Addio giovinezza, autobiografìa di un amore di Giorgio Calcagno

Addio giovinezza, autobiografìa di un amore Scoperti i veri personaggi della storica commedia: la sartina era in realtà una bella borghese Addio giovinezza, autobiografìa di un amore La vera storia di Oxilia e Camasio, tragedia di due autori per gioco A 85 anni da Addio giovinezza!, Mario e Dorina sono stati identificati. Lui era Sandro Camasio, autore con Nino Oxilia della celebre commedia goliardica; ma lei non era esattamente una sartina, come appare dal testo. Si chiamava Dorina Ronga, era una donna dell'alta borghesia torinese, sembra bellissima, andata poi sposa a un dentista e morta sotto i bombardamenti durante l'ultima guerra. Camasio, bruno studentino di legge, l'aveva corteggiata - non si sa con quanto successo - interrompendo per lei la lunga frequentazione di crestaie e modiste. La prova ci viene da un conterraneo di Camasio, Franco Cantamessa, che ha ricostruito la storia dello scrittore per la rivista Valensa d'na vota e, per il Lions club Valenza, ha curato una pubblicazione «in memoria». Il cofanetto, insieme con vari inediti e testimonianze, contiene le raris- sSme Faville di Camasio, pubblicate postume dal padre nel 1921 &r la Lattes e da allora scomparsa, introvabili anche in biblioteca tte aveva una sola copia lo studioso Pier Massimo Prosio). Vi si coprono tante notizie sconosciup, a cominciare dalle origini del jersonaggio: che fino a ieri venia considerato, anche nelle publicazioni più serie, torinese. Sandro Camasio era il discen- (ente di una nobile famiglia spanola, i Camacho, approdata a àlenza nel Cinquecento, e ancona oggi proprietaria della chiesa hi San Pietro, come recita una labidè secentesca in onore di Petrus Camachius de Sivilia. Sandro, figlio di un volontario garibaldino, venne a Torino nel primo decennio del '900, si iscrisse a giurisprudenza e infilò subito il Circolo degli studenti e sartine, dove gli universitari cercavano di agganciare le «lavoratrici dell'ago». Il mondo che poi descrisse, con il suo compagno di scorribande Oxilia, non era affatto immaginario. I racconti ora tornati alla luce sono pieni di personaggi che si chiamano Mario e Dorina, con chiari riferimenti autobiografici. Ma quando poi scrisse Addio giovinezza! diede il nome della sua amata alla sartina e chiamò la borghese donna dei sogni Elena. La controprova ci viene dalla testimonianza di Piero Cazzola, figlio di Ernesto, l'amico più caro di Oxilia e Camasio (diventato personaggio anche nella commedia), che ha trovato fra le carte del padre varie lettere e inediti dei due autori, e h ha pubblicati sulla rivista Studi piemontesi. C'è una storia dietro il bisticcio Dorina-Elena, che riflette le contraddizioni di quella società. Mentre Oxilia e Camasio scrivevano le ultime scene della commedia, i loro amici li chiusero in camera, con due bottiglie di caffè e un aut aut; lo studente doveva sposare la sartina. «Da lì i seurte nen se i l'ève nen mariaie». Illusi. Quando i due autori, già noti in teatro, presentarono 3 testo all'attrice Tina Di Lorenzo, si sentirono rispondere: «Buona la commedia, orribile il finale». Quegli amori, nell'Italia del 1911, non potevano finire così; nessun futuro professionista avrebbe sposato una caterinetta. Il finale venne cambiato. E con Mario che abbandonava Dorina la commedia andò incontro al trionfo. Camasio non fece quasi in tempo a goderlo, visse altri due anni appena. Si impegnò nel cinema, in spirito di bohème, come era vissuto fino allora. Per riscattare i diritti della Zingara, la commedia che aveva scritto con Oxilia, e trarne un film, si vendette l'orologio d'oro: proprio come un personaggio di Murger, o di Puccini. Girò quattro pellicole, in quel breve periodo, compreso un Addio giovinezza!, oggi introvabile, sepolto al Museo del cinema. E morì a 27 anni, stroncato da una meningite, il 24 maggio 1913. La sorella Clara, ventitreenne, si uccise il giorno dopo, per disperazione. Il volumetto del Lions riporta anche la commemorazione che tenne a Valenza un compagno di Camasio, il giovane Salvator Gotta. Non dice che lo scrittore di Ivrea, così commosso in quella circostanza, deviò la fortuna postuma dei due autori, rovesciandone il segno. Dopo la Grande Guerra si impadronì di una canzoncina, Commiato, scritta da Oxilia per una festa di laureati sulla musica di Giuseppe Blanc e ne cambiò il testo. «Son finiti i giorni lieti - degli studi e degli amori», come cantavano quei goliardi, divenne, con altro-spirito, «Salve popolo d'eroi - salve patria immortale». E il ritornello «Salve nostra giovinezza - te commossi salutiamo» fu trasformato, per vent'anni, in «Giovinezza giovinezza - primavera di bellezza». Ma nemmeno Oxilia poteva protestare più. Era morto sulla linea del Piave, a 28 anni, il 17 novembre 1917. La primavera di bellezza si era conclusa con una triplice tragedia, prima di cominciare. Giorgio Calcagno

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