«Non sono sul sentiero di guerra»

«Un accordo con Rifondazione? Sì, ma solo per riuscire a battere la destra» «Non sono sul sentiero di guerra» Il Professore: Lamberto? Un candidato con cui fare i conti LE ALLEANZE ELETTORALI R TORINO OMANO Prodi, chi sarà il .candidato alla presidenza del Consiglio? Lei o Lamberto Dini? «Non mettiamola in modo così drastico - risponde - sembrerebbe sottintendere un contrasto che non c'è». Scusi professore, ma non ha detto così a «Mixer»? «Allora veda Mixer. Io dico che si dovrà andare alle elezioni con proposte estremamente chiare di fronte all'elettorato. «Quindi, evidentemente, anche su chi dovrà coprire il ruolo di primo ministro dovrà esserci una discussione schietta prima delle elezioni. In modo che i cittadini possano scegliere tranquilli». L'ex presidente dell'lri, ieri sera è arrivato a Torino per l'incontro con i «suoi» comitati. Una riunione «calda», quasi affettuosa con botta e risposta fra lui e il pubblico, in una sala congressi della Camera di Commercio stracolma al punto da dover allestire in tutta fretta altre due aulette collegate a circuito chiuso. Nessuna «sfida», dunque, con il presidente del Consiglio che lancia in campo una nuova aggregazione politica? No. Ma questo il messaggio del professore - la scelta del premier dovrà essere limpida. In altre parole: o lui o Dini. Nessuna ri- sposta invece alle voci di patto sotterraneo tra D'Alema e il Presidente del Consiglio in carica. Quasi a sottolineare che, almeno per ora, si tratta soltanto di chiacchiere. Chiacchiere, anche la nascita di un «nuovissimo» centro politico che, oltre a quello ipotizzato da Dini, comprende Maccanico, il ppi di Gerando Bianco, repubblicani e socialisti, e che di qui al 21 aprile potrebbe creare qualche problema a «Prodi pre- mier»? Sì, per ora sono chiacchiere, risponde, perché «non c'è nessun centro fuori dall'Ulivo». Caso mai «esistono trattative che vedranno la luce nei prossimi giorni». Del resto, osserva il professore, pure Bianco e Maccanico «stanno operando per il rafforzamento del centro». Di un centro, ovviamente collegato con i comitati Prodi e con tutte le componenti dell'attuale centro-sinistra. Patti di «desistenza» nei con¬ fronti di Dini, come accadrà con Rifondazione comunista? La domanda arriva dalla platea, da un esponente dei «suoi» comitati. Prodi non ha dubbi: «No, con le forze che vorranno governare con noi, se non entreranno nell'Ulivo, non saranno possibili». Diverso con Rifondazione: «Non si tratta di un patto per governare, ma soltanto elettorale, per battere il centro-destra». Ancora: quale sarà l'atteggiamento dell'Ulivo con la Lega Nord? «Potremmo arrivare alla "desistenza", ossia a non candidare nostri uomini dove ci sono i loro, soltanto se la Lega tornerà indietro: perché in questo Paese non ci possono essere due Parlamenti». Quindi o Bossi scioglie il Parlamento di Mantova, oppure non sono possibili rapporti. Da Roma il leghista Roberto Maroni fa sapere che il centro di Dini sarà preso in considerazione dagli uomini del Carroccio soltanto se sarà autonomo dall'Ulivo: «Diversamente - precisa l'ex ministro dell'Interno - non sarebbe altro che un'operazione dell'Ulivo per togliere voti al centro-destra berlusconiano». Anche in questo caso Romano Prodi risponde indirettamente, ricordando ai cronisti e alla platea di Torino che il «centro è e resta un punto di riferimento», ma «deve scegliere tra destra e sinistra». Perché - aggiunge - il confronto elettorale che si sta avviando è una «battaglia storica», importantissima, come quella che si svolse nel 1948 tra la de, i suoi alleati e il fronte socialcomunista: «In questi ultimi decenni gli italiani non hanno mai votato su una scelta di fondo come l'attuale». Insomma, Prodi, parlando del Centro politico e sottolinenando l'importanza del voto di primavera, sembra sicuro che Lamberto Dini «correrà», comunque, a fianco dell'Ulivo. Ed è per questo che poi si sbilancia nell'affermare che non ci sono altre aggregazioni di Centro, ma soltanto quella che deciderà di affiancarsi alla sinistra, come ha già fatto Antonio Maccanico: «Una persona che capisce le cose». Risentimenti? Solo nei confronti di Mario Segni che «ha un arsenale di paracadute». C'è tuttavia chi afferma - il segretario del Cdu Rocco Buttigliene - che D'Alema si è già messo d'accordo con Dini. Ma Prodi non ci crede e si limita a definire Buttiglione «strutturalmente malizioso». Del resto aggiunge - «come fa D'Alema a dire ai suoi che il leader è Dini?». Prodi, dunque, un po' incendia e un po' getta acqua sul fuoco. A «Mixer» dice «O me o Dini», poi arrivato a Torino stempera, invitando i cronisti a non essere così drastici: «Dini è un candidato con cui si dovranno fare i conti», dice. Conti che potrebbero nascere anche dall'inchiesta giudiziaria sulla vendita della società Cirio, approvata anche da lui quand'era all'Ili. Il professore non si scompone: «Sono fiero di quella privatizzazione. La Cirio è stata pagata sino all'ultima lira». Giuseppe Sangiorgio «Un accordo con Rifondazione? Sì, ma solo per riuscire a battere la destra» «Lo ripeto: Bossi sciolga il parlamento di Mantova o non avremo nessun rapporto»

Luoghi citati: Mantova, Roma, Torino