Dini: scendo in campo, e starò al centro

In alcuni collegi il simbolo sarà appaiato a quello dell'Ulivo I dubbi di Lega e Rifondazione Il premier si candida a guidare anche il prossimo governo: la mia esperienza per il Paese Pini; scendo in campo, e starò al centro // centrosinistra applaude. Fini: sei spregiudicato ROMA. Lamberto Dini ha deciso di partecipare alle elezioni, ed ha sorpreso tutti. Sia il Polo che l'Ulivo. Non tanto per l'annuncio, che sembrava ormai inevitabile, quanto per il come si presenterà. A capo di «una nuova formazione politica di centro, moderata e riformista». Così, sia a destra che a sinistra, scoprono che Lamberto Dini scende m campo non per aggregarsi ad una squadra già esistente (l'Ulivo), ma col trasparente proposito di essere lui il vero centro di aggregazione, lasciando agli altri l'onere di decidere se avvicinarsi o no. Di fatto, la mossa di Dini pare studiata per scombussolare in particolare le ah centriste di entrambi i poh. Che sembrano destinati a diventare donatori di voti del nascituro partito di Dini, forte del prestigio conquistato dal suo capo in questo anno di governo. Dini, nella sua breve dichiarazione diffusa alle 20,30, spiega che è «giunto alla conclusione» che l'esperienza del suo governo «non debba andare dispersa, ma debba invece essere messa al servizio della rinascita sociale ed economica e del rinnovamento istituzionale del Paese». Questo significa che non ha nessuna intenzione di essere par- cheggiato, magari nel ruolo di presidente di una delle Camere (offerta fatta dall'Ulivo), in attesa di concorrere alla presidenza della Repubblica. Dini si candidata chiaramente a guidare anche il prossimo governo, col rinnovato appoggio del centro-sinistra, che dà per scontato. Anche se questo ha Prodi come capo. Nel suo comunicato, abilmente equilibrato, Dini accenna ai partiti che hanno sostenuto il suo governo dicendo solamente che que¬ sto «ha avuto costante appoggio da una qualificata base di forze parlamentari». E aggiunge che il governo si manterrà del tutto equidistante in campagna elettorale. Insomma, quella di Lamberto Dini è una scommessa che richiede tempo per passare all'incasso. Per questo è stata fatta ora, quando mancano 24 giorni alla presentazione delle liste. E cioè, alla scelta dei candidati, agli accordi collegio per collegio. Evidente- mente, Dini conta di arrivare all'appuntamento già con una forza consistente per contrattare con l'Ulivo i necessari accordi. Massimo D'Alema è quello che ha meno da temere dall'operazione messa in campo da Dini. Il pds cerca un alleato che lo garantisca nelle aree di centro, e col quale governare. Così la candidatura di Dini viene vista come «un segnale che c'è un mondo moderato, con personalità che vengono anche da lontano culturalmente, che hanno toccato con mano che c'è una sinistra seria e una destra che non lo è». E ricorda che «le elezioni si vincono non se il pds aumenta i suoi voti, ma se la coalizione vince». Tuttavia, proprio ieri D'Alema aveva avvisato Dini che fare nascere un terzo schieramento «sarebbe un autentico suicidio», visto come andò a finire a Segni e ai popolari nel 1994, quando presero sei milioni e mezzo di voti e solo cinque parlamentari. Un po' meno contento sarà Ro- mano Prodi, che rischia di essere schiacciato dalla presenza di Dini e che, comunque, è stato il primissimo a congratularsi («sono sinceramente febee»). Gerardo Bianco, segretario dei popolari, ha capito immediatamente che il suo partito rischia di essere fagocitato da Dini ed ha proposto uno schieramento unico Dini-Maccanico-popolari. Dal fronte del centro-sinistra, Cossutta ha avvisato che Rifondazione comunista non favorirà in nessun collegio l'elezione della squadra di Dini. Nel Polo berlusconiano c'è il più nero sconforto perché si rendono conto che Dini può sottrarre voti ai moderati di ecd, edu e, soprattutto, di Forza Italia. Buttiglione ha detto di essere «sinceramente addolorato», e si capisce. Fini ha bombardato Dini di accuse: «Spregiudicato», «ambizioso», «inaffidabile». E la Lega? Prepara il suo colpo di scena. Stretta dall'Ulivo, lusingata sotto sotto dal Polo, potrebbe scegliere di schierarsi con Dini. «L'ipotesi di un aggancio al centro di Dini è la meno improbabile. Comunque, voglio vedere prima il programma» manda a dire Umberto Bossi. Alberto Rapisarda Tra i sindacalisti pronti Larizza e forse D'Antoni «Il mio esecutivo si manterrà equidistante in campagna elettorale» Bianco: parliamoci subito Porte aperte a Maccanico Nel team i ministri Fantozzi Frattini, Treu, Ossicini e Masera Cecchi Gori: darò una mano In alcuni collegi il simbolo sarà appaiato a quello dell'Ulivo I dubbi di Lega e Rifondazione Il presidente del Consiglio Lamberto Dini In basso a destra: Mario Segni e Ottaviano Del Turco ILISNFCIs/ V" V Da sinistra: Antonio Maccanico, Adriano Ossicini e Augusto Fan tozzi

Luoghi citati: Roma, Segni