La rivincita di Bobo, figlio buono

la rivincita di Bobo, figlio buono la rivincita di Bobo, figlio buono Fa la spola Italia-Tunisia per aiutare il padre B! OBO ha fatto ormai, come dice lui stesso, «i capelli bianchi»: su e giù tra l'Italia e la Tunisia, RomaHammamet-Roma decine di volte all'anno; sempre col telefonino acceso a spiegare bollettini medici, operazioni e cancrene ai giornalisti; sempre a tenere i contatti con gli avvocati; a coordinare e talvolta a subire quello sfacelo di difesa che vorrebbe essere pure politica; ad addolcire, quando è possibile, la solitudine e l'ira paterna; a confortare, se gli riesce, la madre. E a far lui stesso da padre, e da marito... Mica troppo invitante, infatti, mettersi nei panni di Bobo. Chissà se Bettino, fra tanti errori, si rende conto di questa unica fortuna, di questa immensa risorsa d'affetto che forse solo le disgrazie, a questo punto, gli consentono di apprezzare in tutto il suo valore. Chissà se riesce a capire, mettendo anche solo per un attimo da parte la malattia e la rabbia, che suo figlio ha saputo rinunciare con dignità e devozione a un bel pezzo di vita. E che continua a sacrificarsi: rendendo al padre quel che solo un figlio sa di aver ricevuto. Il tema dei sentimenti e dei legami familiari, si capisce, è sempre assai delicato, ancora di più nelle difficoltà. Dall'esterno, lo si percepisce di solito a brandelli; il pudore frena l'indagine; la curiosità spasmodica dei media s'arresta di fronte al mistero. E tuttavia, per quel poco di privato che emerge da una vicenda eminentemente pubblica, non c'è mai stato nulla, di Bobo, nessuna parola, nessuna azione, che possano essere considerate riprovevoli. Rassegnato, eppure combattivo senza militarizzarsi. Disponibile, poi, cortese, ironico e amaro. Ha contattato anche solo per curiosità la gente più strana, dal sosia pa- terno Zerbinati al direttore dell'Italia, Buttafuoco. E' andato a Linea 3 senza fare scene, anche convincente. Non è apparso irato, né si vergognava. E così si finisce per cogliere qualcosa di profondo e al tem¬ po stesso di tenero. Si ripensa a quel che Bobo diceva prima della buriana, negli anni dorati di una carriera che «dove- va» procedere in maniera inesorabile: «Non voglio - diceva - essere un peso per mio padre». Ecco, adesso, se mai di peco si può parlare, è sicuramente lui, Bobo, con questo suo nomignolo che sa tanto di culla, che se l'è caricato sulle spalle, il peso, e con la serenità premurosa di chi non ha altre strade che quella. Di chi si assume quel ruolo legato al sangue e cerca di svolgerlo, in coscienza, nel modo che ritiene più giusto e decoroso. Perché poi, anche senza imbarcarsi in diagnosi pseudoanalitiche da supermarket, non deve essere stato facile avere come padre Bettino Craxi. Perché non si cresce spensierati ereditando, con il cognome, anche troppi cortigiani e nemici. Perché in genere non si inseguono a fatica e prima del tempo modelli di successo; non si pubblica il primo brutto libro a 23 anni; non si fonda un giornale e non si va in tv a 24; non si diventa consigliere del Milan a 25, consigliere comunale (con l'aiuto del «mariuolo» Chiesa) a 26 e segretario della federazione di Milano a 27 anni per esclusivo diritto dinastico e socialismo familiare al garofano. Non ci si può, soprattutto, forzare il carattere più di tanto. Bobo era - e resta tuttora, per sua fortuna - una pei sona curiosa, mite, riflessiva, timida, conciliante. La politica, al contrario, pare inventata per gente che sa cavarsela persino dentro un tritacarne. Il disastro paterno l'ha colpito due volte: nell'immagine pubblica e nel cuore, con l'inevitabile contorno di paure, sensi di colpa, mortificazioni, lettere minatorio, insulti per strada, incursioni in casa, interviste pazzesche, cause con Funari e addirittura battibecchi con la Vanoni... Ciò nonostante, Bobo ce l'ha fatta a rimanere se stesso. Un uomo, ma anche un figlio, nel senso più intenso della parola. Ieri ispirava un po' di pena. Oggi merita rispetto: almeno di questo, in un momento difficile, Bettino può essere orgoglioso. Filippo Ceccarelli Tocca a lui addolcire le ire e la solitudine dell'ex leader A sinistra: Bobo Craxi, figlio dell'ex leader del partito socialista Qui accanto: la villa di Hammamet, rifugio di Bettino Craxi

Persone citate: Bettino Craxi, Bobo Craxi, Buttafuoco, Filippo Ceccarelli, Funari, Vanoni, Zerbinati

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Tunisia