Dagli ultras la scossa per il Torino di Bruno Bernardi
Ieri incontro con Scoglio e giocatori che promettono di battersi fino in fondo per la salvezza Ieri incontro con Scoglio e giocatori che promettono di battersi fino in fondo per la salvezza Dagli uhras la scossa per il Torino m « 19 « m * -tf -m Rizzitelli: sono unici al mondo TORINO. Il delicatissimo momento che attraversa il Toro e il modo per allontanare lo spettro della serie B sono gli argomenti del confronto tra un gruppo di ultra e altri rappresentanti della tifoseria granata con Scoglio e Rizzitelli, nella palestra della Sisport di Orbassano al termine dell'allenamento di ieri. A parte e sotto lo sguardo competente di Lido Vieri si è allenato, come stagista, il diciannovenne portiere nigeriano Ike Ibrahim Shorunmu. Un dibattito aperto e civile, con la solenne promessa, da parte del Professore e del capitano, di «dare tutto, fino in fondo, per centrare la salvezza». Rizzitelli ha un feeling particolare con la Curva Maratona: «In altre città ci avrebbero contestato e, magari, distrutto le auto. I nostri tifosi, ancora una volta, sono stati eccezionali. Ci hanno solo chiesto di tirar fuori gli attributi, comunque vada a finire. Adesso contano soprattutto i fatti, non le parole». Domenica scorsa, quando il pubblico urlava contro Braschi, Rizzitelli ha fatto un gesto d'approvazione che poteva costargli caro, se visto dall'arbitro o dai suoi collaboratori. Si è pentito: «E mi vergogno. Può capitare di perdere la testa. Certamente non per un mezzo fallo, ma per una serie di episodi. Ad altri è concesso, si capisca anche me». Non vuole para- goni con il caso-Mancini: «A volte ci si rivede in tv e non ci si riconosce. In campo si compiono gesti, senza una spiegazione, come il mani di Maltagliati con la Lazio e di Lanna nel derby romano. Io non sono certo un pazzo scatenato». Nega che la società non tuteli abbastanza la squadra ed sclude una correlazione tra la crisi del Toro e quella della classe arbitrale: «Non me la sento di protestare ancora. E' inutile. Se lo facciamo peggioriamo le cose e non è così che possiamo risolvere il problema. Dobbiamo salvarci con le nostre forze, dando tutti qualcosa in più». All'Olimpico, dove ha dispu¬ tato sempre grosse gare con il Toro, segnando sia contro la Lazio sia contro la Roma, domenica Rizzitelli non penserà più a giocare come ex: «Ormai ho rotto il ghiaccio. E mi preme soltanto che la squadra conquisti un risultato positivo». Scoglio, che porterà già domani il Toro in ritiro alla Borghesiana, ha ripetuto che vuole recuperare Pelé a tutti i costi «anche da fermo, perché piloti e renda meno frenetica la manovra». La pensa allo stesso modo Rizzitelli: «Anche se è zoppo, Abedì può dare il suo buon contributo». Pelé ringrazia. Ha svolto due allenamenti, footing al mattino e partitella al pomeriggio. Zoppica, nonostante le intense cure, ma è disposto a stringere i denti: «Rizzitelli mi ha detto, sotto la doccia, che posso farcela con un'iniezione antidolorifica. La carica di Ruggiero è contagiosa, una motivazione in più, come il fatto che tutti i compagni mi aspettino. Però potrebbe essere meglio un granata sano che un Pelé così così. E' presto. Il medico assegna 60 probabilità su cento di giocare. Sono d'accordo. Vedremo nei prossimi giorni come reagirà allo sforzo la caviglia sinistra. Se vogliamo davvero cercare di vincere, allora posso anche correre qualche rischio...». E' la prima volta, nella sua carriera, che Pelé è impegolato nella lotta per la salvezza: «Fa un brutto effetto. Ho visto uno spogliatoio triste. Ci manca il gol. Questione di sfortuna, non di paura. Se il Toro continua a giocare come nel primo tempo di Marassi e come con l'Inter, usciremo dal tunnel». Pelé sa che nella malaugurata ipotesi di una retrocessione lui e Rizzitelli non seguiranno la stessa sorte del Toro: «Per questo voglio che si risalga la classifica. Anzi, togliamoci dalla testa la serie B. Ai tifosi ripeto: ci salveremo». Bruno Bernardi Domenica, quando i tifosi granata contestavano Braschi, Rizzitelli ha avuto un gesto d'approvazione che poteva costargli caro; ora è pentito: «Mi vergogno»
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