Quell'antico solco che oggi si riduce

Quell'antico solco che oggi si riduce ANALSSi Quell'antico solco che oggi si riduce MA perché i Papi si preoccupano tanto di sistemare le cose che riguardano l'elezione dei loro successori? La storia del papato è piena di leggi che regolano il Conclave da cui deve uscire il nuovo Papa. Nel nostro secolo soltanto due Pontefici non se ne sono occupati: Benedetto XV, che aveva da pensare ad alleviare le sofferenze della prima guerra mondiale ed inviava aiuti persino ai contadini russi vittime della carestia nei primi anni della Rivoluzione sovietica; e Giovanni Paolo I, che fece in tempo soltanto a far vedere per un mese il suo sorriso sulla cattedra di Pietro. Tanta preoccupazione legislativa deriva forse dalla difficoltà sempre ricorrente di mettere insieme un assolutismo regio (il «supremo potere» di un uomo la cui «potestà deriva direttamente da Cristo», come ribadisce anche in questo nuovo documento Giovanni Paolo II) e un metodo democratico di elezione, il cui esercizio però è ristretto a pochissimi. La nuova Costituzione apostolica di Wojtyla, anzi, cancella il metodo della elezione «per ispirazione o acclamazione», che poteva in qualche modo dare l'apparenza di un intervento diretta di Dio, e lascia il posto soltanto al metodo" del suffragio à maggioranza. m1E, tuttavia, pur con tutte le " modernità ' che 'ài ' riversano sulla Santa Sede e sulla figura del Papa, non è il sistema democratico che investe l'elezione del Pontefice. La Costituzione della Chiesa cattolica, d'altra parte, è fatta così, e lo stesso Pontefice è l'unico leader che, in pieno secolo XX, si presenta rivestito di gesti rituali millenari, e a questi gesti antichi mescola i nuovi, quelli della civiltà delle immagini, del consumo televisivo. Oggi, la figura del Papa I appare sempre più di consuI mo pubblico, ma quando arri¬ va un Conclave questa immagine viene ricacciata immediatamente nel mistero e nel sacro. In fondo, il Conclave resta ancora il simbolo della sacralizzazione del papato e della separazione tra il Pontefice e il vasto Popolo di Dio. C'è, nel documento emanato ora da Giovanni Paolo II, uno sforzo quasi a voler cancellare la distanza di questa separazione: è dove egli incarica tutti i vescovi e i cardinali ultraottantenni (quelli esclusi, a causa dell'età, dalla elezione attiva) di condurre assemblee di preghiera nelle chiese, quasi configurando una elezione di Pontefice come «azione di tutta la Chiesa». In realtà, a osservare le cose non tanto dal punto di vista spirituale, ma da quello terrestre (e la storia dei Conclavi mostra quanto di terrestre sia sempre entrato nel collegio cardinalizio degli elettori), l'elezione del Pontefice è ancora in mano ai porporati, oligarchia ecclesiastica che si chiude nell'isolamento e nella segretezza, senza delega del Popolo di Dio. Tentativi di incursione in questa granitica Costituzione ecclesiastica sono stati fatti da teologi e persino da cardinali. Dopo u Concilio Vaticano II, U cardinal Leo Suenens, arcivescovo di Bruxelles, aveva lanciato l'idea di far eleggere il Papa da una rappresentanza dell'episcopato mondiale. Si disse allora che la proposta avesse avuto le simpatie dello stesso Paolo VI. L'idea, invece, viene ora respinta energicamente da Giovanni Paolo II. Il Papa deve essere eletto dai cardinali, scrive Wojtyla, i vescovi non c'entrano, nemmeno se si trovassero riuniti a Roma in Concilio o in Sinodo. «Il papato», diceva tempo fa Giuseppe Alberigo, esperto di storia della Chiesa, «è suscettibile di modifiche, non di miracoli». [d. d. d.r.l |

Persone citate: Benedetto Xv, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo Ii, Giuseppe Alberigo, Paolo Vi, Papi, Wojtyla

Luoghi citati: Bruxelles, Roma