Il Comune usa il pugno di ferro di Luciano Borghesan

Sono gli interratoli coinvolti nello scandalo dei cimiteri e rinviati a giudizio Sono gli interratoli coinvolti nello scandalo dei cimiteri e rinviati a giudizio Il Comune usa il pugno di ferro Licenziati due dipendenti Il Comune ha licenziato due dei 23 dipendenti arrestati due anni fa per lo scandalo dei cimiteri. Altri sei sono sospesi: non lavoreranno e non percepiranno stipendio per un periodo tra i 3 e i 6 mesi. Sono i primi casi esaminati dalla commissione disciplinare. La giunta, ieri, ha deliberato i provvedimenti. Altri ne seguiranno. Il sindaco Castellani aveva annunciato la mano pesante nei confronti degli interratoli. Ne aveva parlato in occasione del ritorno al lavoro dei vigili coinvolti in un altro scandalo, quello delle mance per multe tolte o non elevate. «Il nuovo contratto - spiega consente la sospensione dal servizio solo per chi è rinviato a giudizio per fatti inerenti l'attività lavorativa e per cui è possibile chiedere il licenziamento. Ma sia chiaro che questa giunta sarà severa con chi ha sbagliato». Negli archivi della segreteria generale non c'è memoria di licenziamenti per motivi disciplinari. Il primo «indice verso», dunque, è per Giancarlo Cagherò ed Eugenio Capparelli. La giunta ha approvato la proposta dell'assessore al Personale, Giorgio Donna, in base al parere dalla commissione disciplinare. A scrivere le motivazioni contro i due ex necrofori, è stato il consigliere comunale Bianca Guidetti Serra, nella qualità di presidente della commissione. Dopo una vita trascorsa a difendere imputati, l'avvocato Guidetti Serra è divenuto giudice inflessibile. Ecco quanto riporta sul fascicolo di Cagherò: «E' emerso che sono stati rinvenuti sia in ufficio che a casa oggetti e strumenti tali da far pensare inequivocabilmente ad attività nell'ambito della compravendita di oggetti d'oro di notevole rilevanza ed entità». Ancora: «La posizione lavorativa di coordinamento e direzione possono avere favorito e consentito un'attività di gestione degli illeciti, atteso che le dichiarazioni dei coimputati lo indicavano tra i capi di tutta l'attività in questione». Considerazioni di «un ruolo attivo», di «promotore di attività illecite» vengono fatte anche nei confronti di Capparelli. La giunta ha deciso i licenziamenti - indipendentemente dalle condanne penali - perché «le infrazioni rivestono particolare gravità in relazione ai doveri del dipendente rispetto alla legalità e alla rettitudine»; «è compromesso il rapporto di fiducia con il dipendente al quale è da attribuirsi la lesione del decoro e dell'immagine dell'ente, oltre che del venirsi a creare una situazione all'interno di un servizio di violazione ai più elementari principi di rettitudine». Probabilmente il Cagherò e il Capparelli ricorreranno al Tar. La decisione della giunta è stata possibile perché, in sede giudiziaria, i 2 dipendenti comunali licenziati e i sei sospesi avevano patteggiato la pena (il Capparelli ha anche risarcito 25 milioni). Per gli altri, che hanno scelto il rito abbreviato o il processo di lungo coiso, bisognerà attendere le sentenze definitive. Un paio di loro sono andati in pensione. Solo i due ex cappellani - i fratelli Rosario e Giuseppe Ormando - hanno rassegnato le dimissioni. Luciano Borghesan Sopra una scena del marzo '94 quando i carabinieri arrestarono gli interratori A fianco Giorgio Donna e don Giuseppe Ormando