori italiani per questa conclusione», ha detto l'astronauta Umberto Guidoni. «Siamo tutti dispiaciuti - ha concluso Cheli -, ma bisogna andare avanti: 1' esperienza dei satelliti a filo non deve finire qui». CONDUTTORE DI RAME, 10 FILI, 34AWG[0,016 CM] TORSIONE A ELICA - 5 GIRI/POLLICE ISOLAMENTO, CHIARA FEP [FLUORINATED ETHYLENE PROPYLENE - RESINA ETILENICA PROPILENICA FLUORURATA] TEFLON [RESINA FLUORO CARBONICA] SPESSO 0,03 CM OUSTON. «Broken, broken». Il vo si è rotto. Sono le 2,30 ora liana quando la voce di Jeff ffman, l'esperto di missione mero uno dello Shuttle, arriva Houston. Gettando tutti nello onforto, «Broken, broken». E nella sala controllo tutti sbiancano in lto. Accanto agli scienziati e li esperti della Nasa, dell'Asi, ll'Alenia, ci sono ancora i bicieri con i quali avevano appe brindato al successo dell'imesa. Doveva essere una rivina. Invece, è stata una nuova lusione. E ancora una volta il guasto si verificato in un settore di comtenza Nasa. Nel '92, era stato bullone troppo lungo a blocre il «guinzaglio» e a far fallire missione del satellite italiano ss». Questa volta, è stato il ca a spezzarsi. Un cavo prodigio in teoria. Con un diametro di pena due millimetri e mezzo, a capace di sopportare una nsione altissima. Così, almeno, a stato provato in laboratorio. Là nello spazio, invece, è sucsso qualcosa di imprevisto. sa, lo si saprà probabilmente lo dopo l'8 marzo, quando la ssione del settantacinquesio Shuttle si sarà conclusa. Per ora, le ipotesi si sprecano. orse è stata una scarica» ha tto Andrew Alien, il comannte del Columbia. Non c'era rrente al momento della rottu ma è possibile che i fui di rae che costituivano l'anima del uinzaglio» si fossero indeboliti precedenza. A Houston qualno ipotizza che la responsabià sia di un «banalissimo» corto rcuito. Ma non si può esclude neppure che si sia trattato di n difetto di fabbricazione, ane se il cavo, prodotto dall'amecana Ourtland Cable di New ork, era stato sottoposto ai più inuziosi controlli. La rottura potrebbe addirittu essere stata causata (ma quea sembra un'ipotesi davvero mota) da un meteorite. Casi siili si sono comunque già verifiti. Quello che si può escludere, invece, è che sia stato un funzionamento accidentale delle «cesoie» a provocare la rottura. I. tecnici della Nasa avevano infatti previsto la possibilità di tagliare il «guinzaglio» in caso di incidenti. Ma questo non è avvenuto. E sembra anche esclusa la possibilità che il cavo sia fuoruscito dalle guide e quindi sia stato tranciato dagli ingranaggi. Il «guinzaglio» aveva cominciato a dipanarsi alle 21,30 circa ora italiana di domenica. Alle 23 il satellite si era già allontanato di 1600 metri e aveva prodotto una tensione elettrica di 200 volt. Tutto funzionava perfettamente. A 14 mila e 400 metri la tensione era di 3 mila volt e la corrente pari a 480 milliampere. In quel momento, l'esperimento principale del «Tethered» si poteva già dire riuscito. E' stato allora che i tecnici di Houston hanno brindato al successo della missione. Tutto è avvenuto pochi minuti dopo, alle 2 e 30, quando il satellite era a 19.200 metri dalla navicella. E' stato l'astronauta italiano Maurizio Cheli, che comandava in quel momento la manovra di rilascio, ad accorgersi per primo che la tensione del filo era caduta. Nella concitazione del momento, un altro astronauta ha urtato una telecamera e dallo Shuttle hanno perso di vista il satellite che si allontanava nello spazio. I radar lo hanno seguito per 40 chilometri, fino a che si è collocato in un'orbita ellittica con un punto basso di 319 chilometri e uno alto di 433. Per qualche istante a Houston hanno perfino pensato di muovere lo Shuttle «alla rincorsa» del satellite. Poi la manovra è stata esclusa: troppo difficile e troppo pericolosa. Adesso, il Columbia continua la sua missione, con una serie di esperimenti incentrati sulla «microgravità». Quello che resta del cavo, una decina di metri, è collocato all'interno del traliccio di 12 metri sul quale era inizial¬ mente posato il satellite. Dalla navicella lo si può vedere: appare sfilacciato e bruciacchiato. E' l'emblema di una missione sfortunata, che sta fatalmente suscitando feroci polemiche. «E' come se avessimo ricevuto un pugno in faccia» ha detto il direttore di volo della Nasa, Chuck Show. Ma quel pugno è niente in confronto alla rissa vera che si sta scatenando intornò a quel filo spezzato. A Houston è già arrivata l'eco delle interrogazioni parlamentari di Raffaele Costa (federalisti liberal-democratici), di Lorenzo Strik Lievers (riformatori) e di Antonio Parlato (An). Tutte chiedono conto del denaro speso e polemizzano con il governo, con l'Asi, con l'Alenia. L'inchiesta congiunta NasaAsi appurerà le cause dello strappo. Magari si scoprirà che le ragioni dell'incidente erano banalissime e non attribuibili né all'Agenzia spaziale italiana né all'Alenia. Ma forse sarà troppo tardi. Perché il successo di immagine di questa missione era decisivo per il futuro delle imprese spaziali italiane. In questi giorni si stanno tracciando programmi, bilanci e investimenti dei prossimi cinque anni. E lo strappo in quel guinzaglio farà «perdere per sempre» non solo il satellite «Tss», ma anche un considerevole numero di miliardi destinati alla ricerca. «Capisco l'amarezza, in particolare dei ricercatori italiani per questa conclusione», ha detto l'astronauta Umberto Guidoni. «Siamo tutti dispiaciuti - ha concluso Cheli -, ma bisogna andare avanti: 1' esperienza dei satelliti a filo non deve finire qui». CONDUTTORE DI RAME, 10 FILI, 34AWG[0,016 CM] TORSIONE A ELICA - 5 GIRI/POLLICE ISOLAMENTO, CHIARA FEP [FLUORINATED ETHYLENE PROPYLENE - RESINA ETILENICA PROPILENICA FLUORURATA] TEFLON [RESINA FLUORO CARBONICA] SPESSO 0,03 CM CALZA NOMEX RETROSCENA UN N NAUFRAGO ORBITA

Luoghi citati: Columbia, Houston, Italia, New York, Usa