L'agonia ha I'odore di uova marce di Vittorio Zucconi

di uova marce a I/agonia ha I'< di uova marce Debuttò nel Nevada, settantanni di orrori legali IL CASO ILA GIUSTIZIA WASHINGTON LA camera della morte a gas nel penitenziario di San Quintino quella in cui William Bonin, il «killer delle autostrade», doveva morire per asfissia da cianuro, è una stanza otta- Sonale costruita in ferro e mattoni entro una stanza, dipinta di verde, con aperture su tutti gli otto lati per i testimoni dell'esecuzione. Purtroppo è senza nessuna finestra, perché sta in cantina. Peccato, perché da San Quintino si gode una vista magnifica di San Francisco, non che all'ospite di quella camera importerebbe molto del panorama. La visitai molti anni or sono, nel 1975, quando la pena capitale era stata sospesa e luoghi come questo sembravano destinati al museo degli orrori umani, insieme con la Vergine di Norimberga, il gatto a nove code e lo squartamento per mezzo di cavalli. Allora ci sembrò di entrare nel medioevo. Non sapevamo che stavamo visitando il futuro. Entriamoci insieme, se volete e se avete buono stomaco. Dentro la camera della morte ci sono due sedie di metallo con la spalliera alta e il sedile perforato, come le padelle usate dai venditori di caldarroste per cuocere le castagne. Bicordo che mi aggrappai a questa immagine gentile, natalizia, per non vomitare. Che male può fare una padella per le castagne? Una delle due sedie è marcata «A», l'altra «B», per consentire esecuzioni gemellali. Avevano fatto le cose in grande, a San Quintino, ma il «bob a due» della morte fu usato una volta sola, nel 1962. Quando si giustizia un candidato solo, la sedia usata è sempre la «A». Il condannato non ha la scelta, non è co-. me un concorso a quiz, dove si può scegliere la busta. Si muore sempre sulla «A». La «B» sta di scorta. Il morituro entra accompagnato da due infermieri, da due addetti che lo legano alla sedia. Gli stringono cinghie di cuoio attorno alle caviglie, ai polpacci, alle cosce, al cavallo, come un sospensorio da atletica, per bloccargli il bacino, poi ai polsi e al petto, non perché abbiano paura che lui scappi, ma per evitare che si agiti e si scomponga troppo, durante l'agonia. Prima di stringere il laccio attorno al petto, unodei due infermieri gli infila uno stetoscopio sotto la camicia, sul cuore. Allo stetoscopio è attaccato un lungo tubo di gomma che esce dalla camera e arriva fino alle orecchie del medico di servizio, che dovrà certificare la morte. Sotto il sedile, sotto la graticola per le caldarroste, c'è una catinella piena di acqua distillata e di acido solforico. Subito sopra, al fondo del sedile, è appeso un Bacchettino di garza sul genere di quelli usati per la ricotta - di nuovo il trucco del mangiare casalingo e rassicurante - pieno di palline di cianuro. E' controllato dà un telecomando a filo. Quando gli infermieri hanno finito di legare il condannato che sta a viso e capo scoperto, escono dalla camera, assicurandosi che la porta di ferro, tipo porcellone da sottomarino, sia ben chiusa, a tenuta stagna. Fanno un cenno al boia. Il boia aziona il telecomando e le palline di ciani irò cadono nella bacinella di acqua distillata e di acido solforico. Un potente puzzo di uova marce si diffonde dentro la camera. E'il gas di cianuro. «Quando senti odore di uova marce, respira bello profondo, più a lungo che puoi - hanno consigliato il boia e il medico al condannato come vi dice il radiologo quando fate i raggi ai polmoni perché così muori più in fretta». Alcuni riescono a farlo, altri no. Il loro istinto di uomini, anche se la legge a quel punto non li considera più tali, prevale. C'è chi tenta di trattenere il fiato, chi respira a boccate rapide e cortissime, chi tenta di inarcare il corpo e di allungare il collo per allontarsi di qualche millimetro dalla morte che puzza di uova marce e che sale dal basso. Nel 1983, un condannato chiamato Gray si dibattè con tanta violenza e tanto a lungo, che i testimoni dovettero essere allontanati per non assistere a quello spettacolo raccapricciante. Ma presto o tardi, respirano tutti. Hanno sempre respirato tutti da quel 1924 quando, nello Stato del Nevada, la camera a gas fece il suo debutto. «Quando respira a fondo - mi spiegò un patologo della università Johns Hopkins, il dottor Richard Traytsman che studia la fisiologia delle esecuzioni-la perdita di sensi dovrebbe essere in teoria molto rapida, circa 10 secondi». In teoria. John Duffy, ex direttore di San Quintino ricorda le esecuzioni alle quali assistette. «Vidi il condannato strabuzzare gli occhi, poi contorcersi in preda a dolori tremendi, la pelle del viso farsi rossa e poi viola. Gli occhi gli schizzano dalle orbite e dalla bocca esce una schiuma bavosa». Il dolore, conferma il medico, è straziante. Il gas di cianuro provoca non asfissia, ma ipossìa, una violenta carenza di ossigeno al cervello. Scattano allora gli spa- smi involontari, come in una crisi epilettica e il corpo si contorce tendendo le cinghie. «Il momento più atroce è quando il condannato sente di non poter respirare, ma è ancora lucido e tenta invano di tirare il fiato. Poi scatta l'infarto. Il cuore, privato di ossigeno come durante l'infarto, invia segnali dolorosissimi al petto, alle braccia, alle spalle, al collo. E sicuramente una della maniere più atroci per morire». Lo dice lo studioso della Johns Hopkins. Il cuore continua a battere a lungo. In media, occorrono almeno 8 minuti, un tempo infinito provate a misurarlo - perché il battito cardiaco cessi, il corpo smetta di contorcersi e il medico allo stetoscopio pronunci il condannato, morto. Ma non sempre. Uno dei nove uomini uccisi con la camera a gas da quando tornò in servizio attivo nel 1976, nove sui 321 complessivi uccisi con ogni metodo da allora, impiegò 16 minuti a morire clinicamente. Quando il medico conferma il decesso, il boia mette in azione un potente ventilatore sul soffitto che in pochi secondi succhia i residui del gas e cambia l'aria. I due inservienti, con la maschera e i guanti di gomma, per non correre rischi e per non sentire il fetore delle feci del morto, entrano e spruzzano il cadavere con ammoniaca che neutralizza il gas di cianuro. Poi scompigliano i capelli del morto in un gesto che sembrerebbe affettuoso, ma deve servire soltanto a disperdere i residui di cianuro che fossero rimasti appiccicati. Lo sciolgono dalle cinghie, ricompongono il cadavere, rimettendo dentro gli occhi e la lingua che invariabilmente gli penzolano fuori, e infilano il corpo nella body bag, la sacca di plastica. L'esecuzione è finita. Ora sembra che sia davvero finita per sempre, dopo la sentenza del giudice californiano Marilyn Hall Patel. La camera a gas dovrebbe tornare a essere un reperto per il museo degli orrori e della disperazione degli uomini che cercano vendetta sui loro simili, si dice. Mi auguro che sia vero, ma una cosa è sicura. Non tornerò mai più a visitarne una. Da allora non riesco più a mangiare le castagne arrosto. Vittorio Zucconi I E' una stanza di ferro e mattoni, in cantina Il boia lega il condannato alla sedia aziona il telecomando e libera il cianuro

Persone citate: Gray, John Duffy, Johns Hopkins, Marilyn Hall Patel, Richard Traytsman, William Bonin

Luoghi citati: Nevada, Norimberga, San Francisco, San Quintino, Washington