Perché tagliare anche il Kabuki Guzzanti un italiano nel2020

A TEATRO & TEATRO Perché tagliare anche il Kabuki? Guzzanti, un italiano nel2020 NCANTEVOLE espe. rienza il Gran Kabuki all'Opera di Roma (si esibirà poi poi al Teatro Carlo Felice di Genova), due atti unici, uno comico uno drammatico, con la presenza di altrettanti sommi interpreti rispettivamente a nome (d'arte) Nakamura Tomijuro, che nel primo è la donna brutta tirata su con la lenza da un pescatore di mogli sfortunato, e Nakamura Kichiemon II, che nel secondo è un abate esiliato su di un'isola semideserta cui viene negato di rivedere la capitale, malgrado l'arrivo di una nave portatrice di amnistia. Credendo chissà perché noi occidentali intolleranti degli spettacoli lunghi (a Tokyo quelli kabuki durano ore e ore), la serata è stata abbreviata rispetto alle consuetudini; ma benché i due episodi non superassero i 30' e i 60', e malgrado i sopratitoli con le battute tradotte, qualcuno si annoiava, e si capisce, perché il kabuki è un teatro popolare che esattamente come la sceneggiata napoletana si rivolge solo a chi lo conosce e lo ama e non ha bisogno di preamboli, ma riconosce al volo personaggi e situazioni sempre uguali; non c'è spessore psicologico, non c'è profondità nel dialogo, non ci sono complicazioni nella musica, e le evoluzioni della vicenda sono prevedibili, anzi, sono praticamente un rituale. Conta il come, e gli appassionati delibano la finezza con cui gli esecutori conciliano il rispetto della tradizione con l'affermazione della propria personalità. Noi non in grado di far questo possiamo peraltro lasciarci conquistare, come avvenuto a chi scrive, dalla festosità dei colori, dall'ipnotismo delle nenie cadenzate che commentano le azioni, dalla serenità della luce, chiara e riposante come nelle stampe settecentesche per valorizzare al massimo gli attori; e naturalmente, dalla sconfinata eleganza dei movimenti di tutti. Nessun bisogno di spiegazioni o sottotitoli hanno avuto invece gli spettatori di Millenovecentonovantadieci, di e con Corrado Guzzanti, che da Ancona ha iniziato la sua tournée: comica rassegna di storia patria a partire dal 1996, offerta da un transfuga nel tempo, ossia da un italiano degli Anni 2020 cui è riuscito di passare nella nostra epoca, al poliziotto che l'ha arrestato perché mendicava privo di visto di ingresso. Seguiamo così alcune delle tappe che portarono alla totale paralisi intellettuale e economica: si cominciò con la fine dei giornali, autosoffocatisi con l'escalation dei regali al consumatore; seguì l'omogeneizza¬ zione delle forze politiche (la destra alleata con la sinistra contro il centro alleato con le frange estreme); venne il dilagare di sesso e violenza (pornocassette con rapporti fra vecchi e animali, collezionisti di mignoli umani intervistati in Tv...). Con il simpatico Marco Marzocca come spalla, Guzzanti agisce in uno spazio dove oltre a qualche elemento funzionale, e sotto tre schermi per proiezioni di interviste a varie versioni di se stesso, si trovano solo un paio di manichini neri. Grazie anche alla regia di Massimo Piparo, i due veloci tempi (50' e 40') non perdono ritmo né mordente, anche se andando avanti risulta chiaro che il pretesto serve anche a riciclare numeri del repertorio televisivo dell'intrattenitore. Col suo faccione da bambino viziato e un po' smanioso, questi è malizioso senza essere volgare, e le sue imitazioni hanno il pregio di essere scritte e pensate prima che eseguite come semplice mimesi. Forse meno dotato dei suoi modelli, papà Verdone e nonno Sordi, il ragazzo ha tuttavia di suo un'allegria contagiosa, e le macchiette nuove e vecchie - fra cui .un comunista conciliante, un Fede che annuncia la morte di Liguori, un Funari che parla di feci e poi fa distribuire flaccide fette di mortadella anche in sala, un rimbecillito che tenta di vendere un metodo per rinforzare la memoria - sono state accolte con giubilo. A

Persone citate: Corrado Guzzanti, Funari, Guzzanti, Liguori, Marco Marzocca, Massimo Piparo, Nakamura, Nakamura Kichiemon Ii, Verdone

Luoghi citati: Ancona, Genova, Roma, Tokyo