Il burocrate il bigotte o il maratoneta

Oggi primarie decisive per designare Fanti-Clinton, salgono le quotazioni del «terzo uomo» Oggi primarie decisive per designare Fanti-Clinton, salgono le quotazioni del «terzo uomo» Il burocrate, il bigotte o il maratoneta Il New Hampshire sceglie tra Dole, Buchanan e Alexander WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Angosce presenti unite a brutti ricordi hanno inquietato la vigilia di Bob Dole, il grande favorito tra i candidati repubblicani per la nomina a sfidante di Bill Clinton, oggi costretto a battersi nelle primarie del New Hampshire in un mortale testa a testa con il fiammeggiante ultraconservatore Pat Buchanan e l'oscuro ex governatore Lamar Alexander. Degli ultimi due sondaggi condotti prima del voto, uno attribuiva a Dole il vantaggio di un punto su Buchanan e di otto su Alexander, mentre l'altro lo collocava addirittura indietro di un punto rispetto a Buchanan e solo quattro punti davanti a Alexander. E proprio nelle primarie del fiero e indipendente New Hampshire (le «prime primarie», come vengono chiamate con un orrendo ma preciso gioco di parole), il settantaduenne Dole vide tristemente naufragare i suoi due precedenti tentativi presidenziali, nell'80 e nell'88. Sostenuto dai sondaggi dopo le vittorie nei «caùcus» di Louisiana e Iowa, Buchanan si è lanciato tra le colline del New England in voli retorici acrobatici, incitando le sue «brigate» ad assaltare il «castello» dove, impauriti e «tremanti nei loro stivali», stanno rintanati baroni e nobilastri deH'«establishment» repubblicano. Le urla che gli hanno arrochito la voce gli sono servite anche per tentare di coprire lo sgradevole rumore sul coinvolgimento di certi suoi collaboratori in attività di miliziani ariani. Dole, da politico che può contare più su una solida esperienza che su una capacità di trascinamento, ha cercato di coprire tutti i buchi, tappare tutte le falle, appropriandosi anche, di quando in quando, di idee e di trovate dei suoi rivali. E poi ha continuato a picchiare con una campagna di «spot» televisivi aggressivi contro i suoi avversari, che glielo hanno aspramente rinfacciato durante l'unico dibattito televisivo collettivo fin qui tenuto. - «Sento odore di vittoria», ha dichiarato ieri Dole con piani¬ ficato ottimismo per galvanizzare i suoi fedeli ma tutt'altro che elettrizzati sostenitori. I cori di «Dole for President» si spengono sommessamente appena lanciati durante i suoi co¬ mizi. Alexander ha definito un'«ammissione di panico» da parte di Dole l'aver affrettato, con probabili consistenti pressioni, l'annuncio del sostegno a suo favore da parte di un candidato che si è appena ritirato, Phil Gramm. Gramm, che adesso ha biso gno di favori per mantenere il suo seggio di senatore in Te- xas, è apparso all'improvviso domenica tra le nevi del New Hampshire per annunciare che, a suo giudizio, «Dole è l'unico candidato che può mantenere uniti tutti i repubblicani». Si tratta, ovviamente, di quello stesso Dole che solo una settimana fa nei comizi Gramm dipingeva come un uomo senza idee incapace di battere Clinton. Se oggi il protezionista e isolazionista Buchanan, che vuole reintrodurre la Bibbia nelle scuole e mettere fuori legge l'aborto, battesse Dole, questo non significherebbe che il primo ha spodestato il secondo nel ruolo di favorito alla «nomination». Per le sue posizioni estreme Buchanan viene ancora considerato dai più ineleggibile. E, per la forza della sua organizzazione, è pressoché certo che Dole arriverà comunque fino alla fine della corsa, la «convention» di San Diego in agosto. Ma una sconfitta di Dole in New Hampshire renderebbe ufficiale la sua immagine di candidato votato per rispetto ma senza alcuna convinzione. E, tramontata come sembra la Stella del miliardario Steve Forbes, sarebbe il moderato e moderatamente demagogo Alexander a continuare ad avvantaggiarsi di questa situazione. Clinton è andato l'altro giorno a fare un altro sopralluogo sul campo di battaglia nel quale si massacrano tra loro i suoi avversari. Lui è l'unico candidato democratico e si sente adesso molto più forte di quando, quattro anni fa, proprio in New Hampshire stava per ritirarsi, colpito dallo scandalo Gennifer "Flowers e dalle accuse di imboscamento fraudolento. Paolo Passarmi 20 FEBBRAIO New Hampshire 24 FEBBRAIO Delaware 27 FEBBRAIO Arizona Nord Dakota Sud Dakota £ 2 MARZO Wyoming Sud Carolina 3 MARZO Porto Rico 5 MARZO Colorado Connecticut Georgia Maine Maryland Massachusets Minnesota Rhode Island Vermont Washington Nella foto grande Bob Dole che resta il favorito per la nomination repubblicana ma è incalzato da Patrick Buchanan (qui sopra) 7 MARZO New York 9 MARZO | Missouri 12 MARZO Florida Louisiana Mississippi Oklahoma Oregon Tennessee Texas 19 MARZO Illinois Michigan Ohio Wisconsin 25 MARZO Utah 26 MARZO California Nevada Washington 2 APRILE Kansas 7 MAGGIO Distretto di Columbia Indiana Nord Carolina 23 APRILE Pennsylvania 14 MAGGIO Nebraska West Virginia 21 MAGGIO Arkansas 28 MAGGIO Idaho Kentucky 4 GIUGNO Alabama New Jersey New Mexico 5-13 GIUGNO Montana ; " * * *