I contratti pubblici alla prova del caos di Giovanni Trovati
/ contratti pubblici alla prova del caos F ANALISI =1 / contratti pubblici alla prova del caos R ISPONDENDO al referendum indetto Ldallo Snals 650 mila insegnanti su 900 mila hanno respinto il contratto dello scorso giugno, perché, dicono, «omologa la scuola alla fabbrica» e non garantisce più il posto a chi è di ruolo. Forte del risultato lo Snals ha chiesto al Tar di dichiararlo nullo. La decisione del tribunale amministrativo è attesa per il 20 marzo. Prima di quella data dovrebbero cominciare le trattative per il secondo biennio del contratto: qui si pongono due domande. Si può discutere della seconda parte di un contratto che la grande maggioranza non accetta? E ancora: può il tribunale amministrativo annullare un accordo nazionale? Lo Snals dice che il concetto di privato nella scuola viola la prerogativa della funzione del docente, tutelata dalla Costituzione. Il concetto di privato comporta per i professori il passaggio dal ruolo di titolarità, che garantisce il posto sicuro sino alla pensione, a un rapporto a tempo indeterminato, che contempla anche la messa in mobilità. Come gli orerai, se si riduce la proo zione, vengono lasciati a casa (con la cassa di integrazione), così verrebbero lasciati a casa gli insegnanti (è dubbia la cassa integrazione) se continuassero a diminuire gli studenti. Per ch; ha scelto la scuola accettando uno stipendio poco rimunerativo in cambio della sicurezza del posto, è un colpo duro. Non è chiaro come verrebbe applicata la mobilità. Si lasciano a casa gli insegnanti delle classi che si chiudono? O gli insegnanti più vicini alla pensione? O auelli con minor anzianità? Oppure si segue un criterio di merito? In que- Aris Accorneroque I nità I criti residente Aran sto caso chi giudica? Sulla ripresa delle trattative sorge un altro ostacolo: il non risolto problema della rappresentatività. Il problema coinvolge il pubblico impiego. Il referendum dello scorso anno sul sindacato ha creato un vuoto legislativo, che il Parlamento non ha colmato. Alla vigilia delle trattative per il parastato e per i medici, il ministero della Funzione pubblica ha lasciato libera l'Aran (l'agenzia che rappresenta lo Stato) di convocare quei sindacati che a suo giudizio hanno titolo per sedersi a un tavolo comune. L'Aran ha ritenuto di riconoscere la rappresentatività a chi ha almeno il 5 per cento degli iscritti e a chi ha firmato il contratto per il precedente bienno. Ne seguirebbe uno sfoltimento delle sigle, che potrebbe essere un bene. Ma è pensabile che si riesca a ridurre il numero dei sindacati in un Paese che vedere proliferare i partiti (ci avvicianiamo alla trentina)? In base al secondo criterio adottato dall'Aran avrebbe dovuto essere escluso lo Snals, che è il primo sindacato dei docenti: lo Snals si è rivolto al Tar del Lazio, e la prima sezione bis del tribunale amministrativo con procedura di urgenza il 15 febbraio lo ha ammesso alle trattative. L'Aran ha annunciato un ricorso. E' intervenuto il ministro della Pubblica istruzione, con una nota ha dichiarato che lo Snals e anche altre sigle debbono essere convocate. Si è aperto un contrasto in seno al governo: può Lombardi, titolare della Pubblica istruzione, interferire nel campo proprio di Frattini, titolare della Funzione pubblica? La confusione è somma. Giovanni Trovati ati | Aris Accornero, presidente Aran
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