Corsica l'isola della libera faida

Un Far-West mediterraneo, tanti omicidi e nessun arresto. Impunite anche centinaia di bombe Un Far-West mediterraneo, tanti omicidi e nessun arresto. Impunite anche centinaia di bombe Corsica, Pisola della libera faida Strage fra separatisti, Parigi sta a guardare PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Con tre omicidi «politici» in neppure una settimana (e 16 dal 15 giugno '93, quando iniziò la «guerra civile» tra clan nazionalisti), i quotidiani exploit dinamitardi - centinaia le esplosioni dolose nell'ultimo biennio - e una Giustizia alle corde, la Corsica è oggi l'Ulster di Francia. Anziché Ira e Provisionals, si affrontano armi in pugno fazioni che la battaglia per l'autonomia se non l'indipendenza dalla Francia dovrebbe unire, ma irrimediabilmente divise da interessi economici, clientele, faide locali. Esiste ancora uno Stato nell'ex Ile de Beauté? O, più prosaicamente, la legge? Ad apprendere che la conferenza stampa notturna - l'I 1 gennaio scorso nella quale 600 incappucciati esibirono un'arsenale da guerra all'ultimo grido non provocò la menoma «inchiesta preliminare», non si direbbe. E il procuratore capo che per iscritto raccomanda «circospezione» nelle indagini sul terrorismo isolano sembra confermarlo. Parigi teme il Far West corso. Meglio chiudere un occhio, anzi due, che aprirli sul «racket separatista» che taglieggia il commercio o le bombe nei villaggi turistici talora a capitale italiano - rei di non finanziare abbastanza la Causa. Numerose le sigle in campo. Fine («canale storico» e non: acerrimi rivali), Accolta Naziunale Corsa, Unione del Popolo Corso, Movimento per l'Autodeterminazione, Resistenza... Due, in sostanza, gli schieramenti. Da un lato il primo Fronte Nazionale di Liberazione Corso, sull'altra sponda gli scissionisti e il Map. Con 7 cadaveri a testa, si direbbe un pareggio. Ma un quindicesimo, il venditore ambulante Mario Azzara abbattuto l'altro ieri, è in fase di attribuzione: qualcuno potrebbe passare in vantaggio. Gli scenari per l'assassinio sono standard. Agguato per strada, sotto casa o - di rado - in un locale. Kare le rivendicazioni: prevale il messaggio cifrato. E i killer possono dormire tranquilli. La percentuale di omicidi cui non seguono arresti e processi sfiora quota 100. E le statistiche non indicano performance migliori contro altri crimini «patriottici». Sorge, inevitabilmente, il dubbio che il Potere garantisca un'almeno relativa impunità a scontri fratricidi e offensive bombarole. Nella speranza, forse, di un reciproco sterminio. O per il timore che un massiccio intervento poliziesco scateni rappresaglie ancor più gravi. E sia pure ammessa solo a mezze parole - proprio questa sembra essere la realtà. Ma le indiscrezioni vanno oltre. Si vocifera di trattative nemmeno eccessivamente segrete fra l'establishment e l'ala dura. Le smentite ufficiali non convincono troppo. Il ministro degli Interni JeanLouis Debré, reduce da un viaggio lampo sull'isola come qualche giorno più tardi il suo collega Guardasigilli, ha peraltro lasciato la sgradevole impressione che nel negoziare una «tregua» la Francia non lesini promesse al nazionalismo corso. La stessa terminologia ufficiale lascia trapelare imbarazzo e una minima condiscendenza. Benché il sangue sparso negli ultimi 31 mesi ne costituisca la miglior conferma, si preferisce non evocare la presenza di «terroristi» o «guerriglieri» in Corsica. Che metterebbero in fuga un turismo straniero già assottigliatosi pericolosamente. Meglio evocare il «malessere» che pervade Bastia, Ajaccio, Corte, Porto Vecchio, Calvi, il caro-vita, la disoccupazione, l'assenza o quasi di export. Fare della criminalità, insomma, un fenomeno endemico cui occorre rispondere su altri piani. Entro giugno dovrebbe concludersi la fase iniziale delle consultazioni tra Parigi e i vari Sinn Fein insulari, braccio politico degli Irriducibili. In gioco, un massiccio pacchetto assistenziale per rilanciare l'economia, una diversa struttura amministrativa e misure linguistiche favorevoli all'idioma autoctono. Comprensibile dagli italiani, ma assai esotico per orecchie francofone. Non a caso, i negoziatori corsi che Chirac inviò a Belgrado e Pale per far rilasciare i due aviatori francesi comunicavano nella favella natia, per telefono, con la madrepatria, dribblando gli intercettatori serbi. Enrico Benedetto Giudici inerti anche dopo il clamoroso raduno pubblico, ni gennaio scorso, di 600 incappucciati Tre delitti in meno di una settimana e 16 dal giugno '93 quando iniziò la «guerra civile» Tre delitti in meno di una settimana e 16 dal giugno '93 quando iniziò la «guerra civile» Giudici inerti anche dopo il clamoroso raduno pubblico, ni gennaio scorso, di 600 incappucciati Il presidente francese Chirac e un incontro con stampa e tv degli incappucciati del Fronte di liberazione nazionale corso La situazione sull'isola sembra sempre meno controllabile dalle autorità

Persone citate: Bastia, Chirac, Corte, Enrico Benedetto, Fine, Mario Azzara, Popolo Corso