Tonino indossa l'abito del leader

f'afaifo del leader Tonino f'afaifo del leader Da pastore del Presepe a capo carismatico DALIA PRIMA PAGINA LA stanchezza, l'ira, le depressioni, l'insofferenza e le esplosioni caratteriali hanno messo a nudo la naturale fragilità dell'uomo, ma anche il distacco definitivo, visibile,, teatrale fra il Di Pietro magistrato e il Di Pietro cittadino: il personaggio che a Napoli avevano trasformato in un pastore del presepe e il dottor Antonio Di Pietro leader naturale, titolare di un carisma personalissimo. Sarà dipeso anche da quel sigaraccio toscano che adesso si ficca in bocca. E sarà anche l'espressione di sbalordimento che non gli conoscevamo e che gli abbiamo letto nel viso. Ma certo il Di Pietro che si è fatto torchiare per sette ore consecutive era talmente diverso da quello con la toga, da provocare un senso d'angoscia: è lui o non è lui? Che cosa gli è successo? Come in quei vecchi film americani in cui si assisteva all'ascesa irresistibile di un personaggio, un campione, e poi al suo declino inarrestabile. Di Pietro ha vinto, non c'è stato nessun declino, ma la sensazione che sia entrato in scena un nuovo personaggio sotto i panni e la fisionomia di Di Pietro in parte resta. Non si può dire che fosse irriconoscibile: era proprio lui. Ma in preda a una tale tensione, piegato da una tale pressione da farlo apparire un mutante. I suoi gesti, che conoscevamo bene, erano gli stessi, ma esagerati. La fatica e l'incertezza avevano prodotto qualcosa di lievemente grottesco nella sua persona, così come grottesca era la situazione che vedeva l'umiliatore umiliato, il dispensatore di nerbate, a sua volta sul cavalletto. La situazione paradossale e da contrappasso deformava e accentuava tutte le sue caratteristiche, gli eccessi, le ruvidità, esponendo l'uomo a un ulteriore carico di curiosità, a una overdose di sentimenti e risentimenti, rancori e amori, tutti pesanti, tutti eccessivi, tutti im- propri. E così vedevamo passare sul suo volto, deformati, i tratti e le debolezze di sempre. Urlatore. Ricordiamo che urlava anche con la toga. Ma il suo era un urlare funzionale, quasi recitato. Spesso sprezzante, in più d'un caso volto ad umiliare. Lo abbia- mo visto tante volte: intimidiva, poi recuperava con una sua elementare grazia, quindi sorrideva per un attimo, saettava sguardi laser. Poi rientrava nel ruolo disciplinato, e talvolta sbuffava visibilmente. Ma nei limiti di una sua precisa e funzionante idea della scena. Insofferente. Lo è sempre stato. Aveva già preso a cazzotti un reporter, ma in tempi andati, quando era un bravo poliziotto, aveva anche sventato una rapina con una sventola, perché il personaggio è così. Però l'insofferenza che abbiamo letto ieri nei suoi occhi, che ab¬ biamo visto in televisione tondi e contaminati da uno sdegno ai confini del panico, era di un genere nuovo. Una insofferenza sofferente che non gli somiglia. • Rispettoso. E' sempre stata una delle sue grandi caratteristiche caratteriali: un istinto per la disciplina e la gerarchia, una vera umiltà sottomessa di fronte ai simboli e alle persone dello Stato. Ieri la sua sofferenza e la sua insofferenza avevano corroso il suo istinto per iì rispetto e ne avevano fatto un uomo ferito ai confini della disperazione. Certo, la disperazione di un uomo forte, e anzi petroso. Ma con segni di smarrimento. Vulnerabile. L'abbiamo visto abbastanza da vicino durante" il famoso processo per poter testimoniare che Di Pietro è anche un uomo vulnerabile. Adesso tutto ciò è finito. Anche i capelli che gli abbiamo visto ieri irti ed ìspidi come nel porcospino Wiki-Miki, quello che i bambini tedeschi si portano a letto, perderanno la carica elettrica e si abbasseranno. Ha messo su qualche chilo, se la televisione non inganna, ma non sapremmo dargli consigli o indicazioni in proposito: certo, la sua faccia un po' troppo tonda e concitata sembrava quella di Alberto Sordi nel «detenuto in attesa di giudizio». Ma ha vinto, ha stravinto, su questo fatto non ci sono dubbi e la sua vittoria graverà certamente sui bilancini sbilenchi della politica squinternata. Il cittadino Di Pietro ha superato la prova, ha camminato sui carboni del suo giudizio di Dio, è arrivato dall'altra parte e adesso si sta rivestendo. Paolo frizzanti Ha stravinto e il suo successo graverà sui bilancini della politica Ma la sensazione è che sia entrato in scena un nuovo personaggio

Persone citate: Alberto Sordi, Antonio Di, Di Pietro, Wiki

Luoghi citati: Napoli