«Lo stabilimento Ilva va verso la chiusura» di Enzo Bacarani

Il sindacato: scelte sbagliate Il sindacato: scelte sbagliate «Lo stabilimento Uva va verso la chiusura» Iposti di lavoro in pericolo sono 400 Chiesto incontro a Comune e Regione «L'Uva di Torino chiuderà». Lo sostengono, quasi rassegnate, le Rsu (le Rappresentanze sindacali unitarie di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Ulm-Uil degli stabilimenti torinesi). Per i delegati delle Rsu, e per il sindacato Fim-Cisl guidato da Gianfranco Zabaldano, è un'amara certezza. Che cosa induce i rappresentanti sindacali ad assumere un atteggiamento così pessimistico nei confronti di un'azienda che conta circa 15 mila dipendenti in tutt'Italia e che rappresenta una sicurezza per dipendenti e clienti? «E' in atto un drastico ridimensionamento dei volumi produttivi - spiegano le Rsu - a cui stiamo assistendo in questi primi mesi del '96 e c'è inoltre un'assoluta mancanza di investimenti. Se questa tendenza dovesse continuare, nel giro di pochi mesi si creerebbero le condizioni per la chiusura». Eccessivo pessimismo? No affermano i sindacati - la situazione ormai è al livello di guardia. In un documento, le organizzazioni dei lavoratori affermano di credere «che Torino non possa permettersi di perdere un altro pezzo di tessuto industriale sano che occupa ancora circa 400 dipendenti - indotto escluso - che andrebbero a incrementare il già alto tasso di disoccupazione». Le accuse dei sindacati all'azienda sono chiare: una politica commerciale improvvisata «che ha portato a una perdita secca di clienti con conseguente riduzione degli ordiini». Questo vuol dire, secondo Firn Fiom e Uilm, che gli stabilimenti torinesi di corso Regina - che da parecchi anni sono fonte di produttività e ricchezza si trasformeranno in un complesso industriale in grado di Gianfranco Za aldano produrre soltanto perdite». ' La situazione è diventata difficile da quando l'Uva è stata ceduta a privati, e precisamebne al gruppo Riva di Brescia: ora si chiama Ast. Ciò che preoccupa maggiormente i sindacati di Torino e provincia è l'annunciato disimpegno da parte dei vertici dell'azienda nei confronti dell'area torinese. L'idea è di concentrare tutta la produzione a Taranto, smantellando così l'area di corso Regina. Un'ipotesi che ha spinto i sindacati a emanare un comunicato durissimo nei confronti dell'azienda: «E' ormai passato un anno - sostengono i rappresentanti dei lavoratori - da quando la siderurgia pubblica è stata ceduta alla famiglia Riva. La politica aziendale ha portato a una secca perdita di clienti. Abbiamo aspramente criticato la politica industriale del "navigare a vista" che consiste nel decidere mese per mese quanto produrre e in quali siti. Stiamo subendo un sistema di relazioni industriali che ha come unico scopo quello di distruggere il sindacato a tutti i livelli, estromettendo di fatto i lavoratori dal coinvolgimento negli obbiettivi dell'impresa». In base a questa situazione, i sindacati dei metalmeccanici hanno dichiarato lo stato di agitazione e hanno rivolto un appello al Comune di Torino, alla Provincia e alla Regione. Nei prossimi giorni i rappresentanti dei lavoratori chiederanno agli amministratori locali di studiare un piano d'azione per salvare 400 posti di lavoro. Dopo il caso Alenia e dopo il caso Viberti, Torino rischia di trovarsi tra le mani un altro scottante problema occupazionale. Enzo Bacarani Lo stabilimento Uva di Torino Secondo i sindacati è praticamente certo che si arrivi alla chiusura e per questo hanno chiesto una serie di incontri ai responsabili degli enti locali Gianfranco Zabaldano

Persone citate: Gianfranco Za, Gianfranco Zabaldano, Riva, Viberti

Luoghi citati: Brescia, Comune Di Torino, Italia, Taranto, Torino