Una lunga catena di omicidi
Una lunga catena di omicidi Una lunga catena di omicidi Caffo: «Donne disperate e sole» RETROSCENA CULLE CORPICINI straziati, corpicini lasciati a se stessi. Infanticidi e abbandoni sono in drammatico aumento. La casistica degli orrori in culla si allunga, dall'Italia ai Paesi industrializzati. «E' un fenomeno che si è rimesso in moto», lancia l'allarme il presidente di «Telefono azzurro» Ernesto Caffo. «Le mamme, perlopiù giovani e giovanissime, non riescono a elaborare quello che è il processo di maternità e non sono quindi capaci ài chiedere aiuto e assistenza». Dietro l'orrore, in molti casi, si nasconde l'assenza di un partner o la mancanza di un'adeguata rete di servizi. Nel solo '95 sono stati almeno 25 i neonati abbandonati nel nostro Paese, dei quali 13 ucciI si. Ma si tratta di stime per di- fetto. «Questi sono i dati ufficiali - spiega Caffo -, molti casi restano nascosti, soprattutto nelle aree di maggiore sofferenza sociale». Alla ribalta della cronaca arrivano alcuni episodi d'orrore, non tutti. A Cepagatti, in provincia di Pesaro, per esempio, una bambina appena partorita è stata lasciata in un campo, a Cava dei Tirreni una colf filippina ha dato alla luce una bimba nel bagno di casa, dove è morta poco dopo, a San Martino d'Agri (nei pressi di Potenza) una neonata à stata rinvenuta in una scarpata: la madre ha confessato tutto in ospedale, dopo essere stata ricoverata per un'emorragia. E l'orrore continua vicino a Verona, a Colognola ai Colli, dove una donna ha buttato il figlio in un cassonetto dei rifiuti, vicino a Pavia, a Voghera, dove un altro cadaverino è stato scopèrto tra i rifiuti, e a Torino, dove à stato il fiuto di due cani a individuare per strada un neonato di poche ore, ancora vivo, avvolto in una coperta. Sono episodi di un diffuso malessere. «Per queste ragazze e donne, il problema del futuro - di sé e del proprio bimbo - è un elemento di insopportabile angoscia», spiega Caffo. E la risposta è l'abbandono o l'infanticidio. «Attorno a queste persone c'è tanta solitudine e ci so¬ no situazioni drammatiche. In molti casi le famiglie si rifiutano di percepire i segni della gravidanza: si tratta di una rimozione psicologica, che non dipende solo da ragioni di marginalità sociale ma anche da motivi mentali e culturali». «Gli aspetti penali non bastano certo a risolvere il problema», osserva Caffo. «Queste madri sono spesso vittime di un abbandono affettivo e relazionale. Non hanno il coraggio di chiedere aiuto e non sanno dove trovarlo». Non sanno come comportarsi e con chi consigliarsi, e non sanno neanche che la presidenza del Consiglio continua la sua campagna per spiegare che una madre può far nascere un bambino senza doverlo riconoscere e consentendone così l'adozione, [r. cri.] Ernesto Caffo presidente di «Telefono Azzurro»
Persone citate: Caffo, Ernesto Caffo
Luoghi citati: Cava Dei Tirreni, Cepagatti, Colognola Ai Colli, Italia, Pavia, Pesaro, Potenza, Torino, Verona, Voghera
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