Albertina la Pinacoteca diventa «Galleria»

Albertina, la Pinacoteca diventa «Galleria» Riaprirà a novembre, dopo 160 anni. I lavori presentati oggi ai Soprintendenti e a Federico Zeri Albertina, la Pinacoteca diventa «Galleria» Raddoppiatigli spazi espositivi, grazie ai mecenati della Consulta UN TESORO RITROVATO LA Pinacoteca dell'Accademia Albertina raddoppia gli spazi. Diventa una «Galleria» di mille metri quadri, con 14 stanze «in fuga», che si susseguono unite da una luminosa successione d'archi interni. Riaprirà a novembre, dopo quasi 160 anni di chiusura al grande pubblico. Torino scoprirà un tesoro prezioso. L'«Albertina» è l'unica con l'Accademia di Napoli ad avere una propria pinacoteca, ospitata dal 1837 nell'attuale sede. Ebbe origine dalla quadreria ereditata nel 1828 dal marchese Vincenzo Maria Mossi di Morano. Venne poi unita ai 60 cartoni di Gaudenzio Ferrari, donati da Re Carlo Alberto nel 1832. Fu quindi arricchita nel secolo scorso. A Torino è la terza per importanza, dopo la Galleria Sabauda e le raccolte di Palazzo Madama. Spazia dal Quattrocento all'Ottocento. Comprende una cospicua sezione di scuola fiammingo-olandese del Cinque-Seicento, dipinti veneti barocchi, opere capitali di maestri piemontesi quali Defendente Ferrari e Martino Spanzotti. Raduna manieristi italiani e nordici, anche autori Caravaggeschi. Vanta le ali di un trittico diFilippo Lippi, gessi di Ignazio e Filippo Collino, opere di Bagetti, Giacomo Spalla, Cesare Ferro, Antonio Fontanesi e Leonardo Bistolfi. Sono circa 300 opere d'arte. Troveranno degna esposizione nei nuovi spazi ideati dal direttore Carlo Giuliano e dagli architetti Roberto Pagherò e Stefano Trucco, grazie alla «Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino», presieduta da Giuseppe Lignana. I suoi 20 mecenati privati, ai quali si aggiungerà dal 12 marzo anche la Ceat, hanno messo a disposizione 2 miliardi. «I lavori avviati nel 1995 - ricorda Roberto Trucco - sono finiti al 60 per cento». Lignana li presenterà oggi alle 18 ai Soprintendenti Carlenrica Spantigati e Lino Malara, all'assessore regionale alla Cultura Giampiero Leo e allo storico dell'arte Federico Zeri. Per primo è intervenuto il Provveditorato Opere Pubbliche, che ha restaurato la facciata. «Condizione che la Consulta poneva per ristrutturare gli interni» nota Carlo Giuliano, che ha perorato l'unione dei locali della vecchia Pinacoteca con quelli della biblioteca, trasferita negli ammezzati. L'ingresso ora è autonomo, da uno scalone in via Accademia Albertina 8. Qui, rifatti solette e infissi e incassati gli impianti, Pagherò e Trucco «hanno tolto le porte interne e messo a nudo gli archi strutturali che le sovrastavano, creando una fuga di stanze che le ripropone come un'unica galleria». E' stata pavimentata in cotto, con controsoffitti che celano gli impianti tecnologici. Le prime 5 stanze accoglieranno la collezione Morano. Le quattro successive le tele barocche e dell'Ottocento, più le sculture. La decima sala, creata nell'ex aula di storia dell'arte, ospiterà i cartoni di Gaudenzio Ferrari, vanto dell'Accademia. «Per esporli - spiega Giuliano - c'è un progetto con due varianti. La meno onerosa li appende a tre file di griglie, che a comando scendono a ghigliottina, da contenitori oscurati. L'alternativa è l'inserimento del tutto in mobili di ciliegio, concepiti dall'arredatore Janot Cerutti e illuminati da fibbre ottiche. La scelta è legata alla spesa». E il resto dell'arredo? «Sarà spartano» dice Pagherò. Nell'attesa l'Albertina annuncia una nuova mostra, dall' 11 aprile. E' dedicata agli «Architetti d'Accademia», da Antonelli e Bailatore, fino ai contemporanei Mollino, Rigotti e Scarpa. Maurizio Lupo Il direttore dell'Accademia Albertina di Belle Arti Cario Giuliano dinanzi alla fuga di archi che uniranno le 14 stanze del nuovo allestimento, curato dagli architetti Pagherò e Trucco Gli arredi saranno «spartani». La sala che accoglierà i preziosi cartoni di Gaudenzio Ferrari li proporrà su originali griglie, calate a comando dall'alto

Luoghi citati: Napoli, Torino