Tutto brucia nello Sri Lanka di Claudio Gorlier

Fra letteratura e guerra civile Fra letteratura e guerra civile Tutto brucia nello Sri Lanka EOPO uno scontro crudele e sanguinoso tra i ribelli Tamil e gli uomini di un villaggio dello Sri Lanka, una donna percorre nella notte, con una torcia baluginante in mano, il campo di battaglia alla ricerca del corpo del giovane fidanzato della figlia. Non lo troverà, si chinerà su un moribondo che invoca un sorso d'acqua e lo conforterà nella sua agonia, pur sapendo che non riuscirà a soddisfare il suo desiderio. Uno sterminio: duecentocinquanta uomini sono stati uccisi, e il villaggio distrutto. «Ma le donne avrebbero generato altri figli. La vita doveva continuare, sarebbe continuata». Così si chiude il secco, intenso racconto di una delle maggiori scrittrici dello Sri Lanka, Jean Arasanayagam. Il racconto si intitola AUis Burning, tutto brucia, parafrasi di un passo del grande Sermone del Fuoco del Buddha. Come si nota, la tragica situazione dello Sri Lanka, diviso da una spietata guerra civile, si riverbera nella letteratura con un significativo rapporto tra la durezza della realtà immediata e il mito ancestrale: in effetti, la guerra civile combina dimensione etnica e dimensione religiosa, poiché i Tamil, di origine indiana, sonò indù, mentre i cingalesi dell'antica Ceylon, secondo l'etichetta occidentale, appartengono a una millenaria civiltà buddhista. Non basta. Arasanayagam, una raffinata intellettuale profondamente radicata nel suo Paese ma insieme cosmopolita, come conferma ilsuo inglese riccamente creativo, 6i chiama, di nascita, Solomons, nome di; 'matrice olandese:'Difatti, essa^djs'ceiid^ dal gruppo dèi cosìddcttì Burgber, olandési trasferitisi in Sri Lanka in periodo coloniale e mescolatisi, con frequenti matrimoni misti, ai locali. Da una famiglia Burgber discende Michael Ondaftje, lo scrittore dello Sri Lanka considerato ormai canadese perché trasferitosi in giovanissima età nel Paese di adozione, autore dello splendido // paziente inglese, dal quale si sta ricavando un film e recente vincitore del premio Grinzane Cavour. Ancora: il maggior poeta moderno dello Sri Lanka, Patrick Fernando, morto a 50 anni nell'81, come rivela il suo cognome discendeva da coloni portoghesi. Le contraddizioni in apparenza insanabili che travagliano lo Sri Lanka investono dunque la sua cultura e gli intellettuali, onde la militanza o comunque la partecipazione diventano quasi obbligate. Potremmo aggiungere, alle contraddizioni, i paradossi. Il governo del Paese si identifica con l'autoritaria signora Bandarariaike, primo ministro e ultimo erede di una potente dinastia di latifondisti da sempre attiva in politica (il padre venne assassinato), ma del governo fanno parte esponenti dei due influenti partiti comunisti sri-Iankesi, uno dei quali di anacronistica impronta trotskista. La guerra civile, d'altronde, sembra aver infilato un vicolo cieco percorso, come in Tutto brucia, dalla violenza, dal sangue, dalle esecuzioni spietate, con il Nord dominato dai Tamil e un Centro-Sud soltanto apparentemente tranquillo e a sua volta contraddittorio. I turisti continuano a visitare le leggendarie e magiche città dei regni buddhisti, dai nomi essi stessi mitici, Anuradhapura, Sigiriya, Plonnaruwa; la vita sembra fluire normale nella capitale, Colombo, ma d'improvviso, in pie^ no centro, può esplodere un'autobomba facendo strage di inermi passanti. «La vita doveva continuare», e continua. Nello scorso agosto, ci riunimmo a Colombo per un congresso mondiale di letteratura che si teneva in un edificio accanto al quale, tre settimane prima, un'autobomba aveva ucciso più di venti persone, e fummo in certo modo contagiati da questo risoluto, tormentoso senso di sopravvivenza. Jean Arasanayagam, dopo aver discusso con me della sua condizione di scrittore, mi dedicò il suo librò di iracconti:..«Un privilegiore. una gioia conoscere uno come voi». Ma il commertio con il passato non risulta consolante. Un altro poeta, Udaya Prasante Meddegama, in una lirica intitolata Ancestors, Antenati, pone sotto accusa gli antichi monaci autori delle famose «Cronache», scritte su pergamene: «Autori delle nostre cronache / erano monaci buddhisti razzisti...»; poi chiama in causa Kuveni, la principessa demoniaca, per esclamare: «Forse è l'incantesimo della sua maledizione / che incombe sopra Lanka». Gli scrittori e i poeti dello Sri Lanka sanno che non saranno le armi a pacificare la loro patria. Ma gli immensi, secolari Buddha eretti e sdraiati di Plonnaruwa assistono, intatti e indifferenti. Claudio Gorlier

Persone citate: Jean Arasanayagam, Michael Ondaftje, Patrick Fernando

Luoghi citati: Grinzane Cavour