«Vent'anni da detective in cucina» di Edoardo Raspelli

Edoardo Raspelli Edoardo Raspelli «Venfanni da detective in cucina» Raspelli MILANO. Ogni tanto lo riconoscono. In quel ristorante veneziano quando lo videro entrare impallidirono, ma fecero finta di niente. Il cameriere premuroso gli servì un fritto di mare - «il più fetido della mia vita», dice - e alla fine gli si rivolse deferente: vede, dottore, per lei abbiamo messo anche gli scampi. E' superfluo aggiungere che quel ristorante ricevette una memorabile «stroncatura», un 4 in pagella. E' famoso per questo Edoardo Raspelli, 46 anni, milanese: è il castigamatti dei ristoratori, perlomeno di quelli che non fanno bene il loro lavoro. Ha un ottimo curriculum: ventitré querele per diffamazione, 23 processi, 22 vinti, uno in corso. Raspelli festeggia i vent'anni di servizio come critico gastronomico, e insieme a lui li festeggia la «Guida dei ristoranti d'Italia» edita dall'Espresso, da quest'anno diretta proprio da Raspelli. Dunque, vent'anni fa e trenta chili fa, come dice lui, Edoardo Raspelli inventò la figura del critico gastronomico. Perlomeno, introdusse sulle pagine dei quotidiani una critica che fino ad allora era riservata ai giornali specializzati. Nel febbraio '76 Raspelli faceva tutt'altra cosa, era cronista di nera al Corriere d'Informazione, a Milano. Si occupava di delitti, comuni e politici. Una mattina fu chiamato in direzione e ricevette un ordine: stasera scegli un ristorante, vacci, mangia, il conto portalo al giornale e per domani fai una recensione, meglio se negativa. Nacque così il celebre «faccino nero», il volto imbronciato di un cliente poco soddisfatto, la prima critica gastronomica su larga scala che è emigrata, poco a poco, sulle pagine di tutti gli altri giornali. A cominciare dall'Espresso. Tra le prime vittime della penna di Raspelli, due «monumenti» della Milano a tavola: il Savini e il Biffi- Scala. La chiamata in direzione non sorprese più di tanto Edoardo: che fosse un ghiottone, e un assiduo frequentatore di ristoranti, lo sapevano tutti, in redazione. Meno nota era l'origine di quel palato fine. Era dovuto a un padre dai gusti culinari difficili: mangiava tutto, a patto che non contenesse aglio, cipolla, prezzemolo, basilico, origano, pepe, spezie. U piccolo Edoardo attendeva le visite alla zia vedova, cuoca sopraffina che gestiva un ristorante a Garignano sul Garda, con malcelata ansia. La zia introdusse Edoardo ai piaceri della tavola, e l'allievo si è dimostrato all'altezza. Oggi, seimila ristoranti dopo quel giorno del '76, Raspelli è conosciuto anche all' ;ero e tiene rubriche sulla Stampa (da dieci anni), su Epoca e su Casaviva. E' comparso più volte in tv (Piacere Rai Uno, Rai2 e Odeon). Con la torinese Suor Germana cura L'Agendacasa che vende 130 mila copie all'anno, un record. I vent'anni sono sempre un traguardo di carriera ma a quanto pare Raspelli non è ancora sazio. Forse non avrà più voglia di travestirsi da cameriere come quando lavorò per una settimana in un albergo di Rimini, e probabilmente non si spaventerebbe più come quel 1° maggio '79 quando ricevette a casa una corona mortuaria e sulle prime pensò più alle Br che a un ristoratore inferocito. Ma continuerà a essere lo spauracchio dei ristoratori con la coscienza (e le tovaglie, e i bagni) sporca. Anzi, l'esercito dei Raspelli è aumentato: alla Guida dell'Espresso il giornalista dirige sessanta «assaggiatori». [p. poi.] Raspelli

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