«Fininvest non deve pagare»

Moratti a colloquio con Dini Si fanno i nomi di Ronchey, Colombo, Longhi e Micheli «Fininvest non deve pagare» //pretore annulla le sanzioni del Garante LE ULTIME ELEZIONI MILANO ON rispettare la «par condicio»? Una violazione a «rischio zero». Lo dice la sentenza del pretore di Milano che ha annullato le sanzioni del garante dell'editoria contro la Fininvest. Perché la Costituzione parla chiaro (articolo 77): «I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione». E il decreto sulla «par condicio» è stato solo reiterato, mai trasformato in legge: per chi lo ha violato le sanzioni «perdono efficacia». La sentenza, pronunciata da un giovane pretore, Giovanna Beccarmi rischia di provocare un terremoto, proprio adesso che si parla di reiterare per l'ennesima volta il decreto, in scadenza il 18 marzo. Il nuovo se ci sarà - avrà effetto fino al 18 maggio ed è praticamente impossibile che a quella data - e indipendentemente da chi vinca le elezioni - possa essere tra- sformato in legge da un Parlamento entrato in carica da nove giorni. Dunque il rischio per chi viola le norme può essere ridotto a zero. Salvo non pensare che il Garante oscuri d'acchito chi sfora i tempi previsti per legge. O salvo che la Cassazione accolga il ricorso contro la sentenza che presenterà, a nome del Garante, l'avvocatura dello Stato. Per ora resta questo: i servizi di Emilio Fede non costeranno una lira di multa alla sua azien¬ da. Perché era stato proprio il Tg4 a scatenare i fulmini del Garante. E - paradossalmente proprio su un tema che alla questione «par condicio» era assai affine: i referendum sulla legge Marami. Prima trasmissione sotto accusa, un collegamento con il teatro Manzoni di Milano, il 27 marzo dell'anno scorso: circa otto minuti dedicati a Silvio Berlusconi; una «sovraesposizione» che valeva, per il Garan¬ te, cento milioni di multa. Poi sono venute alcune edizioni del Tg4 (il 2, 4, 5 e 7 aprile '95): anche qui una presenza «eccessiva» di Silvio Berlusconi accompagnata da atteggiamento che non poteva certo definirsi neutrale da parte di Emilio Fede; 200 milioni di multa. La Fininvest impugna fin da subito le sanzioni; ieri l'udienza davanti al pretore. A rappresentare il gruppo di Silvio Berlusconi c'è l'avvocato Aldo Bonomo che punta su due questioni. La prima, nel merito del comportamento di Fede: sostiene che non c'è stata violazione di legge bensì «diritto di cronaca», e non sarebbe possibile stabilire a priori i tempi dei servizi giornalistici. La seconda questione è di tipo tecnico, ed è assai più insidiosa. Perché basta citare la Costituzione. E anche per l'avvocato dello Stato, Dario Bellisario, non è facile difendere non tanto le ragioni del Garante, quanto la validità di sanzioni su un decreto scaduto, ancorché reiterato. Il pretore, a quanto si sa (le motivazioni della sentenza devono essere ancora depositate; probabilmente avverrà in settimana) non è entrato nel merito del comportamento di Fede. Non si è cioè pronunciato sul fatto se quei Tg abbiano violato o meno la «par condicio». Si è «limitato» a tener conto della seconda questione, cioè la lettera della Costituzione. Adesso si affilano le armi per la Cassazione, ma già da adesso negli ambienti giudiziari si fa notare che quella sentenza è tutt'altro che priva di fondamento. Anzi... E a questo punto, fuori del Palazzo di giustizia, ma nei Palazzi della politica e dell'informazione serpeggia un dubbio: che valore potrà mai avere un decreto la cui violazione non è, nei fatti, sanzionabile. Senza lo spettro di (reali) multe chi mai fermerà i pasdaran dei vari candidati? [s. mar.] Emilio Fede, direttore del Tg4 A destra: Giuseppe Santaniello

Persone citate: Aldo Bonomo, Dario Bellisario, Emilio Fede, Giovanna Beccarmi, Giuseppe Santaniello, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Milano