«Riina era come Mussolini Non sopportava i nemici»

«Rima era come Mussolini Non sopportava i nemici» «Rima era come Mussolini Non sopportava i nemici» VENEZIA. «Riina era come Mussolini, o con lui o contro di lui». E' il pentito Gaspare Mutolo che parla nell'aula bunker di Mestre, al processo per la strage di Capaci, imputati 41 presunti mafiosi. Riina - sottolinea - ha conquistato il potere dentro Cosa Nostra con la paura. E l'uccisione di Falcone fu decisa dalla Commissione da lui presieduta. Davanti ai giudici della corte d'Assise di Caltanissetta, Mutolo rivela che il magistrato era già nel mirino nell'84, quando cominciò a raccogliere le dichiarazioni di Buscetta e Contorno. Per uccidere il magistrato era stato deciso di utilizzare un lanriamissimili, procurato dal boss Santapaola. L'agguato doveva essere compiuto a Mondello dove il magistrato trascorreva il periodo estivo. «Ci fu un tentativo, inutile, di ammorbidire Falcone - spiega Mutolo - era un uomo incisivo e intelligente. Cosa Nostra decise di ucciderlo perchè poteva fare un grosso danno all'or¬ ganizzazione». Rispondendo alle domande dei pm, Mutolo parla dei suoi incontri con Falcone e Borsellino: «Ho detto a Falcone che volevo collaborare, le cose che sapevo erano delicate, se si fossero sapute in giro sarebbero accadute cose brutte». Poi 10 mise subito sull'avviso, aggiungendo: «Ci sono persone nel suo ufficio in contatto con mafiosi». Falcone obiettò che lui non era più 11 giudice naturale (era già al ministero) e che non poteva raccogliere dichiarazioni. Mutolo viene interrogato da Borsellino il 17 luglio, 48 prima di morire nella strage di via D'Amelio. «Mentre mi interrogava - dice Mutolo - ricevette una telefonata, quando tornò era agitato. Chiesi che cosa fosse accaduto, mi disse che si era incontrato col capo della polizia Parisi e con Contrada. Mi chiese di mettere a verbale che Contrada era colluso e il pm Signorino (poi suicidatosi) era amico dei mafiosi. Ma non lo feci», [r. cri.] bancario si oppone in questi casi alla concessione del fido». Basta avere un parente protestato» perché le porte della banca si chiudano inesorabilmente. RIENTRI, PREGO. Ma la vera tragedia si consuma in occasione della richiesta di «rientro rapido». Le banche, si sa, ci mettono mesi a conceder prestiti ma, fiutato il pericolo di sofferenze, possono richiedere un rientro immediato. Che può fare, allora, il nostro signor Rossi? «E' il momento della tragedia - spiega Donata Monti -. E' in quel momento che uno fa di tutto per evitare di fi nire protestato o insolvente. E si affida ai mediatori, a qualche strana finanziaria che non fa troppe domande. In pratica fini sce nelle tenaglie dell'usura». E talvolta il funzionario infedele partecipa all'operazione. Sono almeno un centinaio i bancari inquisiti per aver segnalato pos sibili vittime agli usurai... Anche qui, comunque, sono in arrivo novità. D'ora in poi, prò mettono all'Abi, ogni contratto conterrà una clausola in cui verrà specificato il tempo in cui si potrà richiedere il rientro. Peccato che si tratterà di pochi giorni o, addirittura, di ore. «Ma se vengo a sapere - replica il banchiere - che un cliente sta fallendo non posso mica aspettare...». IL TASSO V GIUSTO? Il nostro si gnor Rossi, infine, pagherà an che 5-6 punti in meno se chie derà il prestito a Treviso piutto sto che a Potenza. Anzi, l'Adi consum segnala che la forbice ì assai più ampia. Perché? Certo, fare il banchiere a Mezzogiorno non è facile, ma la differenza appare in alcuni casi eccessiva. Eppoi, non va dimenticato che Banco di Napoli, Sicilia o Caripuglia non sono andati in crisi per piccole insolvenze ma per «buchi» colossali con pochi e assai raccomandati clienti, trattati con ben maggior riguardo ri spetto al nostro povero signor Rossi... Ugo Borione

Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Contrada, Falcone, Napoli, Potenza, Sicilia, Treviso, Venezia