«Un doppio premio» di Liliana Cavani

E I «Un doppia premio» La Cavani: allora fu criticato INTERVISTA LA REGISTA «FRANCESCO» E RA stato un San Francesco un po' atipico quel Mickey I Rourke diretto da Liliana Cavani sette anni fa. Sembrava più un antieroe contemporaneo che un santo del Tredicesimo secolo, con quella sua fisicità e quel suo pragmatismo, più incline all'azione che alla meditazione. Non era piaciuto a tutti, il film. Presentato a Cannes, aveva suscitato polemiche, in parte da ambienti cattolici e in parte dalla critica. Ma ora è proprio il Consiglio pontificio delle comunicazioni sociali a riabilitarlo in pieno, a collocarlo tra i 45 film che hanno fatto la storia dei primi cento anni di cinema. Liliana Cavani ricorda critiche e apprezzamenti che seguirono l'uscita della pellicola. L'applauso della Chiesa: se lo aspettava dopo tanti anni? «No, ma mi fa molto piacere». Non filò tutto così liscio quando il finn uscì. Che cosa accadde al Festival di Cannes? «Ci furono grossi equivoci: Mickey Rourke venne accusato di dare il suo sostegno al terrorismo irlandese. In realtà aveva soltanto aiutato un parroco ir- landese a New York che raccoglieva fondi per gli orfani dell'Ira. Ma la questione esplose sui giornali britannici». Ma anche in ambienti cattolici qualcuno storse il naso. «Sì, ricordo che il mio "France¬ sco" non piacque a tutti da un punto di vista religioso. Ma il riconoscimento di oggi, in questo senso, mi fa ancora più piacere». Nell'elenco dei film più belli si trova un po' di tutto: da quelli più strettamente di tema religioso, come il suo, «Il Vangelo secondo Matteo», «Missioni), «Ben-Hur», ad altri su temi morali più generali come «Gandhi)), «Il Decalogo», «Roma città aperta», ((Ladri di biciclette» o «Schindler's List». Sono scelte che condivide? «E' comunque meglio che abbiano scelto i quarantacinque piuttosto che i dieci migliori film. A volte mi chiedono quali sono i dieci libri o i dieci dischi più belli: mi rifiuto di rispondere perché è impossibile selezionarne così pochi». E parlando dei quarantacinque? «Sono tutti grandi film. Devo dire che ogni scelta è discutibile, però già l'esprimere un parere, una selezione articolata è un fatto importante». Torniamo alla lista: c'è una sezione che contiene pellicole di puro intrattenimento. I critici del Vaticano vi hanno inserito, tra gli altri, «2001 Odissea nello spazio», «Metropolis», «Tempi moderni», «Otto e mezzo», «Piccole donne». Non ne mancano un po' troppi, tra quelli che sono considerati capolavori assoluti? «E' il discorso che facevo prima: ogni selezione è discutibile, ma va apprezzata in sé e per sé. Io trovo fantastico, comunque, che la Chiesa abbia indicato un'opera come "Otto e mezzo" di Fellini, che è un film molto significativo sul cinema e sulla libertà di espressione. Non hanno preso in considerazione soltanto film sulla religione. La vita è un cammino in mezzo a tanti messaggi e la Chiesa ne ha tenuto conto. E' ovvio che qualunque critico, regista o semplice cinefilo ha una propria scala di valori e farebbe una lista diversa». Quali titoli aggiungerebbe? «A me è piaciuto molto "Un'arpa birmana", di Kon Ichikawa, ambientato in Birmania alla fine della Seconda guerra mondiale. E poi "Aparajito" di Satyajit Ray, un bianco e nero che traccia un bellissimo ritratto dell'India negli anni Venti». Rossellini, Olmi, Fellini, Pasolini, De Sica, Cavani: salta agli occhi, tra i registi italiani, l'assenza di Zeffirelli, che pure nella sua produzione ha sovente messo in risalto la religiosità. Perché questa bocciatura? «E' difficile dirlo perché non conosco i criteri che hanno ispirato la selezione». Sono totalmente assenti pure i film d'azione, da Schwarzenegger a James Bond... «Beh, in questo caso, dal punto di vista cattolico, mi sembra più comprensibile». (s. man.] «Non piacque a tutti anche dal punto divista della religione» «Sono felice per questo consenso E Rourke fu accusato di terrorismo» A sinistra, la regista Liliana Cavani

Luoghi citati: Birmania, Cannes, India, New York, Roma