Sacra di S Michele elogi in tre lingue di B. Q.

Nuovo libro con foto e saggi di scrittori Nuovo libro con foto e saggi di scrittori Sacra di S. Michele elogi in tre lingue Chi ha detto, del Piemonte, «troppo agitato di tempeste»? Eppure non mancano i luoghi dove sentirsi più in alto di ogni umana miseria, oltre le quotidiane nuvole d'ira, di là del vorticoso ruotare intorno al nulla. Come la Sacra di San Michele, «luogo - parola del monaco Guglielmo - lontano da ogni impaccio e moderno tumulto: qui non strepito d'uomini e d'animali; non frastuono, non ruggiti». E' il «monumento-simbolo» cui rende omaggio la casa editrice Eda (pp. 160, lire 90.000). Con una varietà di autorevoli testi (li firmano Dino Barrerà, Daniela Biancolini, Isabella Massabò Ricci, Alberto Papuzzi, padre Antonio Salvatori, Giuseppe Sergi), accompagnati dalle fotografie esatte, terse, di Celestino Geninatti Chiolero. Sul monte Pirchiriano, allo sbocco della Val di Susa, la Sacra (o Sagra) ha via via, insieme con i pellegrini, sollecitato i letterati. Dal Manzoni ("Adelchi") al D'Azeglio dei "Ricordi" («Si combinò una gita sulla punta d'uno scoglio...»). Dal poeta ro- sminianó Clemente Rebora (i rosminiani da centosessant'anni custodiscono la Rocca), che nel gioiello romanico scorse «un culmine vertiginosamente santo», a Umberto Eco (Adso, nel "Nome della rosa", vi legge «la saldezza e l'imprendibilità della Città di Dio»). E' solo dal 1940 che si può raggiungere il petroso omaggio all'arcangelo Michele attraverso una strada carrozzabile. Salirvi (l'antica Via Crucis che muove da Sant'Ambrogio attende i penitenti) è, infine, un atto di speranza. Come avverte il medievista Giuseppe Sergi, la Sacra, sorta fra il 983 e il 987, non è forse «una bella smentita delle credenze popolari sull'attesa dell'anno Mille? Se davvero ci fosse stata quella paura, quel rinchiudersi in se stessi in attesa di una fine ineluttabile, non si sarebbe messo in cantiere un progetto tanto ambizioso...». Catapultati verso il Terzo Millennio, tonifica davvero calarsi nel granitico coraggio degli antenati. [b. q.]

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