Al Bano: una lotta contro me stesso
Al Bono: una lotta contro me slesso Al Bono: una lotta contro me slesso BORDIGHERA. Dalle vetrate si vede il mare ma Albano Carrisi non lo guarda mai. Fuori dal salotto dove vive in volontaria segregazione, una fila di giornalisti aspetta il proprio turno come dal dentista. Un gruppo di giapponesi con interprete protesta: «Abbiamo appuntamento da una settimana». Da vicino, il signor Carrisi dimostra meno dei suoi 52 anni ed è cortese in quel modo ruvido e spiccio che appartiene alle persone sincere quando qualcosa gli rode dentro. Il qualcosa non è ora Ylenia, che resta in sottofondo, dolorosa invisibile presenza nella conversazione: di lei non si parla, i patti sono chiari. Lei è dato per favorito con la sua bella romanza, ma le prime votazioni hanno messo Al Bano al nono posto. Che ne pensa? «E' come quando vai al Casinò e non vinci. Ma io non sono venuto per vincere. Sono superstizioso: nel '68 cantavo "La siepe" e tutti dicevano che avrei vinto, invece toccò ad Endrigo. Sentirsi dire che vinci non è di buon auspicio. Sapevo i rischi che correvo ma sono venuto perché Pippo Baudo mi ha invitato. Dovevo farlo: è un braccio di ferro con me stesso». Alla prima prova lei ha cantato «E' la mia vita» con grinta rabbiosa. Poi, la sera, è prevalsa l'emozione. «In tre minuti di canzone ti succedono mille cose. E' come un fulmine, un uragano. E' piacevole sentire che tremi sempre come una foglia. Ho affrontato teatri internazionali, cantato per teste coronate, ma qui divento un bambino». Che sensazione le dà tornare? «E' bello. Lunga vita al Festival. Ma quest'appartamento è troppo grande. Sento la solitudine, quando tomo dal teatro». Le emozioni di questi giorni? «Violente. Baudo è l'emozione positiva. Ci conosciamo da trent'anni, l'ho incontrato poco ma per me resta quello di "Settevoci", che mi consigliava su come vestirmi. Magari ci sentiamo ogni 5 anni ma il feeling è rimasto intatto. Lui è la personificazione della cortesia, della gentilezza: con tutti. Senta questa: un amico mio ha perso i capelli e voleva rimetterseli. Sua moglie mi ha chiesto se potevo farmi suggerire da Baudo dove andare. Io l'ho chiamato e lui ha detto subito: "Lo accompagno io". Capisce? Con tutti gli impegni che ha, e senza conoscere questa persona. Ha un'umanità a prova di bomba, Pippo: sono contento che il Festival lo vinca lui. Pensi che mi metteva così tanta soggezione, forse perché è alto, che quando mi sono sposato volevo chiedergli di farmi il testimone e non ne ho avuto il coraggio. Durante la mia disperazione, quando mi sono visto volare intorno tanti falchi, ho voluto parlare solamente con lui». Come si sente a cantare dopo tanto tempo senza Romina? «Negli spettacoli e nei dischi ognuno ha uno spazio proprio. Venire a Sanremo in due è sempre stata l'eccezione: fra noi c'è una differenza di culture ed è giusto che ognuno sia libero di esprimersi. Invece ci hanno relegato a una sorta di Cric e Croc». Ha sacrificato qualcosa della sua vita artistica in questi anni di canzoni con Romina? «Ma si figuri. Mi sono perfino ritrovato Michael Jackson che ha copiato una mia canzone. Non abbiamo mai sacrificato niente né io né lei, ma sempre creduto in un ideale che andava al di là della canzone. E' più importante la famiglia dell'ego. Mio padre e mia madre han sempre lavorato insieme in campagna felicemente. La carriera viene al secondo posto». Lei cerca a Sanremo una rivincita artistica? «L'importante è che io vinca la partita con me stesso». Che dice Romina? «Da casa, mi segnala soprattutto i difetti». C'è qualcosa che non abbiamo detto? «Mi fa piacere che De Lucia e Montserrat Caballé abbiano partecipato al nostro nuovo disco. Ora possiamo chiudere in pace». [m. ven.l
Persone citate: Albano Carrisi, Baudo, Carrisi, De Lucia, Endrigo, Michael Jackson, Montserrat Caballé, Pippo Baudo
Luoghi citati: Bordighera, Sanremo
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