La parata delle anti-Hillary

La parata delle anti-Hillary La parata delle anti-Hillary Le mogli dei candidati: saremo l'opposto di lei LE FflRST LADIES Honey Alexander SWASHINGTON ONO così diverse tra di loro le First Ladies repubblicane che hanno sfilato questa settimana in New Hampshire accanto ai loro mariti candidati. Sono così diverse, ma ci tengono a mettere in evidenza un importante tratto comune: le First Ladies repubblicane non si assomigliano per quello che sono, ma sono molto simili in quello che dicono di non essere. In una parola, tutte promettono di incarnare, ciascuna a modo proprio, un modello anti-Hillary. Così le presentano anche i loro mariti candidati, che peraltro, nei loro comizi, non mancano mai di tirare stoccate alla First Lady attualmente in carica, tradendo apertamente la convinzione che attaccare l'impopolare Hillary paghi. Patrick Buchanan comincia sempre i suoi discorsi indicando una timida e minuta signora bionda che sta in fondo al palco e dicendo: «Vorrei che conosceste mia moglie Shelley: l'ho personalmente nominata per rimpiazzare Hillary Rodham Clinton». Si schermisce imbarazzata la signora Buchanan, quando scoppia l'inevitabile applauso e sembra arrossire quando il marito incassa i dividendi della sua battuta, sottolineando che Shelley non si metterà certamente in testa di «riscrivere il sistema sanitario nazionale» se lui diventerà presidente. Tutti tranquilli, quindi: Shelley sarebbe una First Lady capace di stare al suo posto. Eppure Shelley aveva cominciato a fare politica prima di Pat e lavorò sei anni alla Casa Bianca prima con Richard Nixon e poi con Gerald Ford. Ma visti i risultati raggiunti da Hillary con il suo interventismo meglio presentarsi come donna di casa. Anche Elizabeth Dole, detta «Liddy», non è una che abbia sprecato molto tempo dietro i fornelli o a fare la calza. Ha avuto incarichi a livello ministeriale in due Amministrazioni ed è tuttora presidente della Croce Rossa americana. Ma da quando è iniziata la campagna «Liddy» apre bocca solo per promuovere la candidatura del marito e per quello che la riguarda personalmente ha anticipato che, se diventerà First Lady, manterrà l'incarico della Croce Rossa perché si tratta di un'organizzazione umanitaria, ma niente politica. «Magari Liddy potrebbe decidere di aprire una banca del sangue alla Casa Bianca», scherza il marito Bob. Anche Honey Alexander ha un passato politico e poi ha seguito attivamente il marito Lamar in tutta la sua carriera, facendo anche affari assieme a lui, proprio come fece Hillary con Bill. Ma anche lei assicura di essere interessata soltanto a iniziative umanitarie: «Non sono mai stata interessata a prendere decisioni politiche». Infine Sabina Forbes, che ha studiato a Parigi e parla tre lingue, è quella che più apertamente di tutte le candidate First Lady si richiama al modello della «nonna d'America» Barbara Bush. Non sono solo la stazza e i capelli bianchi a suggerire il confronto. Sabina e, di tutte, l'unica vera donna di casa, che ama tare la spesa e cucinare. Le altre, non si sa mai, arrivate al potere potrebbero anche trasformarsi, ma con Sabina si starebbe tranquilli: l'epoca delle amazzoni castratrici alla Casa Bianca sarebbe finita. Paolo Passarmi Honey Alexander

Luoghi citati: New Hampshire, Parigi