Trappola di fuoco nel vagone-letto

Trappola di fuoco nel vagone-letto Cercavano riparo dal freddo, l'incendio causato forse da una sigaretta Trappola di fuoco nel vagone-letto Due barboni muoiono carbonizzati a Napoli NAPOLI. Chissà se riusciranno a dar loro un nome, o quei poveri corpi sfigurati dal fuoco saranno condannati all'anonimato da morti cosi come lo sono stati da vivi. Sì, perchè molto probabilmente ad aver fatto una brutta fine, sabato notte nella stazione centrale di Napoli, sono stati due barboni. 0 tossicomani, o più semplicemente sbandati, comunque anime perse come quelle che, a centinaia, popolano dopo il tramonto i vagoni in cerca di riparo dal gelo dell'inverno. In un primo momento nessuno si era accorto di loro. Nemmeno i vigili del fuoco, che alle due di notte sono stati avvertiti per un incendio che stava divorando una carrozza-letto parcheggiata su un binario secondario, in attesa di essere pulita. Il vagone era avvolto dal fuoco, e quando i pompieri hanno finito il loro lavoro era completamente distrutto al suo interno. E' toccato ad un poliziotto scoprire che uno scompartimento era stato occupato da due persone rimaste intrappolate tra le fiamme. Ha visto i corpi completamente carbonizzati ed ha dato l'allarme. Le indagini della polizia per dare un nome e un cognome alle vittime non è certo facile: i cadaveri sono irriconoscibili al punto che il medico legale non è stato in grado nemmeno di definirne il sesso. Gli investigatori hanno cercato qualche testimone che potesse aiutarli a ricostruire l'incidente. Tempo perso: nessuno sa nulla. Chi ha visto è fuggito prima dell'arrivo di vigili del fuoco, perché per le anime perse che di notte popolano la stazione esistono due regole d'oro: quelle del silenzio e della sopravvivenza. In mancanza di qualsiasi certezza, i funzionari della polizia ferroviaria avanzano soltanto ipotesi. Spiegano che probabilmente quei due poveracci erano barboni colti nel sonno dall'incendio causato dal fuoco che loro stessi avevano acceso per riscaldarsi; o, peggio ancora, le fiamme potrebbero essere state provocate da un tossicomane oppure un ubriacone che, in uno scompartimento vicino, si è addormentato con la sigaretta accesa. «Ma chi può stabilire con certezza cosa sia accaduto in quel vagone? - si chiede un funzionario della questura -. L'unica ipotesi che ci sentiamo di escludere, almeno per il momento, è quella dell' incendio doloso. Per il resto, che posso dirvi? Non è la prima né l'ultima volta che due poveracci muoiono in quel modo». A due passi dalla stazione c'è un centro di accoglienza della Caritas. Qui, ogni giorno, un'ottantina di disperati può trovare il conforto di una doccia, di una visita medica e di un pasto caldo. Ma al calar della sera la porta si chiude e lascia fuori la miseria e la solitudine. Don Elvio Damoli, da pochi giorni direttore della Caritas nazionale, è stato per cinque anni il responsabile della stessa organizzazione a Napoli. «Stiamo lavorando da mesi per aprire una struttura che accolga i senzatetto anche di notte - dice -. Le Ferrovie dello Stato avevano messo a disposizione due vagoni letto, ma poi abbiamo pensato che sarebbe stato meglio trovare una soluzione migliore». Don Damoli spiega che quanto è accaduto sabato notte dimostra come sia necessario costruire in tempi rapidi un ostello notturno nella stazione di Napoli. E lancia un appello: «In passato la gente ha contribuito con grande generosità alla creazione del centro diurno. Ora chiedo a tutti i napoletani di aiutarci concretamente a realizzare questo secondo progetto: i nostri fratelli senza dimora hanno un bisogno disperato di un luogo dove poter trascorrere la notte». Fulvio Miione Un'immagine dei vagoni incendiati in cui ieri a Napoli hanno perso la vita due sconosciuti

Persone citate: Elvio Damoli, Fulvio Miione

Luoghi citati: Napoli