Sanremo come Fort Apache

Guerra tra Fininvest e Rai per strapparsi l'audience Guerra tra Fininvest e Rai per strapparsi l'audience Sanremo come Fort Apache NSANREMO EL Paese dei cachi e della par condicio, il bipolarismo televisivo è arrivato finalmente allo stadio terminale: lo scontro fisico. E' successo l'altra notte in un hotel di Sanremo, quando il commando berlusconiano di «Strìscia la notizia» è stato preso a spintoni dai pretoriani di Pippo Baudo, un autentico corpo separato dello Stato festivaliero, pagato dalla Rai e composto dà veronesi che parlano in romanesco per nou dare nell'occhio. L'unica vittima della prima scazzottata intertelevisiva della storia è stato un fotografo di passaggio: il solito terzo polo. Ha un polso fasciato e un livido in pancia, se la caverà in dieci gior¬ ni. Visto il clima che si respira al festival, gli è andata anche bene. Tramontata l'epoca dell'inciucio (Rainvest), Ramno e Canale 5 combattono a Sanremo una guerra sempre meno metaforica, m uno sfondo cupo di agguati, picchiatori e umorismo funereo. In sala-stampa planano comunicati che sembrano scrìtti da Schwarzkopf o almeno da Mike Bongiorno: «Festival sempre più in crisi, Canale 5 sempre più su: Striscia da record...» e non c'è tempo di girare pagina, perché c'è già Pippo Baudo al microfono che accusa i rivali di volerlo «in mutande, morto», mentre Antonio Ricci, un paio di alberghi e di insulti più in là, sta dandogli simpaticamente del fascista e del mafioso. Come in ogni vera guerra, si è instaurato un regime di controinformazione che illanguidisce e deforma i contorni. E così il manifesto mortuario di Baudo, ripreso e mandato in onda da «Striscia» due sere fa, cambia paternità a seconda delle fonti e dei minuti: una volta è di Ricci e un'altra di Enrico Papi, il cronista mondano di Raiunó. Le due tv si palleggiano anche l'energumeno in camicia nera che nello scontro notturno ha assestato al fotografo la pedata decisiva: gli uomini di Ricci sostengono trattarsi di un «veronese» della scorta di Baudo, ma il vicepippo Mario Maffucci, sotto una faccia corrucciata e una giacca con spalline di pelle, dapprima grida alla montatura e poi proclama che il picchiatore misterioso non lavora per Raiuno, ma per le produzioni del Berlusca. Uno spasso, se non fosse che le botte sono vere. E anche l'Auditel, ebe premia le aggressioni spesso volgari di «Striscia» e precipita il Festival verso gli abissi dell'audience: 10 milioni a 12, il sorpasso sembra vicino, ma vedrete, Sanremo risorgerà. Intanto Al Bano piange e Elio canta: «Italia sì, Italia no». Italia beh. Massimo Gramellinl SERVÌZI NEGLI SPETTACOLI

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