«Farò rientrare Craxi in Italia»

Intanto a Brescia slitta al 18 marzo l'udienza per Di Pietro: Gorrini (Maa) sarà parte civile Intanto a Brescia slitta al 18 marzo l'udienza per Di Pietro: Gorrini (Maa) sarà parte civile «farò rientrare Craxi in Italia» // suo avvocato ai giudici: deve curarsi BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Sì, sto preparando la richiesta di revoca delle ordinanze di custodia cautelare perché le condizioni di salute del mio assistito in questo momento pongono un grosso problema che riguarda la sua stessa salute, la vita». Giannino Guiso, il legale di Bettino Craxi, annuncia così, ai microfoni del Gr2, la decisione di darsi da fare per far rientrare l'ex leader psi in Italia (anche se solo per fini terapeutici). Le istanze, dice l'avvocato Guiso, saranno presentate ai magistrati che hanno emesso ordini di custodia cautelare nei confronti di Craxi. Rispondendo alla domanda se Craxi vuole lasciare gli ospedali della Tunisia, Guiso ha risposto: «No, però si porranno anche delle necessità di consultare altri medici in Europa e specialisti nella materia». Intanto, a Tunisi, Craxi è stato operato l'altro ieri per la seconda volta. Lo comunica, in una nota diffusa ieri a Roma, il dottor Moncef Ben Abid, professore di ortopedia e traumatologia a Tunisi. «Il suo stato - spiega Abid - necessita ancora di cure e sorveglianza». Craxi era stato ricoverato d'urgenza venerdì nella clinica «Polyclinique Taoufik». «Le sue condizioni di salute - si legge ancora nella nota - hanno reso necessario un intervento chirurgico sotto anestesia generale. L'intervento si è svolto in buone condizioni». Da Tunisi a Brescia. Da Craxi a Di Pietro. C'è un filo, nelle indagini della procura lombarda, che lega i due. Intanto il 18 marzo inizierà l'ultima udienza preliminare contro l'imputato Di Pietro. Lo stesso giorno si chiuderà la possibilità di candidarsi alle elezioni del 21 aprile. Curiosa coincidenza per l'ex magistrato di Mani pulite che giura e rigiura di non avere intenzione di pensare alla politica. Almeno fino alla fine delle sue vicende giudiziarie. L'udienza poi slittata al 18 marzo, in realtà era stata fissata per ieri mattina. Un banale ritardo nella trascrizione delle (circa 200) intercettazioni telefoniche, ha convinto il gip Anna Di Martino a soprassedere. Decisione attesa, questa. Tanto che Di Pietro ha preferito non presentarsi in aula, primo piano del palazzo di giustizia verdolino. Al suo posto l'avvocato Massimo Dinoia. «E come volete che vada? Andrà come l'altra volta», risponde ai giornalisti, ricordando la doppia vittoria della settimana scorsa, vicende informatiche, gip Spanò. Nuovo gip, ieri. Si chiama Anna Di Martino, sul suo tavolo tutti i filoni più importanti: dai rapporti Di Pietro-Gorrini al complotto di Paolo Berlusconi e Cesare Previti. A parte l'ex ispettore Domenico De Biase nessun imputato era presente in aula. De Biase deve rispondere insieme con il suo capo Dinacci di concorso in concussione per quell'ispezione ministeriale contro l'allora magistrato più famoso d'Italia, aperta e chiusa subito dopo l'addio alla toga. «Complici» degli ispettori Berlusconi jr. e l'ex ministro Previti. Che in aula non si fanno vedere, che preferiscono - almeno per questa prima falsa partenza - farsi rappresentare dagli avvocati. Cappottone scuro e sorriso, si fa vedere in aula Giancarlo Gorrini della Maa. E' il primo grande accusatore di Di Pietro. E adesso, tramite il suo avvocato Carlo Taormina, chiede (e ottiene) di costituirsi parte civile contro Di Pietro. E' la seconda vittoria in poche settimane per l'avvocato. Dopo aver insistito per un anno, al processo Berlusconi a Milano potrà interrogare Di Pietro. Lo stesso, anche se a porte chiuse e con il filtro del gip, potrà fare in questa udienza. «Ma non ho intenzione di fare manovre malandrine», promette il legale a chi gli chiede di quella (ghiotta) opportunità. Spiega: «Non mi interessano le responsabilità di Di Pietro. Quello a cui tengo è far emergere la verità in merito alla posizione del mio assistito». Oltre a questo, nell'udienza di ieri si è parlato di riti abbreviati. Li hanno chiesti, o annunciati, i legali di Di Pietro e di De Biase. Più, per la vicenda del presunto concorso truccato a capo dei vigili, Pillitteri e Rea. Il parere di Salamone e Bonfigli su queste richieste non si conosce. Potrebbe essere in linea con il «no» detto la settimana scorsa nell'u¬ dienza preliminare in cui il giudice Spanò ha dato ragione a Di Pietro. In attesa dell'altra udienza preliminare fissata al 6 marzo, anche lì vicende informatiche, anche lì giudice è Spanò, i due pm bresciani fanno il punto sulle altre inchieste. E si ritorna a Craxi. I giudici, infatti, non escludono di preparare una nuova rogatoria internazionale con la Tunisia per chiedere all'ex segretario del psi dei tabulati con le telefonate intercettate di Di Pietro. A giugno dell'anno scorso Salamone e Bonfigli vennero bloccati poco prima di recarsi in Tunisia, per il veto arrivato dal governo nordafricano. «Non abbiamo mai capito il perché. Eravamo già pronti a partire. Era fissata la data, e pure il luogo, un albergo di Tunisi», dice Fabio Salamone, che adesso pensa ad un secondo tentativo, via rogatoria. Quello di metà giugno doveva essere un blitz, con un trasferimento dei magistrati a bordo di un aereo militare. Poi il «no» delle autorità locali. E quel mandato di cattura improvviso emesso dalla procura di Milano contro l'ex segretario socialista complicò ulteriormente le cose. I magistrati bresciani da allora vogliono sentire Craxi. «Ci è rimasto solo lui, dopo la morte del capo della polizia Parisi, per sapere di quella storia delle intercettazioni», spiega Salamone. E ricorda: «Per noi Craxi è indagato per calunnia. Sapere la sua verità ci servirebbe per conoscere anche le sue responsabilità». Fabio Potetti a» arsi Antonio Di Pietro. A destra: l'ex leader psi Bettino Craxi