Dini meglio in Parlamento che tecnico di Fabio Martini

Il premier confida i suoi obiettivi, mentre Amato sembra orientato a declinare l'invito dell'Ulivo Il premier confida i suoi obiettivi, mentre Amato sembra orientato a declinare l'invito dell'Ulivo Pini: meglio in Parlamento che tecnico In tandem con Maccanico ROMA. La plancia del Transatlantico è deserta - gli onorevoli sono già tutti nei collegi a ramazzar voti - ma all'imbrunire spunta Vittorio Sgarbi e racconta una telefonata molto interessante: «Ho chiamato Dini - io sono un suo fan - e gli ho detto: presidente, ma chi glielo fa fare di presentarsi alle elezioni? E lui: caro Sgarbi, è meglio stare in Parlamento piuttosto che fare il tecnico...». Personaggio di poche, asciutte parole Lamberto Dini, eppure quella confidenza fatta a Vittorio Sgarbi può aiutare a capire le imperscrutabili intenzioni del presidente del Consiglio. Strattonato a destra e a manca, visitato a palazzo Chigi prima da Gianfranco Fini e poi da Massimo D'Alema, Dini finora ha fatto la sfinge, non ha dato risposte a chi gli chiedeva una parola definitiva sul suo impegno politico. Ma l'ultima volta che è stato a palazzo Chigi - due sere fa D'Alema ne è uscito di ottimo umore. Per la prima volta Dini ha fatto capire - e la novità è grossa - che se per davvero sotto l'Ulivo lievitasse una federazione moderata con Popolari e laico-socialisti, lui sarebbe della partita. Di più: Lamberto Dini potrebbe essere il leader di questo nu vo cartello elettorale che sta fatico-samente prendendo corpo grazie ai contatti condotti sotto traccia da Antonio Maccanico. Dal lavorìo dell'ex presidente incaricato sta prendendo forma una «bicicletta» con due ruote una più grande e una più piccola: da una parte i popolari («ci stiamo, ma vogliamo ci sia il nostro simbolo», spiega Gerardo Bianco) e dall'altra l'Unione dei democratici, un agglomerato con dentro repubblicani come Maccanico e La Malfa, socialisti come Boselli e Del Turco, liberali come Zanone, battitori liberi come Bordon e persino - arri¬ va a dire qualcuno - transfughi di Forza Italia come Urbani, Della Valle e Dotti. Una voce che però è stata smentita da Milano con molta secchezza: «Malignità messe in giro ad arte, malignità infondate al 100 per 100». E per sostenere il duo Dini-Maccanico, in quella che diventerebbe la «terza gamba» dell'Ulivo (accanto a pds e Verdi) è in preparazione un appello di «grandi firme». Ha promesso la sua adesione (ma ha detto no ad una candidatura) Carlo Azeglio Ciampi. E proprio ieri, secondo le voci di Montecitorio, Antonio Maccanico avrebbe dovuto incassare il «no» quasi definitivo di un altro ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, che non sembra intenzionato ad essere candidato alle prossime elezioni per non «marchiare» politicamente l'Autorità Antitrust che oggi presiede. E d'altra parte non è neanche detto che il progetto-Maccanico vada in porto: «Soltanto tra 48 ore lui sarà in grado di decidere se la "terza gamba" dell'Ulivo può nascere o no», dice Bordon. E anche Gerardo Bianco ieri sera da piazza del Gesù restava prudente: «Il progetto ha il 50% di possibilità di decollare. Ma se qualcuno volesse imporre le proprie idee, amici come prima...». L'allusione è a Mariotto Segni che proprio ieri si è visto con Maccanico e non ha rinunciato a riproporre il presidenzialismo come discriminante per una sua partecipazione alla nuova aggregazione. Insomma, ancora molta nebbia e proprio per questo ieri sera nei corridoi di Montecitorio rimbalzava un interrogativo: ma Lamberto Dini alla fine ci starà o no? «Penso di sì si sbilancia per una volta il prudentissimo Bianco - penso che Dini possa essere interessato ad un progetto di questo tipo, ma è lui che deve decidere liberamente e nessuno deve forzarlo in un senso o nell'altro». Si racconta che Oscar Luigi Scalfaro non sarebbe contrario alla scesa in campo di Dini e se si chiede una conferma a Bianco - che conosce il Capo dello Stato da tanti anni - il segretario del ppi si limita a sorridere. Ma racconta un aneddoto: «Quando sono stato al Quirinale ho detto a Scalfaro: Presidente quando lei uscirà da qui sappia che per lei è pronta una tessera del ppi, col numero uno! Lui si è messo a ridere». E Prodi? Lui ha sempre detto di essere felice se Dini si schiererà con l'Ulivo, ma una presenza importante come quella del presidente del Consiglio è destinata a creare qualche grattacapo nel centro-sinistra, tanto più che non mancano certo le grane sotto le fronde dell'Ulivo. Ne sa qualcosa Massimo D'Alema che ieri ha riunito a Botteghe Oscure il coordinamento del pds, allargato ai segretari regionali. E proprio i quadri del Nord, che conoscono degli umori della Lega, non si sono mostrati ottimisti. E così D'Alema alla fine ha dovuto tirare le somme: «Noi la nostra disponibilità la diamo, ma gli accordi si fanno in due e dunque..;». E dunque per il sospiratissimo - quasi decisivo - accordo di desistenza con la Lega, D'Alema dovrà restare sulla graticola ancora a lungo. Fabio Martini Il presidente del Consiglio Lamberto Dini

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