«Il serial killer è il supertestimone»
Ventiquattro anni, imbianchino, aveva tracciato l'identikit. Ma ora si cercano i complici Ventiquattro anni, imbianchino, aveva tracciato l'identikit. Ma ora si cercano i complici «Il serial killer è il supertestimone» Delitti di Merano, svolta nell'inchiesta MERANO DAL NOSTRO INVIATO Nella chiesetta di San Giusto c'è un'aria fredda e un sapore antico. E mentre portano via il povero Berto cantando l'Ave Maria, i carabinieri vanno a prendere il suo assassino, in una casa che sta 11 dietro, sotto ai monti. E' tutto chiuso qui questo giallo, come una storia da paese, nella sua paura e nel suo squallore, in un funerale di pochi amici, e nelle piccole cose che fanno un piccolo mondo. Zia Angela e i nipoti tengono la testa alta, una tenera processione nel vento che spazza il cielo, fra gli odori di crauti e wurstel, gli impermeabili che svolazzano e i bàveri alzati, qualcosa che sa di Derrick o Kòstler. E i carabinieri passano a prendere il supertestimone, rimbianchino di Sinigo, quello che è andato fino a Padova a tracciare l'identikit, un giovanotto dai modi spicci e ruvidi che in questi giorni era l'unica arma in mano agli inquirenti: ma sono andati a prenderlo perché sarebbe lui il misterioso killer di Hans e Clorinda, l'assassino che sparò alla fronte di Umberto Marchioro come si spara alle bestie tirando il braccio fino alla sua testa. Sarebbe Luca Nobile, 24 anni, un passato di poco conto, una denuncia per detenzione di armi, qualche lavoro a pitturare le case, magari anche quella del povero Berto che stava a parlargli mentre mungeva le sue mucche. Uno che abitava quasi di fronte alla sua vittima, in un condominio aperto a ventaglio sulla statale che s'infila a Merano. Il giallo svelato alla fine potrà sembrare un po' triste, perche sarà soltanto una storia di soldi e di paura. Forse. Adesso ci hanno presentato l'assassino della porta accanto. E' il supertestimone che va a raccontare agli inquirenti di aver visto tutto, e che poi guarda caso conosce batte Umberto Marchioro e sèmpre guarda caso ci abita di frontefju 9on-.ri-.', li ìKirìi*v E' successo l'altro ieri, che era mercoledì, come il giorno che spararono a Hans Otto Detmering e Clorinda Cecchetti. Il sostituto procuratore Cimo Tarfusser ascolta il suo supertestimone Luca Nobile per l'ennesima volta, ma ci sono troppe cose che non quadrano, troppe bugie. E allora questa volta decide di sentirlo con un avvocato, come indagato. E ieri firma l'ordine di custodia cautelare. Racconta ai cronisti che aveva cominciato a sospettare di lui, da sabato, quasi per caso. Lo interrogava sul primo delitto, quello di Hans e Clorinda, e alla fine gli ha chiesto qualcosa del povero Berto, così, senza convinzione. E l'altro, «passavo di lì, quella sera», ha detto. Strana coincidenza. Poi, è venuto tutto il resto, avverte il magistrato. Le bugie di Nobile. Ha detto che non sapeva sparare, e invece lo sapeva eccome. E ha tracciato un identikit che non stava in piedi con la ricostruzione del delitto. Che cos'altro è successo ancora, Tarfusser non lo dice. Primo mistero, però. Un'Ansa dice: «L'accusa sarebbe di concorso nel duplice omicidio». Allora, Nobile non era solo quando sono morti Hans e Clorinda? Ci sono altri indagati? Pare proprio di sì, an¬ che se alla conferenza stampa, nella caserma dei carabinieri, ri sostituto procuratore gira attorno alla domanda: «Le indagini continuano, abbiamo bisogno di alcuni riscontri, stiamo cercando nuovi elementi». Così, lui e i colonnelli Longo e Fornasini non rispondono all'altra domanda, la più importante. Perché ha ucciso, Luca Nobile, e perché ha ucciso tre volte? «Ve lo diremo domani», dicono. E' un tossicodipendente? «No. S'impasticcava qualche volta, o sniffava se capitava, ma non per abitudine». E' un balordo? «Uno che ha bisogno di soldi, questo sì». Poi, un altro commento, abbastanza strano: «Uno con dei problemi esistenziali». Il fatto è che non basta ancora per capire. «Abbiamo indagato su tutto e il contrario di tutto», assicura Tarfusser. In maniche di camicia, in mezzo ai giornalisti: «Vi dico una cosa. Io mi sentirei già pronto così ad affrontare un processo. La strada è buona, vedrete, è quella buona». Qualche dubbio, però, resta ancora. Se Luca Nobile ha ucciso per rapina, come si spiegano i due colpi alla nuca di Hans e Clorinda? Sarebbe stato più logico affrontare in faccia le sue vittime. E poi perché dopo uccidere Marchioro? Perché sapeva? Difficile da credere che un assassino vada a confessare il suo delitto proprio al povero Berto. E allora? Cimo Tarfusser sorride e cerca di scappar via. «Ci sono altre indagini da fare. La rapina non possiamo escluderla, ma c'è di sicuro anche un'altra ipotesi su cui lavoriamo. Noi aspettiamo un riscontro. Voi aspettate domani. E capirete qualcosa di più». Così, aspettiamo domani. Ades¬ so, nei colori vespertini della sera, la piccola chiesa di Sinigo sembra la casetta di un presepe, con il suo campanile illuminato. Ecco come potrebbe finire il giallo di Merano. Mentre portano via Berto, e dietro si muove questa processione di lacrime e di silenzio. Tutto qui attorno, l'assassino e le sue vittime. Una musichetta che arriva da lontano. Una donna che il vento potrebbe portar via. Sarà. Ma la parola fine non ci sentiamo ancora di metterla. Pierangelo Sapegno Luca Nobile, (a destra) 24 anni, arrestato ieri Un'immagine del luogo del delitto e, in alto, la coppia uccisa Abitava vicino alla terza vittima E' ancora giallo sul movente Gli inquirenti: «Rapina? Forse, ma c'è un'altra pista» Non ancora trovata la pistola
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