LO SPETTATORE BUFALINO

lo spettatore bufalino lo spettatore bufalino Con quei «carlomagni» tramonta la cultura della lealtà e dell'onore p ARE che la gloriosa vicenda del teatro dei pupi siciliani volga dolorosamente al termine. Non me ne dorrò mai abba¬ stanza, io che per il malinconico privilegio dell'età ho avuto modo nei miei anni più acerbi di esserne spettatore complice e appassionato. Ahimè, coi pupi una cultura intera si estingue. Una cultura che frammischiava al ricordo delle gesta carlomagnesche e paladinesche un più terragno sentimento della fedeltà, della lealtà, della cavalleria, dell'onore. Donde - se si vogliono confondere corrivamente le cose, a rimorchio d'una cattiva sociologia - deriverebbe, sia pure in j forme'traviate e corrotte, quell'etichetta negativa del traditóre, Giuda Iscariota o Gano di Maganza, di cui dalle loro gabbie i mafiosi in carriera gratificano oggi volentieri i colleghi pentiti, in piedi alla sbarra. Méntre è più vero che le storie dei Reali di Francia, nel celebrare i loro trionfi nei «casotti delle vastasate» (così si chiamavano le baracche all'aperto dove veniva il rito dello spettacolo) ovvero, pittoricamente, sugli sportelli dei carri dei contadini e dei venditori girovaghi, sanzionavano il consolante innesto d'una mitologia eroica e remota sul grigiore d'una esistenza di poco sonno e di molta fame. Una mistura pienamente mediterranea, che però sbaglieremmo a leggere avulsa da un più generale, . traliccio storico. Poiché, per dirne una, i pupi dell'isola rappresentano, né più né meno, un prodotto d'importazione, essendone la matrice castigliana prima (nel '600) e napoletana poi (nell'800). Un moménto, insomma, che non prescinde da ogni altro simile o dissimile tipo di teatro d'animazione, dai tireres spagnoli alle puppen tedesche, dalle marìonnettes francesi alle lileki slovene... ' Una traiettoria variegata e molteplice corre e attraversa popoli e secoli, dunque, tornantìO'Ogni volta a proporre davanti à molti occhi sbarrati di bambini e di adulti un carosello di moti rigidi e tuttavia umani, nella misura d'una loro umana e immediata simbologia drammaturgica. Mille fui s'intrecciano a comporla e vi si muovono in un gioco senza fine talune maschere della Commedia dell'Arte dai gesti d'automa; e bambole meccaniche come l'Olimpia offenbachiana nei Racconti di Hojfman, uscita dalle mani dello scienziato Spallanzani; e, per tenerci ai giorni nostri, talune pantomime del Théàtre des Funambules ne Les enfants du paradis o gli incantevoli recuperi nostrani di Ceronetti... Col che si vuol dire che il teatro dei pupi siciliani è solo una provincia d'un reame composito e smisurato, i cui confini guardano ai contigui luoghi del mimo, del disegno animato, della robotica. C'è bisogno di ripetere l'apologia dei fantocci nelle famose pagine di Von Kleist?: «Essi hanno il vantaggio di non essere soggetti alla legge di gravità. Della pigrizia della materia, di questa fra tutte le proprietà la più avversa alla danza, essi non sanno nulla; perché la forza che li solleva in aria è maggiore di quella che li incatena alla terra... Le marionette hanno bisogno del terreno solo, come gli elfi, per sfiorarlo e rianimare l'impeto delle membra col momentaneo arresto. Noi invece ne abbiamo bisogno per posare su di esso e sollevarci nello sforzo della danza...». Ciò detto, vale la pena di tornare a dolersi per le sorti, che ci si augura non disperate del tutto, d'una tradizione così fertile e ricca. Sperare che non si avveri quanto con presaga amarezza anni fa io scrivevo in una poesia che mette sulla bocca dell'ultimo puparo le seguenti parole: «Non si dovrebbe diventar vecchi. / Ormai confondo le gesta, dimentico le casate, / m'impennacchio di parole morte; / durlindane e olifanti, non ci credo più. / La gente che viene è sempre di meno. / Ieri erano tre, stamani un solo bambino, / con un cartoccio di semi accanto. / S'è seduto sulla panca e aspetta, / ma forse ha solo male ai piedi, / fra un minuto se n'andrà. / Prima che se ne vada, / incominciamo». Gesualdo Bufalino

Persone citate: Ceronetti, Gesualdo Bufalino, Maganza, Spallanzani, Von Kleist

Luoghi citati: Francia