Leonskaja un carattere «viennese»

45 Il concerto benefico della pianista russa a favore dell'associazione Area Leonskaja, un carattere «viennese» Schubert e Schuman per riempire tutta una vita Senza contare alcune importanti registrazioni (tutti i «Notturni» di Chopin per la Teldec), sulla musicalità e intelligenza della pianista georgiana Elisabetta Leonskaja si poteva giurare dopo averla ascoltata dal vivo, un paio di anni fa, nel Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Ciaikovski; un'opera poco risolta del sommo compositore, eppure era riuscita a legarla in una continuità che a prima vista sembra sempre venire meno. Ma un ritratto completo di questa pianista finissima e severa allo stesso tempo si è avuto al Conservato- rio per merito dell'Area, in un concerto che la solista, con rara generosità, ha voluto offrire come contributo al finanziamento del corso di musica 1996-97 per bambini disabili. Due soli nomi, Schubert e Schumann, ma da riempire una vita nonché la durata di un concerto. ' Della grande scuola pianistica russa la Leonskaja ha il dominio poderoso della tastiera, il senso sinfonico del colore sonoro, la zampata leonina: come si è subito sentito, nell'energia investita nella Sonata D 850 di Schubert, nel volitivo appello dell'esordio, nell'ampio respiro dell'andante; ma tutto suo è poi il ritmo flessibile, il garbo del fraseggio e una penetrazione, tornata utile sopra.tutto nel rondò finale, del carattere «viennese» di quella musica beata: con quel misto di seriosità e di gioco, di universale e di dialettale, che pochi pianisti riescono a cogliere con altrettanta famigliarità. Anche in «Carnaval» op. 9 di Schumann, la continua alternanza fra il grande gesto eloquente e il tono confidenziale ravvivava il vigore e l'interesse poetico dell'esecuzione Lo Schumann della Leonskaja è preso di slancio, da vera compagna di David, sprezzando il rischio di eventuali note false; molte le invenzioni personali, come la pensosità brahmsiana di «Estrella», la lievità di «Valse allemande», il finale di «Promenade», alleggerito in una lontananza propizia alle più dolci fantasticherie; a parte la curiosità inedita di «Sphinxes», le quattro note simbolo di «Carnaval», suonate sullo sfondo minaccioso, oracolare, di un tremolo, secondo un uso caro a Rachmaninov. Dopo i grandi applausi bis di Chopin, un valzer e un notturno: incantevole l'eleganza del primo, con il turbinare di note leggere come fiocchi di neve. Giorgio Pestelli Elisabetta Leonskaja ha il dominio poderoso della tastiera e un senso elevato del colore