Yehoshua: ma a Israele non salteranno i nervi di Luigi Grassia

Yehoshua: ma a Israele non salteranno i nervi Yehoshua: ma a Israele non salteranno i nervi INTERVISTA LO SCRITTORE DEL DIALOGO FERMARE il processo di pace perché i fondamentali ~ti islamici mettono bombe? Assurdo. C'erano attentati anche quando al governo era la destra: ricordo stragi a Nablus, a Jenin, e quante altre. Non vedo proprio che cosa potremmo guadagnarci, in fatto di sicurezza. Chi può credere che disfatta la pace con Arafat, poi Hamas non farebbe più esplodere i suoi ordigni?». Sembrano crederlo gli estremisti ebraici. Ma certo non Abraham B. Yehoshua, scrittore israeliano (in Italia è uscito da pochi giorni il suo ultimo romanzo, «Un divorzio tardivo») e voce intellettuale fra le più impegnate nel Paese a sostegno del tormentato processo di pacificazione. La sua reazione alla doppia strage di ieri è, per quanto possibile a un osservatore così partecipe, di distacco dai cattivi suggerimenti dell'eccessiva emotività. «Gli atti criminali di poche persone non cambiano lo scenario di fondo - dice -. Ormai siamo andati troppo avanti, noi e i palestinesi ci siamo troppo impegnati sulla via della pace, indietro non si tornerà più». Però in Israele sono molti a dire: questa pace è sanguinosa come una guerra, e allora tanto vale... «No, non sono in tanti a pensarla così. C'è stata un'evoluzione positiva. Quando due anni fa è cominciato questo ciclo di attentati di Hamas per azzoppare le trattative, a ogni strage si vedevano scendere in strada masse di israeliani, a gridare: basta con l'imbroglio dei negoziati. Ma ora non è più così. Adesso, a protestare contro la pace non è rimasto che qualche grup- po di estremisti». I quali però urlano cose terribili, e minacciano Peres: "Finirai come Rabin". La società israeliana saprà sopportare, responsabilmente, il fardello sanguinoso delle continue scosse di Hamas, o assisteremo ad altre reazioni sconsiderate? «Guardi, se c'è una cosa che mi ha impressionato positivamente in questi ultime tragedie, è la reazione mode¬ rata, responsabile dell'opinione pubblica israeliana, tutta quanta, compresa la massa dell'opinione di destra. Quelli come Yigal Amir sono davvero una sparuta minoranza. Israele è ormai maturo per la pace». Gli scalmanati che gridavano certe cose a Peres, però, non lo sembrano affatto. E per pochi che siano, sono in grado di fare molti danni. «Alcuni irriducibili ci saranno sempre. Ed sarebbe inuti- le cercare di blandirli o venire incontro in qualche modo alle loro richieste, perché tanto troverebbero sempre un motivo per insultare Peres o chi per lui tacciandolo di tradimento». Ma di fronte al ripetersi delle stragi non c'è niente da fare? Israele può solo subire? «No, anzi bisogna agire e con decisione. Prima di tutto Arafat deve impegnarsi con più forza contro il terrorismo islamico. Qualcosa fa già, ma non abbastanza. Le basi da cui Hamas porta i suoi attacchi contro di noi sono nelle aree che Yasser Arafat controlla, o dovrebbe controllare. E anche le nostre autorità devono fare di più, sul fronte della repressione. La chiusura dei Territori, secondo me, è un fatto positivo. Aumenta il controllo e riduce i rischi per la popolazione israeliana. Del resto, separare pacificamente i due popoli deve essere lo scopo ultimo del processo negoziale». Una maggiore repressione può funzionare? «Certamente. In Italia non vi siete piegati alle Brigate Rosse, in Algeria non si sono piegati al terrorismo islamico. E se guardiamo proprio all'Algeria, vediamo che il governo usando la mano pesante ha raggiunto un maggior controllo del territorio, in una situazione che pure resta difficile». Con la sua sensibilità di scrittore, lei si sente ottimista o pessimista riguardo alla pace? «Ottimista. La sensazione che ricavo dalle strade, dalla gente, è che noi israeliani andremo avanti sulla strada intrapresa, fino alla pace». Luigi Grassia «E' improbabile un contraccolpo interno Gli estremisti della destra sono isolati Ma l'Olp ci aiuti a stroncare il terrore» Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua e, a destra, una donna ferita (foto ansa]

Luoghi citati: Algeria, Israele, Italia