Prodi-Berlusconi braccio di ferro su Dini
Ogni partito inventa il suo centro. I democratici creano la «quarta gamba» dell'Ulivo. E Giugni divorzia da Boselli Ogni partito inventa il suo centro. I democratici creano la «quarta gamba» dell'Ulivo. E Giugni divorzia da Boselli Prodi-Berlusconi, braccio di ferro su Dini «Può candidarsi, eccome». «No, deve essere super-partes» ROMA DALLA REDAZIONE Romano Prodi non si lascia scappare occasione per dire che Lamberto Dini può candidarsi eccome e, ovviamente, dalla parte dell'Ulivo. «A parte che tutti i presidenti del Consiglio si sono sempre schierati - osserva - e quindi non esiste un problema giuridico. Ma nel momento in cui il Polo lo ha sempre avversato e, invece, il centrosinistra lo ha sempre appoggiato, perché Dini dovrebbe essere superpartes?». Discorso che Silvio Berlusconi non vuole neanche sentire. «Mi auguro - sostiene il cavaliere - che Dini svolga la sua funzione sopra le parti. Non è opportuno che si candidino né Dini, né i suoi ministri». In più Berlusconi esclude l'ipotesi di dar vita ad una Usta di «Centro» nel Polo, per quanto riguarda la quota proporzionale: «Al proporzionale - promette - tutti cioè Forza Italia, Cdu, Ccd e Fld andranno con il loro simbolo». Un discorso che tradotto politicamente significa: il Polo non ha bisogno di un altro Centro, perché già ci sono io. Gira che ti rigira, in un modo o nell'altro, in questo inizio di campagna elettorale si parla sempre del Centro, o meglio dei Centri, visto che, come era prevedibile, le elezioni anticipate hanno portato ad una sua moltiplicazione. E il motivo è semplice: dato che nessuno era pronto ad andare alle urne, in un crescendo senza limiti e in una Babele di linguaggi, ogni schieramento politico si sta inventando il suo «centro» e, di conseguenza, formazioni più o meno grandi e personalità politiche di vario genere - spesso animate dal desiderio di assicurarsi un seggio parlamentare - si candidano ad interpretare quel ruolo. Se il futuro politico di Lamberto Dini rappresenta il vero «caso» di questi giorni, ci sono altre vicende che fanno da sfondo a quello che presto sarà definito il tormentone del Centro. Con la «due giorni» al Ciocco Willer Bordon, a nome dei democratici, ha cercato di creare la «quarta gamba» dell'Ulivo che, secondo i convegnisti della Garfagnana, dovrebbe essere più simile ad un «quadrupede» che ad un «bipede»: il «centro» di cui hanno parlato Bordon, Giugni e altri, in questo caso, dovrebbe essere laico-socialista e, grazie della benedizione di Antonio Meccanico, dovrebbe presentarsi alle elezioni con un proprio simbolo nella quota proporzionale e diventare la quarta zampa dell'Ulivo dopo il pds, i popolari e i verdi. Sempreché - precisa Bordon - personaggi del calibro di Martinazzoli, Ciampi, Maccanico e Dini, non lancino un appello per creare un «polo democratico», che metta insieme tutti i soggetti diversi dal pds che partecipano all'Ulivo che, in questo caso, tornerebbe ad essere un bipede. Ma non è finita qui. Nella confusione dei «centri» non mancano le polemiche: ieri Gino Giugni ha lasciato il «Si», cioè l'erede del psi, accusando il segretario Enrico Boselli di aver stipulato un «patto segreto» con il ppi di Gerardo Bianco per presentare una Usta comune per la quota proporzionale. «Ma quale patto segreto! - ha replicato subito Boselli -, al contrario, i socialisti vogliono creare un soggetto che metta insieme nell'Ulivo tutti quelli che non sono del pds, altri¬ menti andremo avanti nelle scissioni dell'atomo». Con Boselli, in altre parole, si torna all'Ulivo-bipede. Insomma, tra un Dini che non si decide, un Berlusconi che si sente il «centro» del Polo, e tutti quei «centri» che spuntano come funghi nell'Ulivo, c'è da diventar matti. E come se non bastasse, a complicar le cose ci si mette anche Clemente Mastella, che ritira fuori la storia della candidatura Di Pietro, questa volta autonoma da tutti. Anche l'ex magistrato, secondo il presidente del ccd, sarebbe un aspirante «Centro», ma l'interessato ha smentito.
Luoghi citati: Roma
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