Oggi la verità sull'inflazione di gennaio

Fermi a dicembre i prezzi alla produzione. I sindacati al governo: bloccate il caro-vita Fermi a dicembre i prezzi alla produzione. I sindacati al governo: bloccate il caro-vita Oggi lo verità sull'inflazione di gennaio Arrivano i dati Istat, previsto un rialzo vicino al5,8% ROMA. Finalmente arrivano, i dati sull'inflazione in gennaio, e sono accompagnati dagli ormai ripetuti sospetti di fuga di notizie. Arrivano stamattina e, si teme, confonderanno molte teste. Gli indici del costo della vita che l'Istat diffonderà saranno due: uno che continuerà ad essere senza tabacchi, perché così vuole la legge italiana fatta dall'ultimo governo Andreotti per poter rincarare le sigarette senza conseguenze; e uno con i tabacchi, perché così prescrive l'Unione europea, per omogeneità con gli altri Paesi. L'indice con tabacchi, a causa dei recenti rincari, darà una percentuale piuttosto alta di aumento. L'indice senza tabacchi dovrebbe invece - secondo le previsioni degli analisti economici dare un responso non troppo dissimile da quello di dicembre, quando l'aumento del costo della vita negli ultimi 12 mesi risultò del 5,8%. A complicare ancora la faccenda, pare che mancherà - perché l'Istituto centrale di statistica non ha fatto in tempo a calcolarlo sul nuovo «paniere» - un indice a cui sia la Banca d'Italia, sia il governo Dini tengono molto: il costo della vita al netto degli aumenti di imposte indirette. E ormai la questione degli indici del costo della vita è al center di un'attenzione nervosa. Negli ultimi mesi c'erano state le fughe di notizie, poi il cambio di procedure per i dati delle grandi città campione. Poi c'è stato questo ritardo di oltre due settimane sulla normale cadenza di diffusione dei dati, dovuto al nuovo «paniere» di beni e servizi su cui calcolare gli aumenti di prezzi. Ieri, ancora, l'Istat ha fatto sapere che i dati delle grandi città campione non saranno comunicati neppure per il mese di febbraio. In breve, lo scetticismo si diffonde e corrono i sospetti. Il recupero della lira sui mercati valutari ieri pomeriggio è stato attribuito da alcuni a ima fuga di notizie: chi ha comprato lire lo avrebbe fatto sapendo che l'indice (quello senza tabacchi) darà segnali positivi. Chissà. E mentre ricompare la tenace vox populi secondo cui le fonti governative tenderebbero a «truccare» al ribasso gli indici dei prezzi, è invece opinione diffusa tra gli economisti che i correnti metodi di rilevazione facciano invece il contrario, sopravvalutino gli aumenti. All'inizio della giornata di ieri, peraltro, un influsso benefico sulla lira lo avevano esercitato i dati sui prezzi alla produzione. In dicembre, per il terzo mese consecutivo, non si è registrato alcun aumento in uscita dalla fabbrica. I forti rincari registrati in primavera e in estate avevano scatenato la polemica sugli alti profitti delle imprese. Ora è invece il presidente della Confindustria Luigi Abete a sostenere di aver avuto ragione: la colpa, dice, era della svalutazione della lira e delle materie prime. Negli ultimi 12 mesi, da dicembre a dicembre, l'aumento dei prezzi di produzione si ridimensiona al 6,5%. La media annua resta comunque al 7,9%, che non è poco. Nel consueto contrapporsi delle parti ne approfitta il presidente della Confcommercio, Sergio Bilie, per affermare che non si può ancora essere ottimisti; tanto più che la lira negli ultimi giorni è tornata a deprezzarsi. Preoccupati come sempre della tenuta del patto salariale, Sergio Cofferati della Cgil e Sergio D'Antoni della Cisl chiedono al governo immediate .._ . . .. misure anti-inflazionistiche anche a Camere sciolte. Il «paniere» 1995 che si inaugura stamattina dovrebbe dare, rispetto a quello del 1992 che viene messo da parte, una migliore rappresentazione dei consumi medi della famiglia italiana (anzi della «famiglia di operai e impiegati» come recita la denominazione ufficiale). Il peso della alimentazione nella spesa totale scende dal 22,27% al 21,96% (senza tabacchi, al 19,85%). E' un segno inequivocabile di benessere, se si pensa che nel «paciere» del 1950 l'alimentazione pesava per il 52,7%. Nelle Regioni più ricche, infatti, la quota è ancora minore: 18,87% in Piemonte, 18,20% in Lombardia, 17,99% in EmiliaRomagna. In Campania, invece, è il 30,77%. Stefano Lepri 1=? <<y\ £i ^ fa* COME CAMBIA LE VOCI CHE ENTRANO. BISCOTTI FROLLINI TORTA PRECONFEZIONATA CARNE BOVINO MACINATA COZZE VASCHETTA DI GELATO CREMA DI CIOCCOLATO CARAMELLE VERMUTH DOLCE CHEWING GUM PRESA DI CORRENTE CAVO ELETTRICO SERVIZI TELEFONICI VARI SOSTITUZIONE CINGHIA AUTO EQUILIBRATURA RUOTE AUTO AUTOLINEE EXTRAURBANE AUTORADIO CON FRONTALINO SVILUPPO PELLICOLA A COLORI ISTRUZIONE SUPERIORE TUTTI I SERVIZI POSTALI CORSO DI LINGUE CORSO DI VIDEOSr ' .'RA

Persone citate: Andreotti, Dini, Luigi Abete, Sergio Bilie, Sergio Cofferati, Sergio D'antoni, Stefano Lepri

Luoghi citati: Bovino, Campania, Crema, Emiliaromagna, Lombardia, Piemonte, Roma