Powell contro Buchanan: «E' un intollerante» di P. P.

Tutti i big repubblicani lo attaccano, il sindaco di New York Giuliani lo accusa di antisemitismo PRESBDINZIALI Tutti i big repubblicani lo attaccano, il sindaco di New York Giuliani lo accusa di antisemitismo Powell contro Buchanan: «W un intollerante » E Zhirinovskij gli scrive: Pat, uniamoci per deportare gli ebrei WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Capi, grossi nomi e finanziatori del partito repubblicano stanno compattamente scendendo in campo per «salvare» il partito da Fat Buchanan. Dopo la vittoria del giornalista ultra-conservatore in New Hampshire, nel Grand Old Party è subentrato un diffuso sentimento di panico, sia perché il candidato sul quale 1' «establishment» del partito aveva puntato, l'anziano Bob Dole, appare debole e ferito, sia perché l'emergere della stella Buchanan può facilmente avere l'effetto di respingere dal partito battaglioni di elettori moderati impauriti Ieri è sceso in campo contro Buchanan perfino l'ex capo dello stato maggiore congiunto Colin Powell, che tempo fa, nell'annunciare che non si sarebbe candidato, si definì comunque repubblicano. «Io penso che Buchanan stia diffondendo il messaggio sbagliato - ha detto il generale -. Questo non è il momento dell'intolleranza, questo è il momento dell'inclusione». Powell non è stata l'unica «grande firma» repubblicana a levare la voce contro il rischio rappresentato per il partito e il Paese dall'avanzata di Buchanan. Anche il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, ha sentito il bisogno di convocare una conferenza stampa per esp. ' vere il suo profondo disaccordo con te posizioni di Buchanan. Con la consueta irruenza, Giuliani ha promesso di «fare tutto quanto in suo potere per fermare Buchanan», un uomo che nella sua carriera «è sempre stato contro tutto, l'immigrazione anche legale, l'integrazione e perfino lo Stato di Israele, dando addirittura l'impressione di essere antisemita». A credere a questa sua vocazione antisemita è anche il leader ultranazionalista russo Vladimir Zhirinovskij, che ha inviato a Pat Buchanan una lettera di congratulazioni chiamandolo «fratello d'armi» e proponendogli di collaborare per deportare gli ebrei della Russia e degli Stati Uniti: «Per sopravvivere - si legge nella missiva potremmo creare delle zone nel nostro e nel vostro Paese dove deportare questa piccola ma turbolenta tribù». In America altri hanno aggiunto i loro fucili al fuoco iniziato da Powell e Giuliani e, tra questi, perfino l'ex presidente Dan Quayle, che dopotutto è un prodotto della destra del partito. Lia anche l'ex ministro per l'edilizia Jack Kemp, che si considera un reaganiano ortodosso 3 contemplò nei mesi scorsi la possibilità di candidarsi, si è scagliato contro il protezionismo e l'isolazionismo di Buchanan, che sembra la causa di tanto panico. «Mi sembra di sentirli i fax che impazziscono negli uffici dell'establishment del partito», ha detto ridendo. In effetti, i fax si potevano quasi sentire, anche quelli che circolavano tra la comunità finanziària repubblicana di Wall Street, terrorizzata dall'avanzata di Buchanan. Dole, che ha a disposizione un'organizzazione enorme, ha grandi fondi, gode del sostegno di quasi tutti i governatori repubblicani e moltissimi senatori, dovrebbe essere sulla carta in grado di liberarsi facilmente della minaccia Buchanan nelle prossime settimane. Ma non è così semplice. Il 2 marzo si terranno le primarie in un piccolo Stato che non ha mai contato molto e che sembrava solidamente controllato da Dole, la Sud Carolina. Invece la retorica populista di Buchanan sembra fare breccia tra la classe operaia conservatrice dello Stato, dove il crollo dell'industria tessile anni fa creò disoccupazione e paura. La disoccupazione è stata in buona parte riassorbita, ma la paura è rimasta. Se Buchanan riuscisse a sorpresa a conquistare la Sud Carolina, questo potrebbe essere letto come il segno che tutto il Sud e buona parte del West non risponde al peraltro scolorito messaggio di Dole. A qu„l punto la candidatura di Dole apparirebbe ferita a morte. [p. p.]

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