Ciampi: niente scelte di parte Sene un uomo delle istituzioni di Guido Tiberga

Ciampi: niente scelte di parie Sene un uomo delie istituzioni Ciampi: niente scelte di parie Sene un uomo delie istituzioni INTERVISTA L'EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON mi candido». Carlo Azeglio Ciampi dice no: non sarà il «garante» di nessuno, non scenderà in campo, anche se non nasconde le sue opinioni. «Io ho vissuto tutta la mia vita neUe istituzioni - spiega l'ex presidente del"Consigho --e non vogUo coinvolgere le istituzioni in cui ho militato nella politica di parte». Mi perdoni, presidente, ma quando Maccanico è venuto a chiederle una mano lei non si è tirato indietro. Perché? «Senta, io mi sono sempre considerato un uomo delle istituzioni, alla Banca d'Italia come a Palazzo Chigi. Quando ero al governo, avrei potuto assumere atteggiamenti squisitamente politici, ma non l'ho mai fatto. Non dimentichi che il mio è stato l'unico, vero governo del Presidente deUa RepubbUca». In che senso, scusi? «Nel senso che neh" aprile del '93 il Capo deUo Stato si rivolse a Carlo Ciampi, governatore deUa Banca d'Italra, in assenza di designazioni da parte di chicchessia. Era una sua scelta, dovuta aUa particolarità deUa situazione politica ed economica in cui ci trovavamo. Tant'è che io feci il governo in quarantotto ore, senza neppure fare consultazioni». Mi faccia capire, lei ha collaborato con Maccanico come «uomo delle istituzioni»? «Certamente: Antonio Maccanico, incaricato di fare un governo di tregua su designazione di un ampio arco di partiti, è venuto da me a chiedere il mio apporto per la parte economica. E io, senza alcuna esitazione, gli ho risposto di sì». Quindi lei sarebbe entrato nel «governissimo»? «E perché non avrei dovuto farlo, scusi? Ripeto: se Maccanico mi avesse chiesto di entrare in un governo come punto di riferimento per l'economia, io avrei accettato senza porre condizioni. Se non quella di poter fare alcune cose». Quali cose? «QueUe che abbiamo concordato, e che sono la sostanza deUe "note economiche" che Maccanico ha distribuito ai partiti». E allora perché adesso, allo stesso Maccanico, lei risponde di no? «Perché adesso Maccanico non è più il presidente incaricato, ma è un uomo che sta lanciando un movimento pohuco. Mi pare che la differenza sia chiara: io non vogUo fare una scelta di parte». Mi scusi, ma anche un uomo delle istituzioni avrà il diritto di avere deUe opinioni, no? «E ci mancherebbe, qualunque cittadino, qualsiasi cosa faccia, è bene che abbia una passione civile. Altrimenti verrebbe meno ai suoi doveri». Ed è sbagliato dire che le sue opinioni sono quelle del Centrosinistra? «Vede, quando si parla dell'economia italiana, delle cose da fare, deUa necessità che il nostro Paese partecipi attivamente aUa costruzione dell'Europa - e chi ha vissu- to gU Anni 30 sente di più questa necessità - è chiaro che ci si ritrova di più in certe posizioni che in altre: ma sui contenuti, sui programmi, sulle cose concrete». Scusi l'insistenza, ma queste posizioni non sono quelle di Maccanico? «Senta, se Maccanico farà proprie del suo movimento quelle indicazioni che avevamo concordato per il governo, è chiaro che io mi ci riconoscerò. Ma allora era un programma di governo, ora diventerebbero una specie di manifesto politico. Sono cose diverse». Diverse nella forma, ma non nella sostanza. O no? «E allora? In quelle posizioni io mi ci ritrovo, ma io non divento un supporter del movimento che le sostiene. Le difenderei anche se fosse un altro a portarle avanti». Presidente, lei ha detto che non si candida. Ma altri uomini dell' es t ab li shment lo faranno, in nome della modernizzazione del Paese. C'è chi, come Sergio Romano sulla «Stampa», ha espresso dei dubbi sulla possibilità che uomini non più giovani possano essere veri modernizzatoli. Lei che ne dice? «Che non bisogna buttarli neUa spazzatura, i vecchi. Vede, è una questione di anagrafe, ma anche di cultura e di modo di essere: uno può essere vecchio da giovane o giovane da vecchio. Quando ero a Palazzo Chigi io - che certo non sono più giovane - ho tentato un nuovo modo di fare governo: un esecutivo che si assume le proprie responsabilità senza condizionamenti di partiti o di altri centri di potere. Era U recupero dei valori morali e della forza civile del Paese. Lei mi chiede deU'età dei "modernizzatoli". Io le rispondo: se sono giovani megUo, perché hanno davanti una vita da dedicare alla realizzazione degli ideali in cui credono. Ma se hanno idee nuove, non significa che non possano essere utili alla Seconda Repubblica soltanto perché sono vecchi». Guido Tiberga

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