Stupidi dalla nascita di Fabio Galvano

Stupidi dalla nascita Un Nobel inglese: è una «malattia» genetica, in futuro si potrà curare Stupidi dalla nascita LLONDRA A stupidità come malattia ereditaria, inevitabile ma curabile. Presto sarà così, con buona pace delle battute all'insegna del «vieni avanti, cretino»: parola di James Watson, premio Nobel - con Francis Crick - per i suoi studi genetici, in particolare per la scoperta di come il Dna racchiude e riproduce informazioni biologiche. Chi è stupido - dice, precisando che parla proprio della stupidità dei cretinetti e non di disgrazie come i bambini down o gli handicappati in genere -, se fosse più intelligente saprebbe che ha soltanto un gene da ringraziare. E' sempre colpa sua, povero gene. Si è già scoperto lì gene della delinquenza, quello della cattiva memoria, persino quello dell'omosessualità. E' ormai come un gioco, ogni settimana c'è un nuovo gene-criminale, con la sua brava responsabilità sull'azione di enzimi e proteine, deus ex machina di qualche malefatta nell'organismo umano. Benvenuto, allora, il gene della stupidità: è in buona compagnia. Quello che il professor Watson ha spiegato agli studenti dell'Università di Cambridge è che, trovato il gene, si può trovare il farmaco. «Lei è stupido, prenda questa pillola»: ci sarà un mercato nero, di chi vorrà curarsi senza confessare il suo male, senza che lo sappiano colleghi e amici, ignaro - non per nulla è stupido - che quelli già sanno. «E' una prospettiva che fa paura», dice lo scienziato, che come tutti i puri teme le applicazioni delle sue teorie, un po' come accadde ai fisici che ruppero il segreto dell'atomo: «Ma a dire il vero fa ancor più paura essere circondati da persone stupide, condannate dalla loro incapacità a una vita grama». «Un bel guaio», replica con un pizzico di humour Victor Serebriakoff : «Non ci sarà più nessuno a fare i lavori più umili». Serebriakoff è presidente internazionale di Mensa, il club dei «cervelloni»: si dice scettico sulla tesi del professor Watson, convinto che «l'intelligenza è controllata da più di un gene». Ma poi l'idea gli piace: «Che bello un mondo senza stupidità, senza intralci». Insomma, senza gli stupidi a rimorchio. C'è naturalmente il rischio che attravero i nuovi orizzonti della genetica qualcuno voglia migliorare la razza, crearne di «superiori» o, peggio, di «perfette». Ma il professor Watson è meno pessimista di altri: «Se si può migliorare chi è soggetto a una disfunzione - dice - potranno scomparire molte ineguaglianze». Un mondo senza stupidi, da sognare a occhi aperti. Fabio Galvano

Persone citate: Francis Crick, James Watson, Mensa, Victor Serebriakoff, Watson