Per Medusa i baci sono di Norma

Per Medusa i baci sono di Norma Per Medusa i baci sono di Norma gnore protagoniste del romanzo a sbrogliare erotici lacci e laccetti e a sbattere l'uscio in faccia ai ficcanaso. «La sensualità non è in quello che si dice - precisa la giovane ma esperta romanziera che vive a Roma in una mansarda arroccata sui tetti -, non sta nella parola in più o in meno. L'erotismo di un racconto è nell'allusione, nel non detto, in tutto quello che si lascia trapelare». La Mazzucco, non solo sul piano erotico ma anche su quello dell'intreccio, si diverte a tenere il lettore con il fiato sospeso: nell'incrocio delle esistenze di Norma e di Medusa niente è prevedibile o scontato, tutto è visto e descritto dall'interno, in logorroiche registrazioni del pensiero. Come se la narratrice la sua cinepresa l'avesse piazzata nel cervello (o nel cuore) della folla dei suoi personaggi: il Conte Felice, marito di Norma, Perù, pedofilo e giramondo, le sorelle del Conte, la società bene torinese dei primi del secolo, periodo in cui prende le mosse il racconto. La neoscrittrice è sempre vissuta nella capitale, rna ha ambientato il suo libro in una enigmatica Torino Liberty. «E' una città che su di me ha esercitato sempre un'attrazione magica. E' stata una coincidenza - dice la Mazzucco, che scrive anche sceneggiature e testi teatrali - ma proprio al Carignano di Torino è andata in scena poco prima di Natale una mia commedia "Un anno nella vita di Giovanni Pascoli"». Protagonista de II bacio della Medusa è proprio il capoluogo piemontese descritto come la capitale «morale» dell'Italia che rincorre la modernità e lo sviluppo, salotto buono della nobiltà subalpina ma anche violenta metropoli, affascinante e crudele. Povera Norma, dunque, che andata sposa al cavalier Felice Argenterò vi si deve ambientare. Povera Norma che viene da Firenze, luogo protettivo e rassicurante, dove la bellezza delle antiche mura sembra ispirare armonia e pace. A Torino, invece, avanguardia di tante trasformazioni, si è molto più duri, intolleranti, e anche forse più chiusi e respingenti. La bella contessa Argenterò è destinata a soccombere. I Sabaudi l'hanno soprannominata «A smia la regina del Balon» ovvero una persona male in arnese che pretenda di essere elegante: Norma è nello spinoso alveo cittadino una regina detronizzata, un pesce fuor d'acqua. Non sa vestire, non ama la beneficenza, balla goffamente e non riesce a reggere le più futili conversazioni. Tutto questo le vale la condanna e l'emarginazione. Ma non è solo il capoluogo piemontese a fare da fondale alle vite intrecciate dell'infelice Norma e della indistruttibile Medusa. Vi sono anche il lunare e desolato paesaggio alpino di Ferriere, paese ab¬ bandonato sulla strada che porta alla Francia, c'è la Costa Azzurra e le case di campagna degli Argenterò dove Norma soggiorna gran parte dell'anno, senza che il premuroso marito si occupi di farle qualche sporadica visitimi. «Mi piacciono i luoghi di frontiera. La Valle Stura è una zona di confine che mi ha sempre attratto perché ci sono posti spettrali disabitati e poi il mio è un romanzo di frontiera perché parla dell'incontro tra esistenze diverse, di vite che si svolgono sempre l'una confinante con l'altra, che non si incontrano e non si fondono mai», dice la narratrice che sembra aver respirato lei stessa l'atmosfera primonovecentesca in cui vivono i suoi personaggi, con i fitti riccioli scuri, la lunga gonna ondeggiante fino alle caviglie e gli stivaletti neri. Ma è proprio una feroce incompatibilità esistenziale che la Mazzucco mette al centro del Qui, Mela esordita delle In alto, a Màrgher autrice a ali

Persone citate: Conte Felice, Giovanni Pascoli, La Valle, Mazzucco