La camorra uccide il nipote di Alfieri

Napoli, vendetta contro il super-pentito Napoli, vendetta contro il super-pentito La camorra uccide il nipote di Alfieri NAPOLI. La sua unica colpa era di portare un cognome scomodo. Un cognome che fino a un paio di anni fa incuteva timore e rispetto e che ora, per i codici della camorra, sta a significare soltanto infamia. Si chiamava Rosario Alfieri, aveva 21 anni ed era figlio di un fratello di Calmine Alfieri, che da boss dèi boss è diventato uno dei principali collaboratori dei magistrati impegnati nelle inchieste sulla criminalità organizzata in Campania. I killer lo hanno freddato a colpi di pistola sull'uscio di un bar a Scafati, alle falde del Vesuvio, nel cuore di quello che era il regno incontrastato dello zio. L'agguato è avvenuto in via Tenente Iorio, poco dopo le sette e mezzo di sera. Ad eseguire la sentenza di morte sono stati due sicari, col volto coperto da passa-, montagna, i quali subito dopo si sono allontanati di corsa raggiungendo un complice che li aspettava a bordo di un'auto o su una moto. E' stata un'azione rapidissima: i killer probabilmente hanno seguito per un tratto di strada Rosario Alfieri, che era sulla sua auto in compagnia di due dipendenti del ristorante di cui era proprietario. Quando è sceso dalla macchina per comprare una bot¬ tiglia di latte per la figlia di pochi mesi i killer hanno deciso che era il momento opportuno per intervenire. Da quando lo zio si era pentito, Rosario Alfieri era sottoposto a «vigilanza saltuaria» da parte della polizia. Ieri sera non ha fatto in tempo a estrarre la sua pistola calibro 9 che si era procurato per difendersi dalle possibile vendette. E di vendetta trasversale parlano i carabinieri che stanno indagando sul delitto. Una vendetta da parte degli «irriducibili» della camorra, di chi ha giurato di farla pagare cara all'uomo che ha contribuito a mettere in ginocchio l'organizzazione e a svelare loschi intrecci con le istituzioni. Sì, perché Carmine Alfieri ha fornito informazioni scottanti agli investigatori dell'antimafia. Ha parlato del controllo degli appalti pubblici, dei legami con i politici, con i pubblici amministratori, ha fatto i nomi di magistrati collusi. Negli anni '80 era stato al vertice del cartello di clan denominato «Nuova Famiglia», in guerra con gli odiati nemici della camorra cutoliana. E da capo aveva ordinato decine di omicidi. Per oltre dieci anni è stato la primula rossa della camorra, fino all'arresto avvenuto nel '93, proprio nella sua Poco dopo la cattura aveva deciso di collaborare con la giustizia, fornendo i riscontri alle dichiarazioni del suo braccio destro e pentito «storico» Pasquale Galasso. Aveva consentito cosi agli inquirenti di mettere a segno il blitz denominato «operazione Maglio» con centinaia di arresti, tra i quali non pochi eccellenti: erano finiti nella rete killer e gregari, ma anche imprenditori, amministratori locali, politici, tra i quali l'ex ministro dell'Interno Antonio Gava. Ed è stato Alfieri a squarciare il velo sul torbido scenario di collusioni del sequestro Cirillo. Il 6 marzo prossimo nell'aula-bunkér di Poggioreale si aprirà il maxiprocesso scaturito dalle sue rivelazioni. Enzo La Penna Carmine Alfieri abitazione a Nola.

Persone citate: Alfieri, Antonio Gava, Carmine Alfieri, Enzo La Penna, Pasquale Galasso, Rosario Alfieri

Luoghi citati: Campania, Napoli, Scafati