«Ha un volto il mostro che ha ucciso a Merano» di P. S.
«Ha un che ha «Ha un che ha volto il mostro ucciso a Morano» MERANO DAL NOSTRO INVIATO Un indagato c'è. Un nome segreto iscritto nel registro, un sospetto. Che dev'essere quello che ci hanno sempre raccontato in questi giorni gli inquirenti, un uomo alto un metro e settanta, uno che conosce bene le armi, che è di queste parti, che conosce la gente e il posto, che forse conosceva anche Hans Otto Detmering e Clorinda Cecchetti, e conosceva Umberto Marchioro e ha sparato a tutti e tre un colpo solo sulla nuca e sulla fronte con la sua pistola calibro 22. Poi c'è un identikit, che presentano i magistrati nella mattina ai cronisti e ai fotografi e alle televisioni che affollano l'ufficio di Cuno Tarfusser, uno dei due sostituti che si occupano dell'inchiesta sul giallo di Merano. Eccolo l'identikit, capelli corti e neri, pelle scura, quasi il ritratto di uno straniero, di un nordafricano. «Fronte bassa, naso lungo e stretto, bocca regolare, mento a punta». Alto più di un metro e ottanta. Strano. Ma l'indagato e l'identikit sembrano due persone diverse. Il fatto è che nel giallo di Merano, ci dev'essere una sola pista vera, che poi potrebbe essere sempre la stessa, quella che gli mquirenti seguono dall'inizio. Tutto il resto, sembra fatto per rito, o per allontanare l'attenzione dei giornali. Così, succede per i testimoni e l'identikit. I testimoni: c'è chi dice che sarebbero due, chi quattro, non si conoscono i loro nomi, sarebbero dei tossici che bazzicavano il lungo Passirio durante il primo dei due delitti, solo che camminavano dall'altra parte della Passeggiata, divisi da un torrente e da più di duecento metri di distanza. Attendibilità, così e così. L'identikit: alla Criminalpol l'avrebbero steso sulle indicazioni dei testimoni, che chissà quanto sono precisi e che cosa raccontano davvero. Però, dopo alcuni giorni di indagini l'impressione è un'altra. Carabinieri e magistrati potrebbero davvero 3 essere vicini alla soluzione del giallo. E qualcuno lo lascia capire: «Entro 48 ore potremo capire se abbiamo sbagliato o se abbiamo indovinato tutto». La pista buona, ripetono adesso, sarebbe l'ultima, quella segreta, meno fantasiosa delle altre, meno letteraria. Dicono che non bisogna inventarsi niente, basta leggersi i fatti e gli atti. Solo che proprio loro in tutti questi giorni hanno detto un giorno una cosa per dire il giorno dopo la cosa opposta. Sulle pistole, sono passati dall'Automag alla Derringer, e poi sono ritornati indietro e alla fine chissà. E sul movente, si è passati dalla gelosia all'intrigo internazionale, agli affari, e allo psicopatico. Tanti cambiamenti di rotta, probabilmente sanno di fumo negli occhi. L'assassino di Hans Otto Detmering e di Clorinda Cecchetti ha sparato alla nuca due colpi veloci e poi ha espulso i bossoli dalla pistola. Voleva ricaricare l'arma per proteggersi la fuga. Azione da killer. Qualche centinaio di metri dopo, però, ha buttato via gli altri sette bossoli agli angoli della strada. Comportamento anomalo, indecifrabile, in contraddizione con quello precedente. «Un killer non l'avrebbe mai fatto - ripetono gli inquirenti -, per non lasciare tracce». Quando torna a colpire, sei Ci sarebbe anche un uomo iscritto nel registro degli indagati «Stringeremo il cerchio entro 48 ore» giorni dopo, nel casolare di Sinigo, l'assassino spara e stavolta non espelle i bossoli. La pistola è la stessa, i proiettili diversi, ma tutti rinforzati, come quelli che usano i bracconieri da queste parti. Che senso ha tutto questo? Dicono gli inquirenti, che quando verrà fuori la verità ca¬ piremo tutto. Certo, se verrà fuori. Merano ha la paura di sempre che l'accompagna da qualche giorno a questa parte. E' passato Carnevale, sono andate via le maschere. Le strade si svuotano sul far della sera. Oggi si riempiranno per andare dietro al povero Berto, in coda al suo funerale. [p. s.]
Persone citate: Berto, Cecchetti, Cuno Tarfusser, Hans Otto Detmering, Morano, Umberto Marchioro
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