Alberto e le sue storie infinite di Gian Paolo Ormezzano

Alberto e le sue storie infinite Alberto e le sue storie infinite Neve, belle donne e un pizzico di follia NELLA VETRINA PEL MONDO LO sciatore Tomba e l'uomo Tomba ci furono proposti e anzi imposti in un insieme ora stridente, ora esaltante nel febbraio del 1988, quando il tizio vinse due volte all'Olimpiade di Calgary e divenne personaggione. La sensazione giornalistica fu subito quella di avere perle mani un bel tipo grosso e scomodo: ma scomodo per la semplicità e non per la complessità delle sue problematiche, scomodo come un giocattolo troppo semplice e per questo quasi inquietante, non come un giocattolo troppo sofisticato ma domabile. Da allora è cominciato un lungo corpo a corpo dei due Tomba, uno contro l'altro, e un lungo corpo a corpo dei media con lui. Ultimamente i due Tomba (e l'uomo si è arricchito e complicato diventando il carabiniere, importante per l'immagine) sembrano essersi messi in pace uno con l'altro, e la risultante è un Tomba tutto infuriato con i media, che lo sfrutterebbero, lo sfrucuglierebbero, vorrebbero vederlo nel guano anche perché stufi di descriverlo nel trionfo. Il gioco anzi la lotta sembra che piaccia alla gente: fa tiratura e audience il Tomba sregolato, folle, quello delle enormi gaffes, la fa il Tomba che vince le gare. Non è neppure da escludere che, consciamente o no, si sia tutti d'accordo nel gioco. Nessun giornalista ha mai colpito duro l'uomo Tomba, neppure quando l'ha fatta grossa, lui ha colpito, con il lancio di una coppa, «soltanto» un fotografo per ragioni di foto nude in sauna: l'Arma dei carabinieri ha abbozzato, la gente strizzata fra informazioni di gare e di casini ha deciso che se Tomba non fosse cosà non potrebbe essere così, se Tomba fosse logico si lascerebbe andare quando ormai in gara sta steso sulla neve, invece di tirarsi su come un motociclista dopo la curva e vincere un oro mondiale. Certo che la somma delle intemperanze del Tomba uomo, comprensivo anche del molto simbolico Tomba carabiniere, è imponente: della coppa tirata sul fotografo abbiamo detto, ma bisogna ricordare una rissa in Canada, una cabina di funivia sfasciata a calci in Svizzera, varie vicende para-automobilistiche, dal match con un poliziotto sulle strade statunitensi a quello con un vigile sulle strade italiane a quello con un gerente di discoteca e infine a quello con una massa di regole comportamentali, come quando ha usato la paletta dell'Arma per facilitare il traffico soprattutto a se stesso. Le storie sue di donne al confronto sono cosine: persino gentile quella con Martina Colombari di cui lui è stato molto innamorato; fisiologiche, per un bel giovane fra l'altro pure ricco, prima ancora che fisiche quelle con altre belle. Non gravi anche le vicende di denaro, a cominciare dalla rottura col mentore Alberto Marchi detto Paletta sino a piccole vicende ultime. L'insieme comunque di successi sportivi, di avventure diciamo umane al limite del codice e anche oltre, di conquiste femminili, di guadagni stratosferici, e il tutto per ormai otto anni abbondanti (Tomba-laBomba nacque sulle nevi italiane a fine 1987, in Canada fu consacrato dalla gloria massima, quella olimpica), è colos¬ sale. Al punto di farci scrivere una frase che riteniamo un compendio di Tomba nella sua interezza e complessità, ed un omaggio al bipede. La frase, che è una sorta di presentazione delle armi, è questa: forse nessun altro ragazzo al mondo avrebbe resistito per così tanto tempo a così tanta gloria an¬ che aurifera, a così tanto casino, a così tanti successi con le donne, senza diventare completamente matto, senza finire in zone di delirio o di depressione. Al mondo, diciamo: perché Tomba è uno degli atleti più celebrati dal mondo, più presenti nelle vetrine del mondo, e dunque funziona da pa¬ rametro della pressione da gloria sportiva. . Ecco, un altro senza la sua semplicità diventava matto, o si drogava, o si candidava a premier politico, o scriveva un libro di poesie, o andava a vivere in Polinesia, o stuprava principesse, o si faceva stilista di moda. Lui fa il carabinierre e con una stella da sceriffo del Colorado, e quando vuole fare il ragazzo di vita è subito avvolto, comprèsso, limitato dalla sua paciosità emiliana. In fondo i pubblicitari, che conoscono o creano le idee altrui, lo usano ormai più per reclamizzare l'accessibile che il fantastico. Lui è il testimonial più degli spaghetti, che tutti possiamo mangiare come Tomba e anche meglio di Tomba, che di sci attacchi scarponi da gara, prodotti che, se davvero sofisticati come i suoi, possono funzionare soltanto per uno come lui. Gian Paolo Ormezzano Martina Colombari

Luoghi citati: Canada, Colorado, Svizzera